Nazionale

Il rapimento Moro quarant'anni dopo e l'impegno Uisp per la democrazia

Terrorismo e piombo: che anni erano per chi si occupava di sport “popolare”? Luciano Senatori, storico dirigente Uisp, racconta quei giorni

 

Quaranta anni fa, il 16 marzo 1978, il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della scorta. Iniziano i 55 giorni più bui dal dopoguerra, quasi “un colpo di stato” (come scrive il Manifesto), sino al ritrovamento del cadavere del presidente della Dc, il 9 maggio 1978, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani. A metà strada e a poche centinaia di metri dalle direzioni nazionali di Dc e Pci, a Roma. Terrorismo, sangue, piombo: che anni erano per chi si occupava di sport “popolare” come l’Uisp?

“Sono gli anni di piombo per tutti, sovrastati dall’incubo del terrorismo, dalle trame oscure guidate dai servizi segreti deviati e non, italiani e stranieri, dalla costante instabilità politica a condizionare la vita sociale del Paese”,  ricorda Luciano Senatori, dirigente storico Uisp, in quegli anni ai vertici nazionali dell’unificata Arci-Uisp.

“La sede nazionale Uisp era in via Spallanzani, a due passi da Villa Torlonia sulla Nomentana – prosegue Senatori - il 16 marzo, appresa la notizia radunammo coloro che erano presenti a Roma del gruppo dirigente nazionale. Eravamo ovviamente costernati e preoccupati e ci riunimmo con Arrigo Morandi, Ugo Ristori, Giorgio Mingardi. L’Uisp rappresentava un pezzo di mondo sportivo attento alla vita sociale e politica. Dall’Arci partì un appello alla mobilitazione affinchè le basi territoriali e i Comitati si muovessero unitariamente con le forze politiche e sindacali contro il terrorismo e per difendere la democrazia. L’Uisp colse l’occasione per far capire che la democrazia si difende nella misura in cui si è capaci di estenderla a tutte le articolazioni del Paese. In quel periodo, invece, il Coni di Onesti rimase piuttosto cauto”.

Uispress, il mensile nazionale Uisp, nel numero di aprile 1978, durante il periodo della prigionia di Moro si apre con un editoriale di Luciano Minerva dal titolo “Crisi, emergenza e sistema sportivo”: “Gli avvenimenti dell’ultimo mese, dal rapimento di Moro in poi, toccano tutti da vicino, perché riguardano l’immediato futuro della nostra democrazia”. L’editoriale prosegue con appelli per il coinvolgimento delle società sportive per la riforma dello sport, come condizioni per rafforzare democrazia e partecipazione.

“Il ripiegamento individualistico, la sfiducia, la rinuncia a partecipare e lottare per l’ulteriore sviluppo democratico e per il rinnovamento della società – conclude Minerva - sono i rischi maggiori e vanno decisamente affrontati e combattuti. In tutti i campi”.  (di Ivano Maiorella)

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