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Fiaschi: “La politica non sottostimi il potenziale dei volontari”

Così la portavoce del Forum Terzo settore per la Giornata del volontariato a Roma. Presente anche il premier Conte: ecco il suo intervento integrale

 

Identità costituzionale, radicamento nelle comunità territoriali e proiezione verso il futuro. Sono queste le sfide per il prossimo triennio che il volontariato dovrà affrontare. Con lo sguardo rivolto ai prossimi anni, il mondo del terzo settore e del volontariato italiano si è riunito giovedì 5 dicembre a Roma, nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, per riflettere sul proprio ruolo, sulle difficoltà e le prospettive. L’incontro, organizzato dal Forum nazionale del terzo settore, da Csvnet e da Caritas Italiana in occasione della 34^ Giornata internazionale del volontariato, ha visto la partecipazione di oltre 200 rappresentanti del terzo settore provenienti da tutta Italia, dei sottosegretari al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Stanislao Di Piazza e Francesca Puglisi e infine anche del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, che ha voluto ricordare il ruolo del volontariato nel nostro paese. Un volontariato che per Conte “non rappresenta una riserva di buonismo, come a volte viene rappresentato. Non è uno spazio di sognatori o di persone inappagate e insoddisfatte della vita. È un’ampia galassia di un popolo fatto di donne e uomini concreti che vivono seriamente e responsabilmente i valori della Costituzione”. 

GUARDA IL VIDEO con l'intervento di Giuseppe Conte
 
Per immaginare il volontariato del prossimo decennio, spiegano gli organizzatori, bisogna “esplorare almeno tre dimensioni - si legge nel documento presentato oggi - la sua dimensione costituzionale, individuando il suo radicamento costituzionale quale fondamento per la sua proiezione futura; il radicamento che esso esprime nelle comunità territoriali, quale fattore di coesione e innovazione sociale; la sua collocazione strategica all’interno dell’Agenda 2030, quale scenario condiviso a livello planetario nel quale il volontariato è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano”. Tuttavia, questo ruolo “spesso è sottostimato dai governi - ha affermato Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del terzo settore - quando invece i paesi che costruiscono le condizioni per una maggiore capacità di operare del volontariato sono anche quelli che ottengono maggiori vantaggi in termini di sviluppo sociale e economico. Quelli che osteggiano il volontariato, infatti, hanno maggiori difficoltà. Rimettere al centro dell’attenzione delle istituzioni questo grande valore del volontariato crediamo che oggi sia un tema importante”. Per Fiaschi, però, è necessario che “la politica non sottostimi il potenziale del volontariato e del terzo settore - ha aggiunto - e che si riprenda rapidamente il percorso di completamento della riforma che voleva e vuole essere una grande occasione di sostegno dell’iniziativa del terzo settore e del volontariato e che oggi rimane un po’ impigliata nei cambi di governo e nelle inerzie che si generano in queste transizioni. Noi non arretreremo nel nostro impegno rispetto a questo fronte”.

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Don Marco Pagniello di Caritas italiana, ha invece rivolto l’attenzione verso il ruolo del volontariato a sostegno dei più deboli. “Ai volontari chiediamo di crescere nella consapevolezza di farsi voce di chi non ha voce - ha affermato don Pagniello - di tutte quelle situazioni che oggi più che mai hanno bisogno di essere ascoltate per ciò che sono veramente. Credo che per costruire comunità solidali c’è bisogno di condivisione delle vulnerabilità. Scoprirsi tutti vulnerabili potrebbe aiutarci a rinsaldare e ricucire quei legami che vanno oltre la fragilità e ci permettono di tornare ad essere comunità che sanno accogliere”. Un volontariato che gioca un ruolo decisivo per il bene comune, ha sottolineato Francesco Profumo, presidente di Acri, anche con il sostegno delle Fondazioni di origine bancaria. “Il bene comune e l’interesse generale non sono appannaggio esclusivo del soggetto pubblico - ha spiegato Profumo - ma costituiscono una finalità comunitaria che coinvolge e impegna direttamente anche la cittadinanza e gli organismi associativi da essa liberamente espressi. In questa prospettiva si delineano le importanti sinergie che le Fondazioni e il mondo del volontariato possono realizzare giocando, insieme, un ruolo di grande peso nella complessa fase di trasformazione del sistema di welfare del nostro paese”.
 
