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Ibrahim e la racchetta con la bocca: il corpo umano ha mille vite

Ibrahim Hamato, atleta paralimpico egiziano, dimostra che l'uomo possiede una forza meravigliosa. A volte non lo sa, a volte la usa male, a volte purtroppo soltanto nelle circostanze terribili lo rendono cosciente della sua iperabilità. Giocatore di tennis tavolo, o di ping pong, per usare il nome meno ufficiale della disciplina, è riuscito a non darsi per vinto neanche dopo un drammatico incidente di treno in cui ha perso le braccia. In quel momento gli cadde il cielo addosso: a lui, e alla sua famiglia, visto che è sposato e padre di tre figli. Ma quella passione era proprio imbattibile e non è stata battuta.

Eccolo allora a Rio, alle Paralimpiadi. Sì è vero, perde tutti e due gli incontri della sua esperienza a Rio, ma il suo giocare con la racchetta in bocca è un'immagine che fa il giro del mondo. Su internet, le sue partite con grandi giocatori del suo sport, hanno raggiunto la cifra di 3 milioni di visualizzazioni. "È la dimostrazione che non bisogna abbattersi e che quando lavori duro, puoi ottenere qualsiasi risultato". Ibrahim in un primo tempo aveva pensato di usare la racchetta sotto l'ascella, ma era tutto troppo complicato. Ha deciso di usare la bocca, l'operazione è riuscita. "Per me lo sport è la seconda cosa più bella al mondo. La prima è mia moglie", dice ai tanti che vogliono sapere tutto di questa sua pazzesca iperabilità.

La vita è fatta anche di parole. Di parole scelte bene. Ancora oggi non riusciamo a distaccarci dall'espressione disabili quando parliamo delle gare di atleti come Ibrahim. Il problema è che una disabilità di partenza sa diventare una super abilità, una iperabilità che gli atleti cosiddetti normodotati spesso non riescono a raggiungere. Quello di Ibrahim è un record di fiducia in se stessi, un inno alla vita.

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