Nazionale

Damiano Tommasi ai Mondiali Antirazzisti con la squadra AIC

Fabio Appetiti parla di ius soli e spiega i motivi della partecipazione all'iniziativa Uisp e l'impegno dell'Assocalciatori al fianco dei rifugiati
 
Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, ha partecipato ancora una volta ai Mondiali Antirazzisti. E' sceso in campo con la squadra dell'AIC insieme a Fabio Appetiti, anche lui ex calciatore, attuale responsabile delle relazioni istituzionali dell'Associaciatori, al quale abbiamo rivolto alcune domande: cosa vi spinge a partecipare ai Mondiali Antirazzisti? 

"La nostra è una partecipazione che ha un alto contenuto simbolico e vuole dare un segnale di quello che tutti i calciatori e il calcio professionistico vogliono rappresentare ​per combattere i fenomeni di discriminazione, di genere, di razza o di religione. Quindi la nostra partecipazione è uno modo ​per dire no al razzismo anche perché il calcio​, lo sport in generale​,​ è un grande fenomeno di integrazione e favorisce la convivenza tra persone di origini e culture diverse. 

L'arrivo dei migranti in cerca di rifugio e asilo da zone di guerra e crisi ambientali o economiche è un fenomeno tutt'altro che temporaneo. Istituzioni nazionali ed europee,sportive e non, si stanno più o meno adeguando a questa nuova realtà. E il mondo del calcio che fa? Ad esempio sulle regole per il tesseramento la FIFA ha annunciato alcune misure. In Italia come ti pare che stiano le cose per i giocatori? L'articolo 40 del regolamento Federale è ancora un ostacolo?

"A proposito di rifugiati e di forme di accoglienza, mi fa piacere ricordare l'iniziativa del 18 giugno al campo delle Tre Fontane a Roma, organizzata dall’UNHCR alla quale abbiamo partecipato con una nostra selezione. L'occasione era la Giornata mondiale del rifugiato proclamata dall'Onu. Facendo questa scelta abbiamo voluto dire qual è la nostra visione del mondo. Tramite il calcio abbiamo voluto lanciare questo segnale forte. È stata una giornata significativa e ringraziamo tutti, organizzatori e partecipanti. Mi fa piacere segnalare un passaggio di un articolo scritto qualche tempo fa da Tommasi dove parla del concetto di stranieri dove in fondo lui dice che non esistono stranieri. La parola straniero ha un contenuto relativo. Non ci sono persone di seria sedia A e di serie B. Anche per questo come AIC abbiamo avviato tempo fa un'attività insieme ad Atletico diritti partecipando ad una Tavola rotonda organizzata dalla UISP e Liberi Nantes in collaborazione con la rete FARE (Football Against Racism in Europe) su come dare la possibilità ai rifugiati che vogliono giocare a calcio nel nostro paese. Ci sono norme FIFA e norme nazionali". 

"Quelle della FIFA sono abbastanza stringenti anche perché cercano di debellare un fenomeno anch'esso grave che è quello della tratta dei bambini per impedire il loro sfruttamento a fini sportivi di conseguenza alcune rigidità sono del tutto comprensibili. Dall'altra parte però bisogna porsi il tema di come questi ragazzi rifugiati che si trovano nel nostro paese ma non possono tesserarsi. Oggi visto l'articolo 40 del regolamento FIGC, tuttora in vigore, questi ragazzi non avendo la residenza di fatto non si possono tesserare. A questo proposito voglio qui ricordare due esempi. Uno è quello della squadra dei Liberi Nantes interamente composta da rifugiati e la ​K​oa Bosco di don Roberto che coinvolge ragazzi rifugiati che lavorano nella piana di Gioia Tauro di Rosarno. Sicuramente non ci sono ancora risposte definitive da parte della Federcalcio. Dobbiamo tutti insieme trovare il modo di aggirare l'ostacolo e far​e​ sì che questi ragazzi possano - in attesa della loro definitiva destinazione - essere tesserabili. Ad esempio, dare loro la residenza presso il centro di accoglienza.​ Noi come Assocalciatori ci siamo e diamo tutto il nostro apporto per farlo. I nostri legali, ad esempio l'avv. Ilaria Pasqui o Valerio Bernardi del dipartimento dilettanti di Roma, più volte hanno dato la propria disponibilità per riflettere sul tema del tesseramento. Ai mondiali abbiamo ​giocato con le stesse maglie utilizzate il 18 giugno con i simboli della Assocalciatori e dell‘UNHCR e la scritta emblema della giornata #WITHREFUGEES".

I recenti Europei under 21 hanno messo in luce la presenza di rappresentative nazionali multietniche. Tra queste la Germania, che ha vinto. Che ne dici?

"La Germania è un modello di integrazione che non vale solo per l'esperienza dell’under21​. Infatti ​ha già dimostrato con la vittoria ai Campionati del mondo di due anni fa ​- ​quando tutti celebrarono le gesta della nazionale tedesca ​- che proprio grazie alla presenza sul proprio suolo di immigrati di seconda generazione ai quali è stata data con lo ius soli la cittadinanza è uscita da una crisi anche tecnica. Proprio ​grazie a 4 o 5 giocatori immigranti di seconda generazione ​è arrivato un contributo decisivo alla vittoria della loro nazionale. Infatti dai più è stata definita una nazionale multietnica e multiculturale. Facciamo l'esempio di Ozil figlio di immigrati turchi. Noi in Italia siamo purtroppo ancora fermi ad una discussione che si sta prolungando sul tema dello ius soli. Noi come Assocalciatori abbiamo partecipato a numerose iniziative su questo tema e grazie allo ius soli sportivo è stato facilitato l'accesso alla pratica sportiva, ma poi dato che non hanno la cittadinanza italiana non possono fare parte della nazionale. Per questo servirebbe l'approvazione delloius soli e in quel caso anche i figli immigrati di seconda generazione che nascono sul nostro territorio, che vivono con noi che parlano italiano potrebbero essere spendibili nella Nazionale azzurra e prendere esempio dal modello tedesco". (di Raffaella Chiodo Karpinsky)

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