Nazionale

La Rete Fare rilancia l'impegno contro le discriminazioni

Il board della Rete Fare (Football against racism in Europe) si è riunito a Bucarest il 20 e 21 settembre. Parla R. Chiodo

Il 20 e 21 settembre si è tenuta a Bucarest, in Romania, la riunione del Board della rete FARE (Football Against Racism in Europe) di cui l’Uisp fa parte. Per rendere più utili le occasioni di incontro del board nel periodo che va da un Congresso e l'altro si è pensato di organizzare a latere di queste riunioni alcuni incontri con istituzioni e associazioni membri della rete FARE per mettere a fuoco diversi temi importanti e supportare così l'azione e le relazioni con le istituzioni a vari livelli sia della rete che delle singole realtà che ad essa aderiscono.

La scelta della sede dell’incontro è stata motivata dall'attenzione che la Rete vuole rilanciare contro le discriminazioni verso i rom, in Romania e nel resto dell'Europa. “A breve verrà presentata la strategia della rete FARE su questi temi – dice Raffaella Chiodo, presidente Rete Fare - visto anche il succedersi di episodi di offesa e umiliazione nei confronti di rom registrate nel corso dell'ultima stagione, a Roma come a Madrid e in altre città, in occasione di alcune partite di Champions e Europa league e durante EURO 2016 a Lille. All'ordine del giorno dell'incontro non poteva mancare un'altra questione che interesserà il continente per molto tempo: quella dei rifugiati, che riguarda in particolare i paesi di primo approdo come Italia, Grecia, Turchia e Spagna ma che reclama di essere affrontata e gestita a livello dell'intera UE. Il prossimo appuntamento del Board, previsto a Roma a febbraio 2017, sarà incentrato sui rifugiati, i loro diritti e in particolare su come garantire condizioni di accesso al gioco, alla partecipazione attraverso il calcio e lo sport in generale, per superare le regole che in alcuni paesi come l'Italia ancora limitano una piena partecipazione dei rifugiati e richiedenti asilo ai campionati di tutte le categorie, incluse quelle amatoriali. Quella di Roma sarà un'occasione per mettere a confronto le esperienze di diversi paesi sul piano legislativo e sulle regole delle Federazioni nazionali per la partecipazione dei rifugiati alla pratica sportiva e ai campionati delle varie discipline. Ci auguriamo che l’incontro aiuti a mettere a fuoco e sviluppare il dibattito sulle regole nel contesto italiano che ancora oggi impediscono la piena partecipazione di rifugiati e richiedenti asilo. Mi aspetto un confronto aperto e propositivo che possa contare sul coinvolgimento di tutti gli attori: dalle realtà di base dello sport, e del calcio in particolare, alle istituzioni come il Parlamento italiano, la FIGC così come gli organismi europei e internazionali come UEFA e FIFA”.

È proprio di queste ore l'annuncio della chiusura dell'esperienza della task force contro il razzismo istituita dalla FIFA. La giustificazione della decisione è che l'obiettivo assegnato al gruppo sarebbe stato raggiunto. “Se l'obiettivo di elaborare le linee guida della FIFA per combattere il razzismo fosse stato raggiunto, sarebbe una buona notizia, ma purtroppo dai commenti sin qui riportati dai media la decisione viene recepita come un segnale opposto – continua Chiodo - Per smentire questa interpretazione è necessario un rilancio pubblico dell'impegno della FIFA contro il razzismo attraverso azioni e iniziative concrete. Soprattutto perchè sappiamo bene che il razzismo nel calcio e nella società europee è tutt'altro che sconfitto! Ne abbiamo prova in troppe occasioni, inclusi i campi di gioco, e il problema si proporrà in maniera particolare in vista dei Mondiali 2018 che si svolgeranno in Russia. Infatti, in questo paese il fenomeno spesso si manifesta proprio durante le partite di campionato. Anche in virtù di quell'appuntamento sarebbe utile sollecitare un impegno da parte di tutte le istituzioni preposte: non a caso l'appuntamento successivo del Board della rete FARE si terrà a Mosca a ridosso della Confederations Cup. Abbiamo bisogno di esprimere il meglio della nostre capacità, e speriamo facciano lo stesso le organizzazioni internazionali preposte, per sostenere chi si impegna tutti i giorni per costruire una cultura del rispetto e dell'accoglienza, per sconfiggere il razzismo alle sue radici, in Russia e nel resto dell'Europa”.

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