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1956 – 2016 sessant’anni de “Il discobolo” - 2

Marzo 1963. IL DISCOBOLO (la testata da caratteri tutti minuscoli passa a caratteri tutti maiuscoli) riapre i battenti quando l’Uisp sceglie la possibile strada che intende percorrere sulla scia delle esperienze accumulate e nel tentativo di rinnovarsi attraverso un nuovo modo di intendere lo sport.

La redazione risulta rafforzata con l’inserimento di Enrico Spinozzi, atleta della nazionale italiana, che per alcuni anni ne sarà il capo. “Dopo una parentesi di oltre due anni IL DISCOBOLO riprende il suo posto tra i periodici che dibattono i problemi dello sport”: così inizia l’editoriale di presentazione firmato dal direttore, Ugo Ristori. Si prende atto dei cambiamenti socio-economici e dei nuovi bisogni dei cittadini e dei lavoratori. Anche nel mondo sportivo si sono aperte contraddizioni tra il vecchio che resiste ed il nuovo che fatica ad avanzare, comunque si fa strada una visione meno settoriale e corporativa dello sport.

“In questo senso abbiamo sentito il bisogno di assegnare alla nostra rivista, in questa nuova serie, un contenuto di più ampio respiro sul piano della ricerca e del dibattito attorno ai problemi dell’educazione Fisica e dello Sport, collocati in ogni loro componente, nel concetto più generale della educazione Per questo ci sforzeremo per far divenire “IL DISCOBOLO” una occasione d’incontro tra varie forze che, sul piano tecnico, organizzativo, sociologico, medico e legislativo sono interessate allo sviluppo della pratica sportiva“.
L’intento è preciso, deciso a mantenere aperta la rivendicazione politica più importante: la riforma della legislazione sportiva. Il concetto di riforma sportiva, che diventa anche cambiamento della cultura sportiva, è ribadito ed esteso nell’articolo firmato dal presidente nazionale.
“… collegare la lotta per il rinnovamento dello sport, con le altre che tendono a trasformare la società… lo sport come diritto dei cittadini e dovere dello Stato… Una costruzione sportiva fondata sopra l’educazione fisica di massa, capace di intervenire non soltanto in funzione della ricerca di risultati agonistici, ma come moderno strumento di lotta contro i paramorfismi dei giovani, le malattie professionali e quelle cosiddette del progresso, richiede non tanto l’esistenza di una "coscienza sportiva", quanto invece una dilatata coscienza politico-sociale nuova in tutti coloro che dirigono la cosa pubblica e in particolare nei dirigenti sportivi”.

Ma cosa è avvenuto nei 28 mesi in cui è maturato questo cambiamento? Dopo attente analisi, riflessioni, confronti di opinioni e divergenze, il gruppo dirigente nazionale, allargato ai dirigenti territoriali, prende spunto da una iniziativa post olimpica del CONI che avvia l’organizzazione dei Centri di addestramento allo sport per singole discipline con il duplice obiettivo di allargare la pratica sportiva e di far emergere talenti sportivi, potenziali futuri campioni. Una novità organizzativa, parallela al movimento delle società sportive e gestita burocraticamente dai vertici provinciali dell’ente sportivo olimpico, tuttavia con finalità e contenuti tradizionali. L’Uisp teorizza e avvia la sperimentazione dei “Centri di formazione fisico-sportiva” basati su finalità pedagogiche e salutiste: gioco, divertimento, benessere. I programmi hanno carattere preventivo, per combattere il diffondersi di malformazioni scheletriche accelerate dalla vita sedentaria indotta dai nuovi modelli e comportamenti di vita. Per dare spessore politico e culturale alla nuova iniziativa, il 26 e 27 maggio 1962 l’Unione aveva organizzato a Milano un convegno partecipato da insegnanti di educazione fisica e dirigenti territoriali e nazionali dell’Uisp.

I Centri sono un tentativo pragmatico di rivalutazione dell’educazione fisica con maggiore attenzione alla salute rispetto al risultato sportivo, ma in pari tempo possono concorrere all’espansione della base dei praticanti lo sport. Il confronto interno, ma talvolta proiettato anche all’esterno dell’Unione, è comunque l’occasione per l’avvio di un difficile percorso alla ricerca di una nuova cultura sportiva.
Si è rotto il tabù dello sport agli sportivi e, come all’origine dello sport proletario e popolare, lo sport torna ad essere un mezzo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, un veicolo per aprire vertenze di grande spessore politico sociale e culturale, come quelle che rivendicano più “verde” per le città con soluzioni urbanistiche moderne e non speculative.