In Italia sono quasi 6 milioni i volontari attivi che operano all’interno di oltre 350 mila organizzazioni. Tra questi anche Ilaria, Yacine, Marco e Ana Maria, quattro volontari che hanno raccontato le loro storie durante gli interventi della mattinata. “Quattro cittadini che hanno raccontato il loro esempio di civismo attivo - hanno spiegato gli organizzatori - e che con il loro impegno quotidiano contribuiscono a promuovere una società aperta e inclusiva, rafforzando la coesione sociale del nostro paese”. Ilaria è una dei giovani ‘Pony della solidarietà’, il progetto di sostegno alla domiciliarità degli anziani, con il coinvolgimento di volontari tra i 16 e i 29 anni, che promuove lo scambio culturale ed emotivo intergenerazionale. Yacine da 4 anni è volontaria in associazioni che si occupano di inclusione sociale e con il progetto ‘Cultura dell'accoglienza’ contribuisce alla promozione di una rete attiva tra associazioni in favore della coesione sociale dei migranti attraverso lo sport. Marco svolge la sua attività di volontariato all'interno di una mensa popolare per persone senza dimora, nell’ambito del progetto ‘Fooding - Alimenta la solidarietà’, che sostiene anche l’inclusione delle persone e rafforza i legami solidali attraverso la costruzione di spazi di accoglienza. Ana Maria, originaria della Guinea equatoriale, è in Italia da 28 anni. È volontaria e da 2 anni presidente di un’associazione che opera nel campo dell’immigrazione e si occupa in particolare di tratta e di violenza nei confronti delle donne e dei bambini, sia italiani che immigrati.
 
A ricordare, infine, l’appuntamento del 2020 che vede l’Italia ospitare per la prima volta la Capitale europea del volontariato, è Stefano Tabò, presidente di Csvnet. “Il 7 febbraio saremo tutti a Padova, insieme al Capo dello Stato. Un riconoscimento che ci inorgoglisce”. Per Tabò, il volontariato “non è solo un portatore di utilità sociale, ma è innanzitutto cultura di cittadinanza orientata ai valori costituzionali, capace di favorire al meglio la promozione delle comunità”. Tuttavia, la sua ricchezza nei diversi territori non deve dividere, ma avvicinare. “Troppe volte mi trovo in condizioni in cui vedo il tentativo di dire che l’Italia è divisa perché c’è un volontariato diverso, regione per regione - ha sottolineato Tabò - Delle peculiarità continuiamo ad essere gelosi interpreti, ma del senso comune siamo strenui difensori. Che non sia per il volontariato che si divida questo paese”. Per Tabò, inoltre, è il momento di riaprire una riflessione proprio sui valori del volontariato. “So che non sono l’unico a pensarlo, ma credo che sia una prospettiva da vivere in tanti. Forse c’è un appuntamento con la storia da questo punto di vista che ci invita a riprendere in mano la Carta dei valori del volontariato e a rigenerarla riponendola al centro del dibattito come riferimento comune”.

Ecco l'intervento integrale di Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri:

"Essere qui oggi è per me molto più che un dovere: è un modo anche per ricordare a me stesso, prima ancora che a voi, che siete esperti, lavorate anche dal punto di vista organizzativo per mantenere vivo questo settore, lavorate anche concretamente come  volontari, che il volontariato rappresenta una delle forme più alte attraverso le quali declinare la previsione dell’articolo 2 della Costituzione, che lo ricordava già una sentenza ormai distante della Corte costituzionale, la sentenza n. 75 del 1992, è: “un modo di essere della persona nell’ambito dei rapporti sociali”, la forma nella quale si esprime la naturale proiezione sociale dell’uomo, capace, per naturale vocazione, di entrare in relazione con il prossimo, di provare amore non solo verso di sé, che rischia poi di essere narcisismo, lo specchiarsi e ritrarsi guardando la propria immagine, ma anche invece, soprattutto, amore verso gli altri.

Quindi anche in una giornata densa di impegni istituzionali, ho fatto una corsa per dare questa testimonianza. 

Ritornando all’articolo 2 della Costituzione, quell’articolo, nell’affermare, contestualmente, il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo e la garanzia delle formazioni sociali ove si realizza la sua personalità, insieme all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, segnala - al massimo grado perché siamo nella Costituzione, che la dimensione della solidarietà è la trama fondamentale del legame sociale: cioè la solidarietà, a cui tutti siamo chiamati, non solo nella comunità locale e nelle formazioni sociali, ma anche nell’economia e nella politica. 

