Nazionale

La riforma dello sport deve partire dal piano culturale

Tra riforma dello sport e riforma del terzo settore: Vincenzo Manco, Uisp, interviene all'Assemblea nazionale UsAcli e ne approfitta per fare il punto

 

Tra Riforma dello Sport e riforma del Terzo settore: è stato questo il filo conduttore che ha orientato l’incontro pubblico che si è svolto venerdì 27 settembre a Roma, in occasione della terza Assemblea nazionale UsAcli, che si concluderà domani, sabato 28 settembre. Al dibattito coordinato dal vice direttore di Rai Sport Enrico Varriale, hanno preso parte i presidenti di US ACLI Damiano Lembo, di PGS Ciro Bisogno e di Uisp Vincenzo Manco (Vittorio Bosio, presidente Csi, assente giustificato) insieme a Gabriele Sepio, componente del Consiglio nazionale del Terzo Settore ed editorialista del Sole 24 Ore e Andrea Abodi, presidente del Credito Sportivo.

Gabriele Sepio, nel suo intervento, si è soffermato su due aspetti: l’entrata in vigore del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, che presumibilmente scatterà con l’inizio del nuovo anno, come grande occasione per la trasparenza e la semplificazione dell’intero comparto. E il ruolo che giocherà l’associazionismo di promozione sportiva come “ponte” tra Registro Coni e RUNTS. Temi che sono stati ripresi e sviluppati da Vincenzo Manco, chiamato in causa da Enrico Varriale con questa domanda: sarà la volta buona per la riforma dello sport, per cambiare la visuale sullo sport?  

“Se si perde questa occasione rischiamo di tornare indietro di qualche anno – ha risposto Manco – al centro della discussione deve esserci il piano culturale e il valore sociale, educativo e trasversale della pratica sportiva. Per questo dobbiamo stare molto attenti al ruolo che giochiamo sui decreti attuativi della Legge di Riforma”.

(GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVENTO INTEGRALE DI VINCENZO MANCO, PRESIDENTE UISP

“Dobbiamo fare uno sforzo in più e far recepire la definizione europea di sport, a partire proprio dal piano culturale. Da qui nasce l’alleanza di intenti tra i quattro enti di promozione sportiva che siedono intorno a questo tavolo e condividono questa visione, per spingere fortemente ad alzare il livello culturale nell’interazione con le istituzioni e con il governo, a cominciare dal ministro Spadafora col quale possiamo costruire una interlocuzione positiva”.

“Dobbiamo dare una svolta vera al Paese e spingere in avanti verso un cambio culturale. A partire dai dirigenti della promozione sportiva che devono guardare con convinzione ad un futuro dove ci sia maggior trasparenza e maggiori garanzie per tutto il sistema sportivo e per tutti i cittadini. Non si possono tollerare Eps che tesserano associazioni di secondo livello: dobbiamo dirlo con chiarezza. Per questo quindici enti di promozione sportiva sono forse troppi: dobbiamo metterci tutti in gioco se vogliamo far avanzare il Paese. Lo sport sociale e per tutti è terzo settore: vogliamo essere coerenti e giocare un ruolo, la riforma del terzo settore rappresenta una opportunità. Ringrazio anche la sottosegretaria Puglisi, che ieri ospite di queste giornate nazionali UsAcli ha assicurato un reale coinvolgimento degli Enti di promozione nell’iter legislativo”.

"Ci sono tre pilastri nell’articolato della legge delega sullo sport che vanno fatti affiorare con chiarezza - ha proseguito Manco - primo, riordino del sistema sportivo, definendo con chiarezza ruoli e funzioni della promozione sportiva. Il tema della semplificazione amministrativa, a partire dall’apporto dei volontari e delle società sportive del territorio. Terza questione: tema del lavoro sportivo e della dignità da dare a questo tipo di impegno".

"Attualmente gli Enti di promozione sportiva sono i brutti anatroccoli dello sport italiano, che però hanno i grandi numeri: se c’è il grande valore dello sport sociale e per tutti, riconosciuto da tutti in Europa, la riforma deve rappresentare la grande occasione per innalzarne il ruolo e il riconoscimento. Anche all’interno del Coni, il cui Statuto li riconosce non all’articolo 1, come avviene per gli altri soggetti sportivi, ma all’articolo 26". (a cura di Ivano Maiorella)

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