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Giochi 2018: lo sport femminile senza diritti ma sul podio

Si sono chiusi i Giochi in Corea e migliori risultati sono arrivati dalle azzurre. Qual è il rapporto tra donne, sport e diritti? Parla M. Claysset

 

Ancora una volta sono le donne che vincono nello sport. Le Olimpiadi invernali si stanno caratterizzando per le medaglie ottenute dalle nostre atlete. Da tempo il medagliere degli appuntamenti olimpici è sempre più a favore delle atlete: questo dovrebbe farci riflettere, perché le disuguaglianze di genere nello sport sono ancora troppe, differenze nelle premiazioni, nei riconoscimenti economici, nelle tutele, e spesso ci si ricorda di queste disparità solo in occasione dei grandi appuntamenti sportivi. Le donne vincono ed è cresciuta la loro presenza nelle competizioni sportive, anche grazie alla possibile carriera militare e nei corpi di Stato. Chi pratica sport a livello competitivo, che ha bisogno di allenamenti continui e conduce una vita incentrata sulla pratica sportiva, può sperare solo di avere uno spazio nei corpi militari che possono dare una risposta di tutela lavorativa. “È una situazione che necessita un radicale cambiamento – commenta Manuela Claysset, responsabile politiche di genere e diritti Uisp - in particolare per quanto riguarda il professionismo nello sport di uomini e donne. Attualmente sono poche le discipline che riconoscono il professionismo nello sport, e solo per gli uomini, mentre le donne  sono considerate solo dilettanti. Una discriminazione che grida vendetta. Come Uisp, crediamo che se davvero ci stanno a cuore lo sport di livello, le medaglie e i risultati, occorre tutelare maggiormente le atlete e gli atleti partendo da un vero riconoscimento dei loro diritti”.

Da dove si dovrebbe iniziare?
“Pensiamo alla maternità, alla salute, gli infortuni e tutto ciò che può far sentire sicura un’atleta. Dalla legge di stabilità 2018 è  arrivata una piccola risposta, un fondo maternità per le atlete. Riteniamo sia un primo risultato da cui però si deve proseguire, se vogliamo allargare la platea delle praticanti e aiutare quelle ragazze che faticano ad intraprendere la carriera sportiva proprio per difficoltà e mancanza di sostegno. L’Uisp è impegnata su questo tema per cui però serve un lavoro trasversale che coinvolga tutto il sistema sportivo. L'impegno che portiamo avanti insieme ad altri, come ad esempio l’AIC-Associazione italiana calciatori, va proprio in questa direzione: aumentare la presenza delle donne, nella pratica e nei ruoli di governo dello sport, per un vero cambiamento e maggiori risultati”.

“Infine, un’ultima nota: le Olimpiadi coreane si contraddistinguono per un messaggio di pace, di unione e di sport femminile – conclude Claysset - Fa specie che nelle Paralimpiadi, che inizieranno l’8 marzo subito dopo i Giochi, la delegazione sportiva italiana veda la presenza solo di uomini. Penso che occorra capire perché e cercare di sostenere maggiormente le atlete per permettere loro di partecipare”. (A cura di Elena Fiorani)

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