Nazionale

"Città senza quartiere"

Il progetto “Città senza quartiere” ha realizzato percorsi di gioco e sport di strada, finalizzati ad attivare processi di socializzazione e integrazione tra gruppi di giovani italiani e stranieri nelle città di Roma e Torino.

Oltre al calcio, una delle pratiche sportive di strada più diffuse, sono state proposte ai ragazzi anche altre discipline di sport postmoderno, molto in voga fra i giovani, come il parkour, la danza urbana, gli sport della glisse, lo street boulder (una sorta di arrampicata urbana), lo skateboarding, la bmx e più in generale le pratiche freestyle che hanno origine dalla libera interpretazione dello spazio urbano e dalla stretta relazione fra l’individuo, il gruppo e lo spazio urbano.

Nelle grandi città emerge, infatti, il bisogno di costruire iniziative mirate all’inclusione e all’integrazione dei gruppi di giovani italiani e stranieri, appartenenti a etnie e culture differenti, che spesso risultano essere gruppi chiusi e in alcuni casi ostili gli uni agli altri. In questi luoghi nasce il bisogno di promuovere progetti di integrazione per contrastare lo stigma che grava su questi gruppi di giovani da parte degli abitanti del quartiere, valorizzando le loro risorse.

Diviene così indispensabile, in primo luogo, costruire occasioni di incontro e di relazione utilizzando strumenti semplici come il gioco e lo sport che, grazie all’universalità di linguaggio, offre occasioni di socializzazione, integrazione, e di riappropriazione di spazi urbani, utili a sviluppare nei ragazzi caratteristiche personali (comportamentali, emotive, relazionali), indispensabili per la valorizzazione di sé, il riconoscimento del proprio ruolo attivo e responsabile, e per l'acquisizione di riferimenti valoriali che garantiranno il consolidamento degli stili di vita attivi acquisiti.
Il progetto intende utilizzare lo spazio pubblico, la strada, come luogo di svolgimento delle attività. Molti giovani si incontrano e trascorrono molto del loro tempo in strada: ecco che la strada, lo spazio pubblico, diventa un’occasione preziosa per conoscerli e aiutarli. Lo spazio pubblico viene qui inteso come luogo proprio e degli altri, da proteggere e conservare, da utilizzare al meglio come luogo di incontro e non di scontro. In questo senso utilizzare positivamente lo spazio pubblico significa anche poterci giocare insieme senza per questo essere avversari. In un contesto così concepito, il gioco, lo sport, la strada, diventano un pretesto per stare insieme e per sperimentare occasioni di crescita.

Lo sport di strada, inoltre, è uno strumento molto efficace per il target giovanile: è una pratica non strutturata, l’accento non cade sull’etica del sacrificio e sul risultato, ma sul coraggio, sull’estetica del talento, della creatività; la centralità diventa quella delle sensazioni, delle evoluzioni acrobatiche, del forte valore di esperienza di gruppo. La strada diviene uno spazio e un tempo di azione pedagogica, dove è possibile attivare il processo educativo–relazionale attraverso pratiche che sono affini ai codici comunicativi dei ragazzi e che lasciano loro grande libertà espressiva. I giovani stranieri, inoltre, possono trovare in queste buone pratiche opportunità di coinvolgimento attivo e di scambio comunicativo con i loro coetanei italiani. La stessa filosofia di questi sport destrutturati, infatti, è fortemente caratterizzata dal concetto di comunità (crew) in cui tutti i ragazzi si riconoscono e a cui possono scegliere di appartenere.
In termini di ricaduta territoriale, il progetto punta alla riconoscibilità dell'azione educativa dello sport di strada in un contesto di disagio e delle sue potenzialità in termini di recupero, socializzazione e integrazione sociale dei ragazzi, e recupero della vivibilità delle aree urbane degradate e/o periferiche, oltre che all'integrazione degli obiettivi del progetto con le politiche e i servizi del territorio.


