Nazionale

Lo sport può giocare un ruolo importante per il Global Compact

Diritti e dignità per i rifugiati: l'Uisp è tra le 70 associazioni del mondo sportivo al fianco di UHNCR, alla vigilia della Conferenza di Ginevra

 

Qual è il ruolo dello sport all'interno del Global Compact? Si parlerà anche di questo nel corso del primo Forum globale sui rifugiati, che si svolgerà il 17 e 18 dicembre a Ginevra, in Svizzera, e si concentrerà sui seguenti settori: disposizioni in materia di condivisione degli oneri e delle responsabilità, istruzione, occupazione e mezzi di sussistenza, energia e infrastrutture, soluzioni e protezione delle capacità.

Il Patto globale sui rifugiati è un accordo quadro per una condivisione delle responsabilità relative ai rifugiati più equa, riconoscendo che una soluzione sostenibile alle situazioni dei rifugiati non può essere raggiunta senza la cooperazione internazionale. I suoi quattro obiettivi chiave sono: a) allentare la pressione sui paesi ospitanti; b) rafforzare l’autosufficienza dei rifugiati; c) ampliare l’accesso a soluzioni in paesi terzi; d) supportare le condizioni nei paesi di origine per facilitare il rimpatrio in sicurezza e dignità.


Lo sport può giocare un ruolo importante per il Global Compact.

Le migrazioni umane sono un fenomeno che interessa il nostro mondo da sempre. I singoli o intere comunità hanno scelto o sono state obbligate nei secoli a cambiare luogo di vita, tanto che spesso rileggendo la storia si ha difficoltà a comprendere con precisione chi siano gli immigrati, visto che hanno assunto nomi diversi: coloni, pionieri, conquistatori, schiavi... Nell'ultimo secolo le migrazioni sono state definite e in alcuni casi tutelate (ad esempio la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951), ma continuano ad essere considerate un "problema" dalla maggior parte della popolazione e spesso dei governi. Si parla di problema di sicurezza, di impossibilità all'accoglienza, ma spesso ci si dimentica della multidimensionalità del fenomeno e delle diverse proporzioni che esso assume. Inoltre, sempre più spesso la mancanza di informazione induce alla creazione di stereotipi che sfociano nei casi più gravi in aperte forme di razzismo.

Sicuramente negli ultimi anni in Europa si è assistito al più ampio flusso migratorio dalla seconda guerra mondiale, oltre un milione di rifugiati in fuga dalle guerre e dal terrore in cui vivono, in vari paesi sia del continente africano che del Medio Oriente. Come si diceva, però, occorre ragionare in termini globali e i numeri sembrano davvero impressionanti: quasi 26 milioni di persone sono state costrette a lasciare i propri paesi; 37.000 sono quelli che quotidianamente intraprendono il viaggio, un terzo dei rifugiati vive nelle zone del mondo meno sviluppati (dati UNHCR). Per cercare di sostenere questi milioni di persone, l'unico modo è elaborare delle strategie internazionali che coinvolgano tutti i paesi e sviluppare progetti di solidarietà internazionale. Insomma, bisogna uscire dai nostri schemi mentali che mettono al centro di tutto il nostro paese per accogliere un pensiero globale, che tegna conto delle relazioni migratorie che si sviluppano in tutto il mondo

A questo scopo, nel 2016 le Nazioni Unite hanno firmato un accordo a New York, noto come la Dichiarazione di New York e sottoscritto da 193 paesi, che ha come obiettivo principale quello di promuovere azioni per la gestione internazionale di rifugiati e migranti, nell'accoglienza e nel sostegno ai ritorni. Al centro troviamo: la protezione dei diritti umani, attraverso azioni concrete e campagne contro la xenofobia; l'organizzazione degli aiuti umanitari; ma soprattutto la definizione di una nuova cornice che definisce le responsabilità degli Stati membri e dei partner della società civile, in uno sforzo collettivo per garantire livelli di vita dignitosi per tutti.

