Nazionale

Lo sport Uisp contro le discriminazioni in Europa

Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali, ha partecipato alla stesura di un report sull'incitamento all'odio e le discriminazioni razziali nello sport

 

Mercoledì 19 settembre l’Uisp ha partecipato alla riunione della Commissione Uguaglianza e Non-discriminazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La commissione sta preparando un rapporto su hate speech and acts of hatred in sport (incitamento all’odio ed atti di odio nello sport). Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali, cooperazione e interculturalità e organizzatore dei Mondiali Antirazzisti, è stato invitato a partecipare per illustrare il lavoro dell’Uisp nel campo del razzismo nel mondo dello sport.

“L’Uisp ha una lunga esperienza nel maneggiare sport e integrazione – ha detto Balestri - Garantisce a tutti e tutte la libertà di giocare e di partecipare ai nostri eventi, manifestazioni e campionati, senza limitazioni, come invece avviene negli eventi organizzati da alcune federazioni sportive. L’Uisp organizza molte iniziative a livello locale contro le discriminazioni e sviluppa progetti specifici per garantire a tutti la possibilità di fare attività sportiva. L’attività sportiva si mette dunque al servizio di un fine superiore che è quello dell’arricchimento attraverso le differenze. Le regole diventano flessibili per favorire l’incontro e la conoscenza reciproca".

Sono molte le esperienze e le proposte di sport inclusivo che l’Uisp ha prodotto negli anni, tra questi il progetto Calciastorie, realizzato in collaborazione con Lega Calcio Serie A, che ha avuto come scopo principale quello di ricostruire il valore dell'integrazione attraverso il recupero della memoria e il racconto di storie particolarmente significative di integrazione nel mondo del calcio. Il progetto Sportantenne ha visto l’Uisp al fianco dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali nella raccolta dei dati su episodi di razzismo utilizzando la nostra capacità di essere, attraverso le società sportive affiliate, direttamente sul territorio. I Mondiali Antirazzisti sono da 22 anni un laboratorio interculturale che riunisce migliaia di giovani in una quattro giorni di sport, cultura e musica e possono essere considerati la più grande e più longeva kermesse di sport popolare contro il razzismo.  

Il mondo è sempre più interconnesso, la società sempre più globale ma allo stesso tempo cresce la necessità di lottare contro le discriminazioni: “Gli anni Novanta hanno sdoganato il politicamente corretto - ha proseguito Balestri - essere antirazzisti da allora è diventato senso comune, una conquista culturale di quasi tutta Europa, infatti in quel periodo prendevano piede azioni sempre più efficaci contro il razzismo e le discriminazioni, campagne che partivano dal basso e riuscivano ad influenzare anche le stesse istituzioni che hanno così cominciato a promuovere autonome campagne istituzionali. Purtroppo le grande conquiste culturali e politiche, quelle vittorie parziali sul pregiudizio, sono state violentemente spazzate via negli ultimi anni da altri e ben più radicati sentimenti. Complici il fenomeno di migrazioni massicce, la crisi economica, i discorsi d’odio alimentati ad arte, attualmente vince la paura: di essere invasi dalle nuove ondate migratorie, di perdere lavoro e identità”.

Questo si riflette anche nell’esercizio del tempo libero e dello sport. “Lo sport dovrebbe essere un elemento facilitatore di confronto, conoscenza e scambio: incontro e relazioni, infatti, fanno superare paure e pregiudizi sul diverso – conclude Carlo Balestri - Eppure spesso accade che sulle tribune, nei commenti sui campi si verifichino episodi di discriminazione nei confronti di chi ha la pelle diversa, di chi ha religione diversa o diversi orientamenti sessuali. Esistono, inoltre, vere e proprie limitazioni legali e amministrative per la partecipazione dei non cittadini all’attività sportiva sia a livello professionistico che dilettantistico. Dobbiamo infine, sottolineare anche come minoranze e migranti siano sottorappresentati, soprattutto nella gestione delle organizzazioni sportive". 

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