La partita della Supercoppa è passata, l’impegno per i diritti prosegue: all’indomani di Juve-Milan giocata a Gedda e delle proteste che ha sollevato, l’Uisp ribadisce: Prima i diritti! E’ stata una battaglia impari, chi può negarlo. Ma ne è valsa la pena perché ha squarciato il velo sullo sport, e sul calcio in particolare. Se è diventato un fenomeno sociale ed economico così importante, i suoi dirigenti devono assumersi la responsabilità di fare educazione, di parlare ai giovani il linguaggio del rispetto, della legalità e della dignità. Anche quando c’è da prendere decisioni scomode.
L’Uisp crede che sia stato sbagliato giocare questa partita a Gedda e ha aderito all’appello promosso da Usigrai, d'intesa con la Fnsi, l'Ordine dei Giornalisti, Amnesty International Italia e Articolo21. Occorre prendere le distanze da scelte guidate da meri interessi economici e impegnarsi per far prevalere principi etici, nel rispetto dei diritti universali dell’uomo. GUARDA IL VIDEO con il servizio sul sit-in di Rainews24.
Ma "nel calcio, e nello sport dei supercampioni, sembra non essere più possibile dire signornò - scrive Ivano Maiorella, sul sito di Articolo21, tra i promotori di #uncalcioaidirittiumani - Tutti in fila perché c’è sempre una ragion di stato per cui le cose devono andare così. Eppure c’è anche uno sport che sa guardarsi intorno e non si volta dall’altra parte. Eppure, se è vero che i grandissimi eventi globali e sportivi possono rappresentare vetrine per i dittatori, disposti a sganciare poste milionarie, è vero anche il contrario. Che possono rappresentare occasioni per non scendere in campo, per contestare regimi violenti e illiberali. Senza se, senza ma. Lo sport è un fenomeno importante che arriva a tutti".
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"La partita, frutto di un importante accordo economico, si svolge in un clima di forte contrasto - ha scritto l'Uisp in un comunicato stampa diffuso prima della partita - in un Paese che da anni calpesta i diritti umani, facendo del terrore la propria politica, sia al proprio interno sia nei confronti di altri Paesi: basti pensare ai massacri di civili dello Yemen e alla negazione dei diritti delle donne che, anche per poter vedere la partita, dovranno entrare allo stadio accompagnate e sedere in uno spazio isolato dal resto del pubblico. Senza dimenticare il brutale omicidio del giornalista Jamal Khashoggi avvenuto nel consolato saudita a Instabul. Ciononostante il governo italiano intrattiene ottimi rapporti commerciali con questo paese e giustifica così anche gli accordi presi dal mondo del calcio".
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Domenica 13 gennaio tra il primo e il secondo tempo di Casalmaggiore-Firenze di volley femminile è andata in scena una clamorosa protesta: tifose delle due squadre, giocatrici e arbitra si sono chiuse in un settore del Palazzo dello sport di Cremona chiamato “gabbia”. GUARDA IL VIDEO