Nazionale

"Carcere è territorio": l'Uisp promuove diritti e cittadinanza per tutti

Si è tenuto a Roma il seminario nazionale Uisp sulle attività e i progetti realizzati all'interno di carceri e istituti minorili italiani

 

Una sfida quotidiana e non un improvviso abracadabra. “Una sfida alla solitudine, alle difficoltà. Ai fantasmi del passato…l’importante è che questo tempo sia davvero tuo, non sia un regalo o un’elemosina di altri”: la definisce così l’attività sportiva in carcere Valerio Piccioni, giornalista, nella prefazione al libro Uisp del 1998 “Le porte aperte”. Il libro raccontava un decennio di esperienze Uisp in carcere attraverso le testimonianze da una dozzina di città. E già, non c’è nulla da inventare, è tutto scritto: l’attività Uisp nelle carceri è iniziata a metà degli ’80, trent’anni fa. Una riflessione che non ha mai smesso di produrre saperi, esperienze, sensibilità. Se ne è parlato a Roma lo scorso 1 marzo, in occasione dell’incontro nazionale “Carcere è territorio”, promosso dalle politiche sociali, educative e giovanili Uisp. Il cui responsabile, Fabrizio De Meo, in apertura ha sintetizzato così gli obiettivi Uisp: “Con le nostre attività cerchiamo di rendere meno impermeabili le mura dell’istituzione carceraria”.

L’Uisp non ha mai smesso di crederci, ha continuato a formare operatori, a costruire ponti, a realizzare progetti negli istituti penitenziari e nei minorili di tutta Italia, una trentina di città in tutto, delle quali 24 parteciperanno a Vivicittà il 9 aprile. Una realtà parallela che, quantitativamente, ha quasi raggiunto il numero delle città che correranno “fuori”. Un dentro e un fuori che l’Uisp ha sempre cercato di superare. Perché il carcere è territorio, “per provare a disarticolare alcune procedure – ha proseguito De Meo - perché l’Uisp è attore e regista sul territorio, perché oggi si aprono scenari nuovi visto che, superata la fase del sovraffollamento, oggi viviamo quella dell’esecuzione esterna di pena. Questo può significare che, se prima il tema dell’isolamento come cifra di un fenomeno riguardava soltanto le carceri, adesso si sta trasferendo alle città stesse”.

“Quando l’Uisp entra in un carcere con un progetto, con Vivicittà o con gli educatori per le attività – ha detto nel suo intervento Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp – lo fa con l’intento di ricostruire cittadinanza. Siamo soggetti sussidiari alle politiche e alle istituzioni pubbliche, ma al primo posto poniamo il tema dei diritti. Il tema del ruolo della pena lo viviamo in maniera laica, non è nostro compito dire al detenuto: ti aiutiamo a non sbagliare più. Noi gli diciamo: ti aiutiamo a recuperare cittadinanza, rispetto, dignità. Una riabilitazione sociale che passa attraverso le attività sportive, ludiche, relazionali ed espressive che proponiamo”.

Il progetto più recente è Terzo tempo, che l’Uisp ha promosso negli IPM in una decina di città. “Un progetto che ha prodotto implementazione strutturale all’interno degli istituti per quanto riguarda gli spazi destinati all’attività sportiva e sociale – ha detto Marta Giammaria, responsabile progetti Uisp – inoltre ha prodotto innovazione e sperimentazioni in nuovi contesti”. Gli operatori, i volontari e i dirigenti Uisp presenti al seminario hanno portato esperienze e confrontato i modelli di comunicazione e di intervento nelle varie città, raccontando come ognuno ha cercato di rompere il diaframma tra dentro e fuori. Fare attività integrata, questa è la formula Uisp: in alcuni casi i ragazzi e i detenuti vengono portati fuori e inseriti nelle attività Uisp, dalle camminate di Catanzaro a Vivicittà nelle carceri. (GUARDA IL SERVIZIO) In altri casi c’è chi vorrebbe farlo, come Davide che ama il tennis e dal carcere di Bollate scrive al presidente dell’Uisp Milano, Michele Manno (leggi la lettera). In altri ancora, come nel minorile di Nisida, a Napoli, l’intervento Uisp ha portato all’interno del minorile attività sperimentate all’esterno, come danze e fitness. Un esperimento riuscito a tal punto che il Congresso regionale Uisp Campania si è svolto all’interno del penitenziario minorile. E adesso, è stato detto, il tema è come proseguire con questi progetti, sapendosi misurare anche con temi nuovi come quello del lavoro.

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