All'interno di questo quadro nel 2018 UNHCR ha elaborato un Patto globale sui rifugiati (Global Compact on Refugees) che rappresenta un'opportunità unica per rafforzare la risposta internazionale ai grandi movimenti di rifugiati. Lo scopo principale è quello di definire meglio la cooperazione fra gli stati per condividere le responsabilità. Gli obiettivi chiave sono: alleviare le pressioni sui paesi ospitanti; migliorare l'autosufficienza dei rifugiati; ampliare l'accesso a soluzioni nei paesi terzi; creare condizioni di supporto nei paesi di origine per il ritorno in sicurezza e dignità.

Che c'entra lo sport con tutto questo? La risposta la troviamo nelle azioni quotidiane che da anni l'Uisp porta avanti nel quadro dell'accoglienza, del contributo alla ritrovata salute psicofisica, della socializzazione e quindi della ricostruzione personale di chi ha subito torture e violenze, lasciando ogni cosa per una vita migliore. Testimonianze della bontà del ruolo che ha sempre giocato lo sport sono i tanti risultati ottenuti, il riconoscimento che dal Libro Bianco sullo sport in poi è venuto dall'Unione Europea e ora lo sport entra nei documenti ufficiali delle Nazioni Unite, non più con un ruolo marginale.

All'interno del Global Compact tra i diversi suggerimenti e raccomandazioni, ci sono ben tre paragrafi specifici che riconoscono l'importante ruolo dello sport nell'inclusione sociale di richiedenti asilo e rifugiati.

Più nello specifico:

"Articolo 44. Riconoscere l'importante ruolo che le attività sportive e culturali possono svolgere per lo sviluppo sociale, l'inclusione, la coesione e il benessere, in particolare de bambini rifugiati (sia ragazzi che ragazze), adolescenti e giovani, nonché per le persone anziane e le persone con disabilità. Dovranno crearsi dei partenariati per aumentare l'accesso alle strutture e alle attività sportive e culturali nelle aree di accoglienza dei rifugiati". (pag. 8 – cap. A 3 Strumenti chiave per condividere oneri e responsabilità)

"Articolo 73. (...) Sono incoraggiati azioni di prevenzione delle malattie, servizi di immunizzazione e attività di promozione della salute, compresa la partecipazione all'attività fisica e allo sport; (...)". (pag 14 – capitolo B 2.3 Salute) 

"Articolo 84. Riconoscendo l'importanza di buone relazioni tra le comunità, in attesa della disponibilità di soluzioni, dovranno essere progettati programmi e progetti durevoli volti a combattere tutte le forme di discriminazione e promuovere la coesistenza pacifica tra rifugiati e comunità ospitanti, in linea con le politiche nazionali. Verranno sostenuti programmi e progetti specifici per migliorare la comprensione della difficile situazione dei rifugiati, anche attraverso la cooperazione tecnica e la formazione per lo sviluppo di capacità per le comunità e il personale locali. Sarà incoraggiato il coinvolgimento di bambini, adolescenti e giovani, anche attraverso attività sportive e culturali, l'apprendimento delle lingue e l'istruzione. Per promuovere il rispetto e la comprensione, oltre a combattere la discriminazione, verranno sfruttati il potere e l'impatto positivo della società civile, delle organizzazioni confessionali e dei media, compresi i social media". (pag 14 – C 2.10 Promuovere buoni rapporti e convivenza pacifica) 

È proprio dai principi ispiratori del Global Compact che trae ispirazione la campagna lanciata da UNHCR #EveryoneCounts (ognuno conta), che preannuncia il #RefugeeForum che si terrà a Ginevra dal 16 al 18 dicembre. #EveryoneCounts: ogni voce, ogni azione, ogni storia e ogni sogno. L'UNHCR ritiene che tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere nella ricerca di soluzioni che consentano ai rifugiati di vivere vite dignitose. (di Daniela Conti)

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE
UISPRESS

PAGINE UISP

AVVISO CONTRIBUTI ASD/SSD

BILANCIO SOCIALE UISP

FOTO

bozza_foto

VIDEO

bozza_ video

Podcast

SELEZIONE STAMPA

BIBLIOTECA UISP