La solidarietà con i suoi tratti specifici che sono la gratuità, il dono, il riconoscimento dell’altro, sono per la Costituzione non buoni sentimenti individuali, apprezzabilissimi ma pur sempre sentimenti individuali, ma sono valori da declinare ovunque, in qualsiasi contesto ordinamentale, in qualsiasi contesto politico-sociale, è il magistero civile che rende ognuno di noi effettivamente cittadino della Repubblica.

Il volontariato appare allora agli occhi della Costituzione uno spazio di cittadinanza, direi quasi una palestra civile, in cui chi sceglie di viverlo sperimenta e cresce non solo come persona, ma anche come cittadino.

D’altra parte, le stesse teorie economiche ci ricordano che l’uomo non mira solo a  soddisfare bisogni egoistici, ma anche bisogni dettati dall’appartenenza alla comunità in cui opera. 

Fino a qualche lustro fa imperavano le teorie della scelta economica, razionale, oggi ci sono tanti indirizzi anche in economia che ci dicono che evidentemente non ci muoviamo, anche in un contesto di mercato, solo per realizzare interessi egoistici, interessi che io chiamo economicistici.

Se si trascurasse questo dato empirico, pur così evidente nella concreta dinamica delle relazioni umane, molti dei comportamenti adottati risulterebbero incomprensibili.
Se il principio di solidarietà rappresenta l’impalcatura ideale dove inscrivere quella che possiamo definire una cittadinanza consapevole, l’azione virtuosa del singolo rivolta agli altri, tanto più a coloro che versano in condizioni di maggiore fragilità, diventa così “mattone” stesso per l’edificio dello Stato.

È, in qualche misura, anche la rilettura, costituzionalmente orientata, quindi svincolata da qualsiasi oltranzismo ideologizzante, del valore pubblico delle nostre azioni, in ragione della loro benefica ricaduta sulla collettività, della natura “pubblica di progetti di vita privati, di percorsi individuali, di storie di esseri umani, di convincimenti intimi e profondi e di tutto ciò che attiene all’esistenza di uomini e donne al servizio del prossimo. 
In realtà il dono del proprio tempo è la forma forse più profonda, se ci pensiamo, di partecipazione. E lo è, tra l’altro, nella misura in cui il volontario non fa qualcosa tanto “per qualcun altro”, ma “con qualcun altro”: cioè vive, sta, condivide, si trasforma nella relazione con l’altro. Se questa relazione non è anche trasformativa non è una vera relazione. L’“essere insieme in un luogo”, come diceva Lévinas, che è al tempo stesso dono di sé, accoglienza dell’altro e fondazione stessa del vivere politico. 
Il volontariato è dunque innanzitutto una relazione interpersonale, che si basa sul binomio bisogno-libertà. Da una parte, esso nasce da un’istanza solidaristica, a fronte di una necessità materiale o spirituale; dall’altra, è un’azione che si gioca nella dimensione della libertà, nella stupenda meravigliosa dimensione della libertà, che pone ciascuno di noi davanti alle proprie responsabilità.

È un fenomeno poliedrico che sfugge a delle classificazioni anche giuridiche, ve lo dice chi ha cercato di classificarlo chi si è cimentato insieme ad altri colleghi nel classificarlo. È un fenomeno molto più complesso che non si lascia incasellare. Tuttavia al di là di questo incasellamento giuridico, lo Stato non può prescindere da interventi che regolarizzino e insieme tutelino la meritevole e operosa attività del Terzo Settore.
Lasciatemi spendere qualche parola sul percorso non facile di attuazione della riforma del Terzo Settore, di cui si discute, su cui stiamo lavorando da qualche tempo: devo anche molto onestamente e responsabilmente, riconoscere alcune  difficoltà che stiamo affrontando. 

Oggi mi sentirei di assumere due impegni.

