Nazionale

Scomesse e azzardo: serve nuovo modello sportivo

Il caso Intralot-Figc chiama in causa un dibattito più ampio sull'azzardopatia e richiede un nuovo sport. Parla F.De Meo
Cogliamo l’invito di Franco Arturi, vicedirettore della Gazzetta dello sport, che dopo il caso Intralot dice: “Affrontiamo il problema con animi distesi”. Giusto, anche perché Arturi è uno di quei giornalisti seri e documentati. Titolo: “Ma le scommesse sono il demonio?”. Risposta: il problema non è quello di stare a discutere sulle differenze semantiche tra scommessa e azzardo, ma quello di cambiare modello sportivo, di cambiare cultura sportiva.

Tanto per capirci, l’Uisp è tra le associazioni promotrici della campagna “Mettiamoci in gioco”, insieme a Arci, Acli, Salesiani, Libera e tante altre. E’ una grande associazione sportiva che aderisce con coerenza a questa campagna, che immediatamente ha reagito così: l’accordo tra Intralot, società del gruppo Gamenet – uno dei più importanti concessionari del gioco d’azzardo in Italia – e la Figc è diseducativo e si chiede alla Federcalcio di ritirarlo. “Nei giorni in cui si parlava di questo caso, l’Uisp era in campo con Matti per il calcio e con le varie esperienze cittadine del calcio camminato, e non è un caso – spiega Fabrizio De Meo, responsabile politiche sociali e giovanili Uisp – ci sforziamo di praticare e di dimostrare che si tratta di cambiare modello se vogliamo che lo sport, e il calcio, rappresenti un modello educativo per i giovani e per tutti. Senza troppi giri di parole: se il tema è quello di raggiungere la prestazione e il profitto ad ogni costo, ogni mezzo è lecito. Se il modello culturale cambia e diventa finalizzato al benessere e alla socialità, si creano delle alternative reali. Chi è disposto a scommettere davvero sul cambiamento? Stiamo predisponendo una campagna specifica in ambito sportivo che sappia orientare educatori ed operatori a mettere in guardia dall’azzardopatia”.

“Il tema che più ci interessa - prosegue De Meo - è quello di rendere praticabile questa alternativa di modello, di renderla accessibile a tutti, di lavorare su tutti gli elementi di contesto che la rendano fruibile, a cominciare da quelli strutturali. Come la necessità di intervenire sulla povertà educativa. Questo secondo l’Uisp, a cominciare dal territorio, significa rendere praticabili le alternative ad un modello sportivo che, se prosegue su questa strada, genera mostri, li si chiamino in un modo o in un altro, scommesse o azzardo. Pensiamo ad una ricchezza educativa attraverso lo sport, il benessere e le relazioni che, per prima cosa, eviti alle persone di finire vittime di un meccanismo perverso, di un modello malato. Per questo l’Uisp lavora in rete con altre associazioni che, come nel caso di Save the Children ed altre, hanno come obiettivo primario quello di salvaguardare l’infanzia e i ragazzi”.

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