Nazionale

Il 2018 anno di importanti anniversari: l'Uisp nel sessantotto

Quest'anno l'Uisp celebra i suoi 70 anni, passati attraverso rivoluzioni e arretramenti. Nella ricostruzione di Luciano Senatori riviviamo il 1968

 

Mentre la gran parte del mondo è in rivolta l’Uisp con sobrietà si appresta a celebrare i suoi primi vent’anni e lo fa domenica 7 aprile 1968 in un luogo significativo: la sede nazionale della CGIL (di cui è ospite) in Corso Italia a Roma. “Uisp 1948-1968. Venti anni al servizio della gioventù e dello sport”, è lo slogan della manifestazione.

Da qualche anno è in corso l’intervento militare statunitense in Vietnam, intervento che innesca movimenti di lotta contro l’imperialismo con uno scontro che attraversa l’opinione pubblica americana e mondiale. Le prime proteste prendono avvio dalle università americane, e per alcuni aspetti coinvolgono e si compenetrano con le proteste antirazziali dei neri d’America. È celebre la frase del campione del mondo di pugilato Cassius Clay: “Nessun vietcong mi ha chiamato sporco negro”.

Le manifestazioni per il Vietnam si allargano a macchia d’olio negli Stati Uniti e si diffondono presto in tutta l’Europa, con tensioni etiche e utopie. Sono caratterizzate da forme di protesta-spettacolo, con proposte di “controcultura” e di opposizione radicale alla società dei consumi e ai valori del sistema americano.

In Francia, nei primi mesi del 1968, scoppia la rivolta studentesca assieme a forti manifestazioni e scioperi operai. Il “maggio” francese si riflette anche in Italia, generando un forte movimento di contestazione che parte dalle università, si propaga nelle scuole medie e superiori coinvolgendo grandi masse di giovani. A Roma già a metà febbraio gli studenti, per reagire all’intervento poliziesco contro le loro manifestazioni, occupano diverse facoltà ed i primi di marzo avvengono gli scontri tra polizia e studenti presso la Facoltà di architettura a Valle Giulia.

Si allargano così le iniziative di lotta contro l’ordinamento capitalistico della società, contro le ingiustizie e violenze che esso promana, contro i cosiddetti “valori borghesi”. Le lotte radicali mettono al centro obiettivi concreti contro l’autoritarismo accademico ed i contenuti dell’insegnamento, contro le prospettive professionali e la “selezione”, per liberare la sessualità dalla repressione, per la parità di genere, ed insieme a questi obiettivi una severa critica dell’oppressione capitalistica, della gerarchia sociale, di ogni forma di privilegio, della burocrazia e della società dei consumi. Le lotte trovano riscontro nelle condizioni reali degli studenti, i quali ritengono limitato l’orizzonte riformista e la tradizionale politica dei partiti e rifiutano le radici dell’oppressione economica, civile e culturale.

Gli studenti, ancor prima degli operai, pongono l’esigenza di un salto in avanti non solo nei rapporti di produzione. Nel ’68 la società italiana fu spinta verso la modernizzazione, attraverso la critica delle istituzioni più conservatrici, dalla famiglia alla scuola, dalla chiesa fino allo stesso sindacato.

Questa “rivoluzione culturale”, non poteva lasciar fuori le questioni ed il mondo dello sport. Ed in questo frangente l’Uisp c’è, con le sue proposte di riforma e cambiamento. Anche l’Uisp è cambiata, non è più il “vivaio delle maglie azzurre”, non è quella che sostiene lo “sport neutro” e “lo sport agli sportivi”. Per questo ricordando i suoi vent’anni coglie l’occasione per presentare le proposte per la quinta legislatura, rivolte ai partiti impegnati nelle elezioni politiche del 19 e 20 maggio.

“Lo sport e l’educazione fisica diritto dei cittadini e dovere dello Stato”, è la sintesi di un documento che pone al centro i cittadini ed i loro diritti negati, con una severa critica rivolta al sistema sportivo, a quello scolastico ed a quello sanitario. Con la nuova esperienza di attività fisico-motorie messa in atto attraverso i Centri di formazione fisico-sportiva l’Uisp toglie lo sport dalle secche dell’agonismo ed apre una nuova cultura dello stesso: “Educazione fisica e sport per lo sviluppo e l’emancipazione della personalità umana”.

Tale orizzonte strategico determina anche la crescita organizzativa, infatti a fine anno risultano 45 i Comitati provinciali (erano 23 nel 1964) con 67.230 tesserati in 2.066 società sportive affiliate e 10.530 tesserati in 91 centri di formazione fisica.

Il ’68 per l’Uisp non finisce qui. Il 21 agosto i carri armati dell’esercito sovietico e del patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia e stroncano quella che era stata definita la “primavera di Praga”, il tentativo di riformare il “socialismo reale” dal suo interno. L’ Uisp con una nota ufficiale esprime “la sua condanna per l’intervento delle truppe dei cinque paesi del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia, che ha costituito offesa al principio della sovranità e dell’autodeterminazione dei popoli”. La nota prosegue ricordando i valori di pace, amicizia e solidarietà di cui è portatore lo sport e riafferma la volontà di mantenere i rapporti e gli scambi sportivi con tutti i paesi. 

Nonostante tale disponibilità, le organizzazioni sportive ufficiali e quelle facenti capo al mondo sindacale di tutti i paesi socialisti dell’Europa orientale serberanno a lungo ostilità e diffidenza nei confronti dell’Uisp. Ostilità che affiorarono in modo esplicito nel convegno internazionale di Bratislava, organizzato dalla riesumata Internazionale rossa dello sport, a cui partecipai direttamente come rappresentante ufficiale dell’Uisp. Si trattò di un processo politico, una pagina triste nei rapporti di amicizia e di solidarietà fino allora intercorsi con tutte le organizzazioni sportive dell’est europeo. (di Luciano Senatori)

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