Nazionale

L’audacia dei diritti umani per una rinascita sociale

Si continua a parlare di Mondiali Antirazzisti: su RaiDue con il servizio di Doriana Laraia e su Repubblica, con Raffaella Chiodo

Domenica 10 luglio si è chiusa la ventesima edizione dei Mondiali Antirazzisti. Il Tg2 delle 13 ha mandato in onda un servizio di Doriana Laraia sulla manifestazione Uisp. Sport e integrazione, valori per sbarrare la strada al razzismo: con la dedica della Coppa Invisibili a Emanuel, nel giorno dei suoi funerali a Fermo. GUARDA IL VIDEO 


La Repubblica di domenica 10 luglio ha pubblicato uno stralcio dalla lettera scritta da Raffaella Chiodo Karpinsky, presidente rete FARE (Football Against Racism in Europe) che riflette sulla crescita del razzismo nella nostra società senza che si riesca ad arginarla con i mezzi dell'informazione e della cultura. Di seguito pubblichiamo la lettera di Chiodo in versione integrale.

"C’è qualcosa di odioso e vero nelle parole dell’avvocato difensore dell’assassino di Emmanuel. Dice ciò che del resto da molti anni denunciamo scrive Raffaella Chiodo - È la degenerazione del linguaggio e dei messaggi che certi politici e rappresentanti delle istituzioni esprimono. Una china sempre più pericolosa, nella migliore delle ipotesi irresponsabile, nella peggiore rappresentando un vero credo politico. L’avvocato dice che se certe parole vengono pronunciate dai politici e da chi siede nelle istituzioni, ciò finisce per benedire modi di esprimersi e pensare di persone che non hanno gli strumenti culturali come il suo assistito. Quindi va ricercata una responsabilità in alto per spiegare fatti come quelli di Fermo. È ovvio, il legale è mosso da strategia difensiva per alleggerire le responsabilità dell’assassino, ma la sostanza è che se certi messaggi arrivano dai banchi del Parlamento o perfino da chi ricopre posizioni di responsabilità istituzionale non solo non dovrebbero essere sottovalutati bensì andrebbero censurati. Chi giura sulla Costituzione assumendo ruoli istituzionali non dovrebbe poter svolgere quel ruolo se ne calpesta i principi. La storia dell’umanità ha dimostrato che non si impara mai dagli errori e troppo spesso, di sottovalutazione in sottovalutazione, si passa all’assuefazione e poi velocemente a dinamiche incontrollabili e poi.. chi si dissocia, chi lo fa a mezza bocca lasciando sempre spazio alla legittimità della violenza e del razzismo, troppo pochi condannano con nettezza".

"E allora mi sorgono spontanee alcune domande. Come si pensa di combattere la diffusione di una cultura razzista che si oppone all’incontro e all’accoglienza? C’è una parte di questa Italia che lavora ogni giorno nell’accoglienza, a Lampedusa e negli altri luoghi di approdo dell’esodo senza fine dei migranti come Emmanuel. Migliaia di persone, gruppi, famiglie che hanno un approccio in sintonia con i principi della Costituzione. Perché questa parte d’Italia è relegata nel ruolo dei buonisti invece di contare e incidere sulle politiche che dovrebbero praticare le istituzioni dai territori locali fino al livello nazionale ed europeo? Perché invece di continuare con promesse di programmi a breve termine non si passa alla proposta di una strategia di lunga durata, come l’esperienza dell’accoglienza con i corridoi umanitari avviata dall’Italia e ormai di comprovato funzionamento, sviluppandone una dimensione di diffusione capillare sul territorio coinvolgendo gli enti locali, l’associazionismo e tutti gli attori disponibili? L'ultima domanda, molto amar,a è perché oggi quel variegato mondo di persone impegnate nel rispetto dei diritti umani, nell’accoglienza, associazioni, reti, rinunciano alla convocazione di una grande mobilitazione contro il razzismo dopo l’ennesimo atroce delitto di Fermo? Cosa rende oggi così diverso il contesto italiano dal 25 agosto del 1989 quando Jerry Masslo, profugo dal Sudafrica dell’Apartheid, venne ucciso come Emmanuel in una vile aggressione razzista? Non vivo sulla luna. Sono consapevole della diversità dell'Italia della fine degli anni ‘80 e quella dei giorni nostri. Ma ho bisogno di chiedermi e di chiedere se non siamo noi ad avere perso il coraggio di esigere il rispetto dei diritti umani e la condanna di ogni espressione di razzismo? Non saremo noi ad avere rinunciato al coraggio? Non saremo forse noi stessi ad autocensurarci dando per scontato che chiederemmo l’impossibile? Nessun salto nella storia, nessun travaglio è stato prodotto senza dei momenti di rottura mossi dall’audacia di credere nell’impossibile, come Nelson Mandela. L’audacia dell’utopia dei diritti umani e della giustizia. L’umanità si è persa per sempre, guardando alle tante Fermo che ci circondano in Italia e in Europa? Prima ne prendiamo coscienza e prima potremo attrezzarci per ristabilire una convivenza fondata sui principi che vollero i nostri genitori quando ricostruirono l’Europa dalle macerie della seconda guerra mondiale".

"E invece eccoci qui. Coi nostri bagagli. Da una parte bagagli effimeri, leggeri con l’isteria della fretta, del tutto e subito e solo “per me”. Dall'altra bagagli carichi, di storia, di consapevolezza, di generosità, di umanità…ma di chi non riesce a parlare a una grande parte di persone. Sta qui, nel bisogno di ricostruzione della cultura dei diritti umani e della giustizia che si può radicare una rinascita della nostra società. Non ci sono scorciatoie. Qui e ora servono messaggi chiari che diano il segno del cambio di rotta. Dalle istituzioni, dalla politica, dalla società civile. A ognuno la sua parte. Scrivo dai Mondiali Antirazzisti giunti alla 20 edizione. Migliaia di ragazzi e ragazze da tutta Europa e dal mondo giocano, si conoscono. Persone che amano giocare e fare sport uniti dall'idea di un mondo dove la differenza è ricchezza, dove lo sconosciuto è qualcuno da scoprire, non qualcuno di cui avere paura. Il razzismo qui non ha cittadinanza e la lotta al razzismo è parte dell’impegno di tutti i giorni di gruppi squadre, tifoserie che nel nome di Emmanuel continueranno a battersi e a chiedere a tutti, società civile, politica e istituzioni, di fare ciò che gli spetta perché il razzismo non trovi cittadinanza e non solo qui dove si svolgono, ma in tutta Italia e nel mondo".

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