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Ecco perchè l'Uisp ricorda Antonio Gramsci, nell'80esimo della scomparsa

Un pensiero costantemente rivolto ai giovani, alla loro educazione e all'odio "per gli indifferenti". Ne parlano V. Manco, L. Senatori e V.Loriga

“L'avvenire è dei giovani. La storia è dei giovani”: si apriva così La Città Futura nel 1917, numero unico di un periodico che Antonio Gramsci concepì e pubblicò a Torino, aveva 26 anni ed era un giovane socialista. Proseguì negli anni la sua attività di giornalista, scrittore e attivista politico, fu tra i fondatori del Partito Comunista Italiano nel '21 e nel 1924 fondò l'Unità.  Fu incarcerato nel 1926 dal regime fascista e finì i suoi giorni il 27 aprile 1937, esattamente 80 anni fa. Abbiamo chiesto di ricordarlo a Vincenzo Manco, presidente Uisp; Luciano Senatori, storico dirigente dell'associazione e a Vanni Loriga, giornalista e scrittore.


Perché l’Uisp ricorda Antonio Gramsci? “Ricordare Gramsci, oggi, a ottant'anni dalla morte, non è solo un esercizio di memoria verso uno dei più grandi politici ed intellettuali riconosciuto a livello internazionale – risponde Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - ma soprattutto un modo per ricordarne la tensione morale, culturale, politica e sociale indirizzata all'emancipazione delle categorie sociali svantaggiate”.

“È rendere attuale il compito di una grande organizzazione come la Uisp – prosegue Manco - che nasce proprio per garantire il diritto allo sport per tutte e tutti, per ridurre e annullare il divario di opportunità tra chi può permettersi la possibilità di giocare e chi no. Un modo per estendere questo diritto di cittadinanza a tutte le persone senza distinzione sesso, colore della pelle o religione. Per dirci che la Uisp non può fermarsi di fronte alle disuguaglianze che stanno fortemente allargando la forbice tra povertà e ricchezza nel nostro Paese e tra i diversi Paesi nel mondo”.

“La conquistata egemonia culturale verso lo sport per tutti, di cui oggi parlano in molti, assegna rinnovati obiettivi alla nostra associazione: garantire e allargare lo spazio di occasioni di sport, affermare una vera e propria democrazia ed un'etica sportiva, essere portavoce di tutte le società ed i gruppi sportivi che oggi vivono la crisi e che hanno bisogno di semplificazione e di riconoscimento, cooperare nel mondo con le popolazioni che attraverso lo sport possono vedere affermato il proprio diritto alla vita e ad una esistenza pacifica e dignitosa, realizzare attraverso lo sport il principio basico dell'uguaglianza tra persone”.

Si può parlare di un’influenza del pensiero di Gramsci sull’Uisp? Lo abbiamo chiesto a Luciano Senatori, storico dirigente nazionale Uisp negli anni ’70: “Direi proprio di sì – spiega Senatori -  tanto per quello che ha scritto a proposito di sport, ma per il patrimonio culturale che ci ha lasciato e per l’idea di società per cui ha lottato, una società libera ed egualitaria, sempre dalla parte dei deboli e degli sfruttati. E’ nell’immenso arsenale gramsciano di intuizioni politiche e culturali che hanno appozzato alcune idee fondanti dell’associazionismo e dello sport proletario e popolare”.
“Nell’agire storico dell’UISP, anche nei momenti più alti del conflitto culturale, è stata sempre presente l’idea gramsciana del confronto dialettico; Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà ne hanno arricchito l’agire continuo”.

“Cessata la seconda guerra mondiale, con la ripresa della vita associativa e sportiva – prosegue Senatori -  sull’edizione torinese dell’Avanti, Gramsci invitava  la classe operaia a interessarsi di sport e a praticarlo in funzione di un sano sviluppo fisico. Alcune sue riflessioni sul valore culturale dello sport e la concezione di sport educativo sono presenti nella breve esperienza editoriale di Sport e Proletariato.
L’idea dell’intellettuale collettivo è di grande attualità ad essa dobbiamo far ricorso per recuperare il valore e l’etica della politica e dello stare insieme per battere l’individualismo e l’egoismo oggi imperante”.

Vanni Loriga, decano dei giornalisti sportivi italiani, ha dedicato parecchi lavori – alcuni inediti – alla figura di Antonio Gramsci, cercando accostamenti con il mondo dello sport. Lo abbiamo raggiunto telefonicanicamente ed ha scritto per noi queste righe: “Come studioso ed ammiratore di Antonio Gramsci, come Sardo (sono nato a pochi chilometri da Ales), come amante dello sport non posso dimenticare che fra i suoi interessi ci fosse in prima linea la formazione globale dei giovani: culturale, politica, ginnica e sportiva".


"Mi piace ricordare un ragazzo che nasce nel cuore della Sardegna e che all’età di sette anni apprende (nessuno glielo dice, ma lui lo sa) che il padre è in carcere prosegue Loriga - Soffre in silenzio insieme ai sei fratelli; non può frequentar e scuole regolari e ad undici anni comincia a lavorare nonostante una caduta lo abbia reso praticamente invalido. Matura in quegli anni la ribellione contro ogni tipo d’ingiustizia sociale. Sa che il riscatto suo e di chiunque altro è legato alla qualificazione culturale. Legge qualsiasi cosa gli capiti fra le mani e nel frattempo cura il suo corpo debole, Si costruisce con due pietre circolari una specie di bilanciere; diventa forte al punto che batterà al braccio di ferro tutti i tipografi di Ordine Nuovo e dell’Unità da lui fondata. Durante il confino ad Ustica, scrive nelle sue lettere dal carcere, è campione dell’isola di lancio della pietra…Nei suoi “Quaderni” tratta anche della teoria dei giochi.  Fu un Uomo che con l’”ottimismo della volontà” vinse la battaglia della vita, stroncata solo dalla morte e da nessun altro”. (I.M.)

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