Nazionale

Lo sport è ancora uno specchio della società

La rivista “La critica sociologica”, diretta da Franco Ferrarotti dedica una sezione allo sport, che ha finalmente assunto una dimensione di studio

 

“L’unico sport che ho praticato e che continuo, nei limiti del possibile, a praticare, è il camminare, ma non so se rientra nella categoria”: chi parla è Franco Ferrarotti che ha dedicato un’intera sezione dell’ultimo volume della rivista da lui diretta “La critica sociologica” proprio al tema sport.

Ferrarotti, oggi novantatreenne, è uno dei padri della sociologia italiana che torna ad approfondire il tema del fenomeno sportivo, come fa ciclicamente da molto tempo. Sin da quel “All’ultimo stadio” (ed. Rusconi), scritto insieme al compianto Oliviero Beha. Era il 1983 e non pochi, all’epoca, ma anche oggi, avranno storto il naso di fronte a quell’interesse, apparentemente frivolo, di uno dei caposaldi dell’intellighenzia italiana. Poi nel 1988 il sociologo Ian Robertson scrisse che lo sport rappresentava una sorta di microcosmo rispetto all’intera società. Comprenderne gli aspetti cruciali – i valori, le discipline, i fruitori, l’indotto economico – costitituiva un modo per conoscere meglio la società.

Da allora è passato molto tempo e, anche grazie alla sociologia internazionale e ad alcuni approfondimenti come quelli di Dal Lago e Porro, tanto per citare i più noti, alcuni passi in avanti sono stati fatti e il fenomeno sportivo ha assunto una dimensione di studio e di approfondimento in ambito accademico, sociologico e non solo.

"La critica sociologica" contiene una sezione dedicata al valore sociale dello sport e ai processi educativi. La sezione è introdotta da un corsivo di Franco Ferrarotti "Il tifo in Italia: una Repubblica fondata sul pallone": "E dietro alla 'calcisticizzazione' della società – scrive Ferrarotti - l’analista sociale accorto vede emergere e realizzarsi, come se secoli di evoluzione materiale e morale non avessero avuto luogo, gli antichi istinti della lotta per l’esistenza e per la propria affermazione, la logica dell’armento, il legame tribale che si esalta e si sfoga nella passione con cui si feticizza la propria 'squadra del cuore', i singoli giocatori per i quali 'si tifa' e che assumono il ruolo di autentici divi, eroi popolari oggetto di una devozione di massa”.

Nel volume compaiono anche gli articoli di Francesco Pirone, “Il ruolo sociale dello sport e l'educazione dei giovani: note introduttive”; Antonio Tintori, “La multilateralità sociale dello sport e il suo mancato investimento”; Loredana Cerbara, “Spunti di riflessione sulla didattica dello sport dentro e fuori la scuola a partire dai risultati delle indagini 'Fratelli di sport'”; Valentina Tudisca e Adriana Valente, “Il curriculum di scienze motorie e sportive nelle scuole superiori italiane e l'inclusione sociale”.

L'indice completo è consultabile qui

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