Nella legge di bilancio 2020, mi impegno a valutare, siamo nella fase di esame parlamentare, ci avviamo alla dirittura finale, l’aumento di 10 milioni di euro della parte di gettito Irpef destinato ai beneficiari del 5 per mille, come da voi richiesto.
Su questo proprio nelle prossime ore ci adopereremo per cercare di far convergere anche le varie forze politiche in questa direzione. Ovviamente c’è un problema anche tecnico di coperture oltre che di volontà politica. 
In secondo luogo, entro giugno ci impegniamo a far entrare in vigore il Registro unico del Terzo settore, che ci consentirà il debutto, nel 2021, dei nuovi regimi fiscali previsti dalla riforma.

Al Ministero del Lavoro, il Ministro e i Sottosegretari si stanno adoperando alacremente per rispettare i tempi, soprattutto per inviare alla Commissione europea la bozza di riforma al fine di ottenerne il via libera. Sono fiducioso che noi faremo la nostra parte e la Commissione europea farà la propria parte su una questione così importante, così rilevante per tutti noi.

D’altra parte, l’attivazione del Registro unico nazionale del Terzo settore segnerà un momento cruciale di verifica, la possibilità di un censimento e anche di tutela di tutti gli enti, di tutti gli organismi pluripersonali coinvolti, perché c’era la possibilità quindi di procedere all’iscrizione nelle varie sezioni che comporranno il registro stesso.

Siamo inoltre consapevoli che - da parte del Terzo Settore - ci perviene anche la richiesta di adeguare le risorse del Fondo per i progetti degli enti per attività di interesse generale. 

Ci muoviamo, lo sapete tutti, in un quadro di finanza pubblica particolarmente delicato, che ha reso necessario un contenimento dei capitoli di spesa, valuteremo i margini di un possibile intervento in Parlamento per ripristinare anche una più cospicua capienza del fondo. 

Intendiamo inoltre garantire, nella transizione dai vecchi registri al nuovo, chiarezza sul mantenimento delle vigenti agevolazioni fiscali fino al debutto delle nuove. 

Le preoccupazioni dei portavoce del Terzo Settore non ci sono indifferenti: voglio rassicurarvi che il Governo è tutto fuorché insensibile alle questioni di natura tecnica che state sollevando e con cui ci confrontiamo.

Sappiamo, inoltre, che una buona parte degli enti sono organizzati in reti associative. È dunque molto importante operare anche delle scelte convergenti ed evitare regole non omogenee, per consentire alle reti di svolgere il loro ruolo. Così come sarà cruciale arrivare ad una piattaforma informatica unica, che possa integrare sistemi fino ad oggi molto differenti.

Sono tutte questioni queste che si possono risolvere, si risolvono lavorando insieme, dialogando, è la ragione per cui oggi tenevo con la mia presenza ad attestare come questo dialogo sarà sempre continuo, serrato e non si interromperà mai.

Porteremo a traguardo questo progetto, lo faremo in tempi congrui, nella consapevolezza dell’urgenza delle legittime richieste avanzate, ma anche consci della necessità di procedere con la massima attenzione, in una materia che è così importante per le sorti del nostro vivere politico, sociale e civile insieme ed è una materia anche complessa. 

Consentitemi di dire anche e rimarcare che la riforma del Terzo Settore ha anche un altro scopo: tutelare il volontariato dalle sue cattive rappresentazioni, dalle sue inadeguate rappresentazioni. Il volontariato non rappresenta una riserva di buonismo come delle volte viene rappresentato; come ho detto altrove, non è uno spazio di sognatori o di persone inappagate, insoddisfatte dalla vita, è un popolo fatto di donne e uomini concreti che vivono seriamente e responsabilmente i valori della Costituzione.

Sono consapevole - e dobbiamo esserlo tutti - che il Terzo Settore e tutti gli organismi che lo popolano offrono modelli di sviluppo sostenibile e contribuiscono a realizzare un circuito che sostiene le persone fragili, quelle più bisognose. 
Certamente le iniziative no profit sovente si inseriscono negli spazi della nostra società dove più intensa è la sofferenza, contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, a rafforzare la coesione sociale, siete importantissimi per rafforzare la questione sociale, per aiutare la nostra società a produrre, a progettare un futuro migliore.

Nello stesso tempo, contribuiscono a definire un modello economico che esprime nella misura più compiuta la complessità dell’uomo come essere sociale, come soggetto portatore di valori che non si riducono al solo perseguimento dell’interesse materiale, né si riducono al mero soddisfacimento di bisogni individuali.