Il comitato Uisp di Torino ha realizzato le attività sportive da marzo a settembre 2015, nell’area del Lotto Vitali denominata “strippaggio”: due pomeriggi alla settimana sono state programmate attività condotte da uno staff di educatori e tecnici sportivi che hanno animato l’area coinvolgendo i ragazzi che spontaneamente frequentano il parco e agganciandone di nuovi. Sono stati organizzati tornei e laboratori sportivi tra cui un laboratorio di parkour, tornei di calcio a 5, volley, basket, tennis e contest di skate e bmx. Inoltre, il laboratorio di parkour ha dato visibilità ad una disciplina per molti ancora sconosciuta o considerata estremamente pericolosa. I ragazzi sono stati coinvolti attivamente nellindividuare gli “spot” idonei alla pratica del parkour e le strutture considerate “pericolose” e da non utilizzare.


Il progetto dell’Uisp Roma ha preso avvio a fine 2015 presso il Parco degli Angeli di Tor Pignattara con un un allenamento aperto a tutti i fruitori del parco. L’esperienza ha dato il via ad una serie di iniziative svolte, oltre che a Centocelle, anche nei quartieri periferici di Tor Bella Monaca, San Basilio, Pietralata ed Ottavia.
Per ogni quartiere si è scelta una realtà di riferimento presente sul territorio con la quale collaborare, al fine di ottimizzare il risultato: a Pietralata l’Impianto Comunale Fulvio Bernardini, a Tor Bella Monaca la ludoteca “La casa di Alice” occupata dal comitato delle mamme di via dell’Archeologia e con il “Che”Ntro Sociale di largo Mengaroni, a San Basilio con Frequenza200, progetto promosso da Cemea del Mezzogiorno, ad Ottavia con la struttura “Urbe Academy”.
Sono stati realizzati laboratori su strada con cadenza settimanale della durata di un’ora, rivolti principalmente a ragazzi e giovanissimi dai 5 ai 17 anni. Il programma dei laboratori si è sviluppato nei quattro mesi a seguire, fino a marzo 2016 e si è articolato in diversi moduli partendo dalla formazione e consolidamento dei vari gruppi, tramite giochi volti a far aprire agli altri i più timidi e responsabilizzare i più grandi e i più sicuri di sé, creando un’atmosfera serena, di fiducia e di reciproco aiuto.
Si è poi passati alla relazione con il luogo dove i ragazzi vivono, usando tecniche di parkour, scoprendo che la periferia può diventare il parco giochi dove divertirsi giocando ed allenandosi con gli amici, nasce così un senso di protezione, di cura e rispetto nei confronti dell’ambiente troppo spesso trascurato perfino dalle autorità competenti.
Nella fase conclusiva dei laboratori i ragazzi sono stati spronati a mettersi in gioco in prima persona, proponendo percorsi e tecniche sviluppati da loro stessi, alternandosi alla guida dei rispettivi gruppi di allenamento e imparando a gestire le difficoltà e i dubbi dei compagni, modulando di volta in volta la proposta al fine di riuscire a far partecipare tutti.
Nel mese di aprile 2016 il progetto laboratoriale si è concluso con degli eventi/lezioni di chiusura in ogni quartiere target.
L’evento generale di chiusura del progetto, dal titolo, “Tria…Chè?!?”, si è svolto presso l’Impianto Fulvio Bernardini, il 22 maggio.


Il progetto, che ha toccato periferie disagiate e delicate dal punto di vista del contesto socio-economico, ha mostrato importanti potenzialità e ha gettato un seme che continuerà a essere curato e sviluppato anche in futuro, perché è nostra abitudine costruire progetti che sappiano procedere con le proprie gambe, anche quando i contributi si esauriscono.
Da operatori e partecipanti è stata molto apprezzata la provenienza del contributo, nei confronti della quale qual sono state sempre spese parole di ringraziamento, nonché la filosofia che anima questo tipo di interventi da parte della Tavola Valdese. A tal proposito si è deciso di comune accordo con tutti che anche gli eventi futuri vedranno esposti gli striscioni dell’otto x mille a favore della Tavola Valdese stessa.

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