Nazionale

In una ricerca la storia dello sport Uisp che accoglie e include

Una tesi di laurea sulle origini dello sport popolare, con il percorso dello sport sociale e per tutti Uisp, dalle origini ai giorni nostri. Parla Fabio Conti

 

“Le origini dello sport popolare”: è questo il titolo della tesi di laurea di Fabio Conti, ex dirigente territoriale Uisp e attualmente Olp di servizio civile del Comitato Uisp Iblei. La tesi, arrivata al termine del percorso universitario presso la facoltà di scienze motorie dell’Unipegaso, intende raccontare lo sport sociale e per tutti, partendo dalle origini fino ai giorni nostri. “L'elaborato parla dello sport che amo, rivolto ai non professionisti e che crea cultura e comunità, restando lontano dai riflettori delle star”, racconta Conti. Poco attratto dalle Olimpiadi e dallo sport competitivo, la Uisp è stata per lui, negli anni, un pozzo senza fondo di idee e ispirazioni, permettendogli di fare della sua passione una missione di vita, oltre che degna conclusione di un percorso accademico.

La tesi parte da lontano, attingendo alle origini dello sport, quando questo era ancora privilegio della nascente borghesia e il popolo era escluso dall'attività sportiva, in assenza di uno spazio reale per il proletariato. Dal 1901 al 1925, si ricostruisce nell'elaborato, iniziarono a svilupparsi i primi movimenti di promozione sportiva legati agli ideali mazziniani e socialisti. I movimenti sportivi socialisti avevano maturato una precisa idea attorno allo sport che, nella loro concezione, era strumento fondamentale per coinvolgere le masse, creare momenti spontanei di aggregazione dove potere scambiare anche idee e opinioni, rendere la gente protagonista e artefice del proprio tempo libero. E’ allora che nasce l’idea di uno sport per tutti, pensato per integrare gli individui, per non escludere, per garantire il diritto di gareggiare anche ai meno dotati. “Si mettevano le basi di uno sport pensato non per inseguire la logica della creazione del campione o del professionista, ma come strumento di socializzazione e aggregazione, rivolto anche e soprattutto alle fasce più deboli della popolazione”, spiega l’autore del lavoro. Il periodo fascista rappresentò per la vita dell’associazionismo una lunga notte. Occorre attendere il crollo del regime fascista per vedere rifiorire le associazioni: infatti, è nel dopoguerra che nascono associazioni di sport popolare come l'Uisp, fondata nel 1948. 

La tesi ricostruisce il percorso della Uisp, costituita per forte volontà dei dirigenti del partito comunista italiano, che raccolse tutte le associazioni di sport popolare di sinistra che operavano prima dell’avvento del fascismo. “La Uisp si poneva gli ambiziosi obiettivi di promuovere il diritto allo sport per tutti e un nuovo modello di sport radicalmente diverso dallo sport spettacolo. La sfida fu raccolta da Oddone Giovanetti che, come dirigente, si concentrò tantissimo sui temi dello sport educativo ed inclusivo. Nella sua concezione ideologica, gli ultimi non potevano e non dovevano essere abbandonati al loro destino e lo sport poteva rappresentare un importante strumento di rivalsa sociale e di integrazione”, spiega Fabio Conti. Una visione che rappresenterà per sempre la base d’azione della Uisp.

La tesi, nel suo diramare storico, si concentra sull’importanza che lo sport ha avuto nella cultura popolare, grazie ad alcuni aspetti caratterizzanti: la capacità di rendere protagonisti i partecipanti attraverso l’agonismo; la funzione aggregativa e sociale; la riscoperta del gioco e della sfida; la possibilità di individuare i propri limiti e superarli. Altri aspetti dello sport sono legati invece al concetto di benessere e di salute, valori che lentamente sono entrati a fare parte del patrimonio culturale dei cittadini. Infine, un’altra fondamentale sfaccettatura dello sport è quella di offrire ai praticanti un senso di appartenenza, sottolinea l'autore, che agisce sulla dimensione personale dell’individuo forgiandone la personalità. “In questo modo, lo sport passa da una dimensione elitaria ad una dimensione per tutti”, spiega l'ex dirigente Uisp che, tuttavia, non nasconde un po’ di preoccupazione per il futuro. “Lo sport sta diventando sempre più oggetto di consumo, quindi un bene commerciale. Ma la commercializzazione dello sport genera nuovi esclusi”, dice l’autore. Quindi, se l’impegno passato è stato quello di promuovere uno sport per tutti, l’impegno attuale potrebbe essere quello di promuovere uno sport pubblico contrapposto allo sport commerciale.

Un'altra sfida dello sport per tutti, è riuscire a coinvolgere determinate categorie sociali. Guardando alla sua Sicilia, Fabio Conti evidenzia un problema persistente nella regione, dove i minori rinunciano allo sport per problemi economici. Un’altra categoria a rischio sono gli adolescenti che, in una fase delicata e di transizione, spesso abbandonano l'attività motoria e sportiva. Proprio in Sicilia nasce il progetto "Giocare per diritto", rivolto agli istituti penitenziari minorili della Regione e finanziato dall'impresa sociale "Con i bambini", con capofila il comitato regionale Uisp Sicilia. Del partneriato fanno parte il comune di Ragusa, la casa circondariale di Ragusa, l'istituto scolastico Quasimodo di Ragusa, le università di Catania e di Palermo. "Il progetto si propone di contrastare la povertà educativa minorile, attraverso un intervento sistematico su tutto il territorio siciliano con una collaborazione integrata tra ricercatori, educatori, insegnanti e altre figure specialistiche. L'obiettivo è un adeguamento degli spazi di aggregazione e di socializzazione nelle case circondariali, realizzando un ambiente idoneo per lo scopo del progetto", spiega Tonino Siciliano, presidente territoriale Uisp Iblei. 

Lo sport che bada poco all’agonismo e ai risultati ha come obiettivo trasmettere valori e integrare i non sportivi, le persone con disab ilità e quelle in difficoltà. "Lo sport Uisp non chiede alle persone di adeguarsi, ma si adegua permettendo a chiunque di praticare attività fisica. C’è enorme senso umanitario nello sport che diventa impegno civico, che esiste e resiste contro le devianze, che diventa servizio sociale", conclude Fabio Conti. (C.F.)

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