L’ho ricordato anche in altre sedi, se l’economia, nell’elaborare astrattamente i propri modelli, trascurasse questi ulteriori profili, se perdesse di vista anche, e uso una parola che in economia non amano, “supplemento d’anima” che è presente in ogni scelta compiuta dall’operatore economico, finirebbe la stessa economia per non comprendere le reali dinamiche che guidano l’azione umana e, conseguentemente, rischierebbe di smarrire le ragioni stesse della sua missione che è spiegare l’agire dei privati nella complessità dei loro bisogni, delle loro esigenze e prestanze.

All’interno di questo orizzonte, possono così essere agevolmente accolti concetti quali fiducia, responsabilità, reciprocità, bene comune, fratellanza, lee ricordo sempre Adam Smith quando insegnava a Glasgow, lui insegnava filosofia morale e se rileggiamo quell’opera che è il fondamento un po' della moderna economia  "Inquiry into the nature and causes of the wealth of nations", quell’opera fondamentale è intesa di concetti quale benevolenza, e tanti altri che sono tipici, ecco, di un modello non economicistico.  
In questa prospettiva, il coinvolgimento del Terzo Settore è essenziale per una piena attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, quella delle Nazioni Unite che è stata sottoscritta anche dall’Italia. L’Agenda, infatti orienta l’azione di tutti gli attori della vita sociale, politica ed economica verso prospettive di sviluppo coerenti con i principi di sostenibilità sociale, economica e ambientale. Chi se non il Terzo Settore può essere il protagonista di questa auspicata svolta verso un mondo più giusto, più inclusivo, più verde, in definitiva più umano? Il Terzo settore quindi deve essere in prima linea per partecipare da protagonista a questa sfida che ci viene posta dalle grandi trasformazioni che stanno subendo i sistemi economici, tanto più rapide perché sono segnate queste trasformazioni da innovazioni tecnologiche e digitale, che sono sempre più sofisticate, sempre più avanzate. E’ una sfida questa che nasconde anche tante inside per l’essere umano. 

Ecco allora che il volontariato, con la sua azione capillare, ci conferma che in un contesto che si fa sempre più globale i piccoli circuiti e le economie locali ci possono aiutare a diffondere un modo di pensare all’insegna della circolarità, del rispetto dell’ambiente e del lavoro, della tutela del “prossimo”, del “piccolo” e del “vicino”.  

Ho detto più volte che qualsiasi progetto di integrazione su grande scala ha bisogno di ambizione, di attenzione, responsabilità e cura, simile a quella cura, quell’attenzione che ad esempio l’agricoltore rivolge al suo campo. A questo penso quando parlo di una nuova politica del benessere e dell’inclusività sociale, per realizzare la quale gli enti del Terzo Settore sono, e saranno, a fianco di questo Governo, nel rispetto del principio di sussidiarietà.

E mi avvio a concludere, con una bella notizia. Apprendo con soddisfazione che nel 2020 Padova sarà la Capitale Europea del Volontariato: un riconoscimento che l’Italia non ha mai conseguito. Il Centro Europeo del Volontariato ha voluto premiare, attraverso Padova, tutto il mondo e tutti voi, il volontariato italiano. 

Sarà questa un’occasione per rilanciare il ruolo del volontariato verso tutto il paese, e ripensare alle lezioni che offre ai soggetti del mercato, della società tutta intera, della politica.

Il volontariato ricorda certamente ad ognuno di noi che la dimensione antropologica fondamentale è la condivisione, la condivisione socievole e il mutuo ascolto e che le relazioni umane che intessono la vita di una comunità - a tutti i suoi livelli - sono la forma che il dono di sé assume nella famiglia, nei territori, nella vita associata. Ci ricorda che una dimensione di gratuità deve attraversare ogni relazione umana. Ricorda a ognuno di noi che la libertà anch’essa, quando ridotta nel suo fondamentale cuore non è altro che assoluta gratuità. 

Ogni volontario rammenta ad ognuno di noi che i valori contenuti nella costituzione non sono utopia o ideologia, ma un dettato che chiede, esige, reclama di essere incarnato nella storia, individuale e collettiva.

Vi ringrazio per le vostre testimonianze quotidiane, vi ringrazio per la vostra azione, il Governo cercherà di essere sempre massimamente attento alle vostre esigenze".


 

 

(Fonte: Redattore Sociale)

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