Nei primi numeri della nuova serie de IL DISCOBOLO i Centri di formazione non sono ancora una realtà meritevole di essere raccontata. L’inserto verde della rivista dedicato alla attività propria dell’Uisp è monopolizzato da quella agonistica, dai programmi delle Leghe di specialità, dai risultati dei campionati italiani, dalla attività sportiva internazionale. Un Centro di formazione sportiva, quello di Prato, è menzionato nell’inserto verde del n. 5 novembre 1963, questa notizia è ripresa nel numero successivo di dicembre con l’intervista a Mario Dini assessore allo Sport di quel Comune. Ma anche in questo caso, ambiguamente, il Centro è definito di addestramento e non di formazione.

Le “Tesi per il 5° Congresso nazionale Uisp”, pubblicate da IL DISCOBOLO n. 7 gennaio-febbraio 1964, sottopongono alla discussione un’impostazione che si muove su due binari. Da una parte si propone ”il mantenimento e lo sviluppo delle attività agonistiche, che costituiscono uno dei fondamenti della vita e delle finalità dell’UISP”, dall’altra “i Centri di Formazione Fisico-Sportiva, o di Addestramento tecnico, quali forma nuove e più avanzate di organizzazione, di insegnamento e di diffusione dello sport”.
Queste formulazioni non mancano di ambiguità e comunque segnalano un confronto interno che rimane aperto, anche dopo la celebrazione del 5° Congresso.
Sono trascorsi sei mesi dal Congresso e la rivista pubblica il documento “Una politica di sviluppo sportivo nella programmazione dello Stato”, firmato Unione Italiana Sport Popolare, in cui è posto l’obiettivo di dar vita ad una rete capillare di “centri di formazione e addestramento sportivo” come mezzi importanti “per la creazione di un vasto serbatoio di riserva, qualificato e impegnato, che può travasarsi sul tessuto agonistico-dilettantistico per arricchire i quadri delle società sportive di base che si troveranno così in grado di rinnovare il loro ruolo nel paese”.

In controluce si intravede ancora il modello di sport olimpico, teso ad ottenere risultati, record, magari soldi; l’educazione fisica per la salute o per giocare non ha ancora teoria sufficiente e inizialmente trova ostacoli al suo sviluppo sul terreno organizzativo. Rimane viva la dialettica tra due possibili impostazioni: l’impegno tradizionale e la nuova proposta dei centri di formazione sportiva, tra loro integrate o contrapposte.
Nel mese di novembre IL DISCOBOLO pubblica un articolo di Enrico Fabbri, insegnante di educazione fisica del direttivo nazionale Uisp titolato: “Il meglio non è mai il bene: migliorare i primati o migliorare l’uomo”.
Il confronto radicale reso esplicito fin dal titolo costringe la redazione della rivista a prendere le distanze con una nota anteposta al testo.
“Il prof. Enrico FABBRI scrive contro l’agonismo e il tecnicismo esasperati. Senza sottoscrivere in tutto le sue tesi comprendiamo lo sfogo di un educatore vero; siamo anche noi contro ogni distorsione. Ma nel nostro mondo c’è posto per tutti: dalla caccia ai primati – se libera scelta di un uomo maturo – all’attività ricreativo-agonistica, di “club”, di dopo lavoro, di dopo scuola, oggi purtroppo assai carente”.

Il confronto durerà a lungo e segnerà, con alti e bassi, tutto il percorso evolutivo dell’Uisp dallo sport popolare allo sport per tutti, percorso che IL DISCOBOLO seguirà passo passo, contribuendo alla formazione di una nuova cultura sportiva e lasciando una traccia storica indelebile. Tutto questo nella cornice dell’analisi dei giochi olimpici da una parte e la riforma della legislazione sportiva italiana dall’altra. Inizia così la critica al mito e al gigantismo olimpico, che dalla rivista dell’Uisp coinvolge giornalisti sportivi come Ghirelli, Berra, Ormezzano e altri. I titoli de IL DISCOBOLO sono abbastanza espliciti: “Il Barone dorma”; De Coubertin batti un colpo”; “Ritorno alla semplicità”. 

Arrigo Morandi scrive: “Liberare le Olimpiadi dall’elefantiasi, dal veleno dello strumentalismo, dalle discriminazioni, dal razzismo”. “Alla faccia della retorica e della diplomazia dello “sport che affratella e unisce”, uno dei punti più nevralgici della tensione internazionale e della “guerra fredda” si annidano proprio nello sport”.

L’analisi critica dei giochi olimpici continua e dopo due anni l’articolo di Mario Gulinelli, “NO alle medaglie”, anticipa di alcuni mesi quella che sarà una delle più clamorose manifestazioni di dissenso durante i giochi olimpici.
“E’ di questi tempi la notizia che alcuni atleti negri americani, tra i quali il primatista mondiale Tommie Smith ed il suo compagno di università Lou Evans, migliore corridore del 1967 sui 400 piani, si sono fatti promotori di un movimento diretto alla non partecipazione degli atleti negri alla prossima olimpiadi di Città del Messico, con i colori degli Stati Uniti d’America”.

