Nazionale

Vivicittà prosegue la sua corsa nelle carceri

Sabato 23 aprile Vivicittà entrerà nella casa circondariale di Voghera (Pv). Martedi scorso nel carcere di Busto Arsizio(Varese)
Sabato 23 aprile Vivicittà entrerà per la quindicesima volta in 16 anni nella casa circondariale di Voghera (Pavia), il carcere di massima sicurezza che ospita circa 400 detenuti. Una trentina di atleti, tra detenuti e esterni, correranno divisi in due serie all'interno del piccolo campo di calcio a 5 che la struttura destina all'attività fisica: i migliori correranno poi la finale. A correre con loro anche l'ex azzurra di maratona Simona Viola.

La scorsa settimana doppio appuntamento per la corsa all’interno del carcere di Busto Arsizio. La manifestazione è stata organizzata dal comitato provinciale Uisp Varese, in collaborazione con la Casa Circondariale di Busto Arsizio, e la lega atletica Uisp, rappresentata dall’associazione sportiva Pro Patria A.R.C Busto Arsizio e dall’A.S.D Run & Travel e il comune di Castano Primo. E tra i corridori esterni, ce ne sono stati tre d’eccezione: il sindaco di Castano Primo Giuseppe Pignatiello, la sua assessora allo sport Carola Bonalli e il consigliere comunale Andrea Osellame, sempre di Castano. 48 i detenuti che hanno voluto partecipare alla manifestazione, che quest’anno ha raddoppiato: una gara di velocità e una gara di resistenza. Il tutto all’interno del perimetro del carcere.

La gara di velocità si è svolta lungo un percorso di 500 metri, un giro completo delle mura del carcere. La corsa di resistenza, invece, lungo un percorso di 2500 metri, pari a cinque giri sulle mura. Alla fine, a tutti i partecipanti è stata donata una maglietta di Vivicittà, la più grande manifestazione podistica organizzata da Uisp nazionale.

"La doppia gara ha permesso a più detenuti di partecipare – spiega la responsabile Uisp del progetto, Alessandra Pessina – insieme a sempre più atleti esterni, quest’anno una ventina. Ed è proprio questo lo spirito di Vivicittà: abbattere simbolicamente i muri del carcere, almeno per un giorno". Un appuntamento sempre più atteso dai detenuti, che hanno chiesto esplicitamente di anticipare il più possibile la manifestazione: perché correre accanto ad atleti non detenuti dà loro modo di interagire con il mondo esterno, sentendosi ancora parte di esso. Come se, per il tempo della corsa, fossero uomini liberi. "In più – sottolinea Pessina – La corsa diventa un momento di incontro fondamentale: quando i detenuti avranno finito di scontare la pena troveranno una città che, sono sicura, da oggi è un po’ più pronta ad accoglierli". (di Chiara Frangi, Uisp Varese)

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