Sul fronte interno della richiesta di riforma dello sport italiano, con il secondo Governo Moro di centro-sinistra, il ministro del Bilancio Giovanni Pieraccini, presenta il progetto di riordinamento dello sport condiviso dall’Uisp.
IL DISCOBOLO da spazio alla proposta così come segue attivamente tutte le iniziative che riguardano lo sport e i Comuni. Sul tema ci sono stati i convegni nazionali a Mantova nel novembre del 1961, a Prato nel febbraio del 1963, e molte sono le interviste agli Assessori allo sport in particolare a quelli più impegnati per la realizzazione dei Centri di formazione fisico sportiva.
In questo contesto anche l’esperienza dell’inserimento del giochi sportivi nelle “Case di vacanza” assume importanza per la connessione e affinità con le tematiche aperte con i “Centri”. Oddone Giovanetti, insegnante di educazione fisica della Direzione nazionale Uisp, ne è uno dei principali fautori ed in più occasioni ne scrive sulla rivista.

L’organizzazione dei centri di formazione sportiva, l’attività nelle “Case di vacanza” e il confronto sul modello di sport portano in primo piano gli insegnanti di educazione fisica. Tra loro dirigenti Uisp, di società sportive, collaboratori, tecnici, che riempiono le pagine della rivista, accanto ai temi dell’educazione fisica scolastica e le condizioni in cui si trovano gli Istituti superiori di educazione fisica. La pedagogia, la psicologia e la tecnica sportiva sono temi nuovi che vanno ad arricchire il patrimonio culturale dell’Uisp. IL DISCOBOLO avverte l’esigenza della costituzione di Facoltà di Scienze motorie per superare i decrepiti Istituti superiori di educazione fisica in piena crisi.

Nel nuovo percorso sui cui cammina l’Uisp l’impatto con le questioni urbanistiche, il “verde” pubblico e l’impiantistica sportiva è quasi naturale. Giuliano Prasca, giornalista sportivo e presidente dell’Uisp di Roma, interviene su IL DISCOBOLO, n. 15 gennaio-febbraio 1965, con “Lo spazio dell’uomo” ed a seguire “Parchi e parcheggi”, “Aree di libertà”, etc. aprendo un confronto interno ma che pone l’Uisp come un soggetto capace di interloquire con urbanisti, architetti e amministratori pubblici. La ricerca ed il confronto spaziano dai Piani regolatori comunali agli impianti sportivi polivalenti: di questi IL DISCOBOLO pubblica sia la sintesi del Convegno nazionale svoltosi a Vignola (Mo), sia i progetti riferiti agli impianti di Arezzo e Pinerolo.

In questa fase si riapre anche la questione di genere. Nel n. 16, marzo 1965, la rivista pubblica l’inchiesta nelle fabbriche di Reggio Emilia fatta da Dea Gallarini “Lo sport, ancora tabù per le ragazze”. Nel numero successivo si possono leggere gli atti del Convegno nazionale svoltosi ad Arezzo “La donna e lo sport nella società italiana”.

Un caso di doping nel ciclismo giovanile Uisp apre inevitabilmente un confronto tra medici sportivi, allenatori, dirigenti e per la prima volta sulle pagine de IL DISCOBOLO il doping diventa denuncia e ricerca di soluzioni. Aumentano le pubblicazioni, con traduzione e adattamento a cura di Mario Gulinelli, di saggi e scritti dei più famosi storici e sociologi dello sport e dell’educazione fisica europei.

Nel 1957 era nata l’Associazione Ricreativa Culturale Italiana, Arrigo Diodati, uno dei padri costituenti dell’Uisp, lo è anche dell’ARCI. Il decimo anniversario della stessa ARCI ed il suo riconoscimento ministeriale sono occasioni per rafforzare i rapporti unitari e di collaborazione tra Uisp e ARCI. IL DISCOBOLO dedica articoli e interviste ai temi politici e sociologici sul tempo libero (o tempo di non lavoro) ed al ruolo che i Circoli aziendali e le Case del popolo possono svolgere per lo sviluppo dello sport popolare in generale ed in particolare per i Centri di formazione fisico sportiva.

La tragica alluvione di Firenze del 1966 trova spazio sulla rivista dell’Uisp, di riflesso riemergono le questioni dei Giochi olimpici, con la proposta avanzata da un comitato fiorentino di candidare Firenze ad ospitare le Olimpiadi del 1976. IL DISCOBOLO pubblica la presa di posizione dell’Uisp, che non è contraria ma pone moltissimi interrogativi di tipo economico, urbanistico, organizzativo, etc. L’’ultimo numero del 1967 è dedicato all’apertura delle celebrazioni dei “Vent’anni dell’Uisp”. Anche per l’Uisp e per IL DISCOBOLO Il 1968 sarà qualcosa di più di una celebrazione.

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