Nazionale

"L’Uisp e la città": strategie per il rilancio delle politiche associative

Si è svolto il seminario nazionale delle politiche Uisp per confrontarsi sul tema dello sport sociale negli spazi urbani. Parlano V. Manco e F. Pirone

 

Sabato 7 aprile si è svolto a Bologna il seminario di formazione nazionale sul tema della città, dal titolo "L’Uisp e la città. Sportpertutti, spazi urbani, reti sociali", promosso dalle politiche Uisp salute e l’inclusione, ambiente, impiantistica e beni comuni e terzo settore. Si è trattato dell’avvio di un percorso di lavoro in un’ottica intersettoriale e in raccordo con le strutture di attività, con l’obiettivo di condividere i programmi e le azioni da intraprendere per un rilancio delle politiche associative.  

“I forti processi di antropizzazione che caratterizzeranno il pianeta nei prossimi trent'anni, riguarderanno soprattutto le città – spiega Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - Una concentrazione che toccherà il 70% della popolazione mondiale. Per un’associazione come la Uisp che si occupa di benessere e qualità della vita attraverso la declinazione dello sport per tutti, la città è il luogo nel quale si evidenziano maggiormente i processi e le trasformazioni della pratica sportiva nel rapporto con i diritti di cittadinanza e pertanto con l'idea di salute, di inclusione per la riduzione delle disuguaglianze, attraverso anche il coinvolgimento delle reti sociali territoriali. Allora diventa necessario declinare la nostra proposta sportiva guardando i temi della rigenerazione urbana e della mobilità dolce, dei beni comuni, dell'impiantistica sportiva tradizionale e di quella non codificata, immaginando il valore aggiunto che la nostra idea di sport produce sul terreno della valutazione d'impatto sociale nel rapporto con il territorio e le comunità”.

Uno degli obiettivi dell’incontro è la realizzazione di una piattaforma condivisa, capace di esprimere con un linguaggio comune le politiche dell’Uisp volte a una riduzione delle disuguaglianze e per l’acquisizione di maggiori diritti individuali e collettivi, in grado di essere riconosciuta dagli interlocutori istituzionali e capace di affermare il proprio ruolo quale soggetto politico attivo.

“Con questo appuntamento la Uisp ha dato prova di avere capacità e competenze, per mettere insieme, in modo trasversale e sistemico tutto questo – prosegue Manco - Lo abbiamo fatto con l'umiltà che ci contraddistingue, avendo cioè contezza del nostro limite all'interno dei processi di globalizzazione che hanno interessato anche la pratica e la cultura sportiva. Per tale motivo abbiamo chiesto il contributo di relatori esterni, che ancora voglio ringraziare, che hanno arricchito i contenuti e che permetteranno alla nostra associazione di procedere in modo più definito verso l'orizzonte della nostra rinnovata identità nel rapporto con le trasformazioni sociali cui stiamo assistendo”.

Iniziamo la pubblicazione dei materiali dall'intervento di Francesco Pirone, del Dipartimento di scienze sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II che, nella sua relazione, ha presentato un’analisi dei cambiamenti registrati nel rapporto tra sport e società, anche sulla scorta dei recenti dati Eurobarometro, frutto di un’indagine di opinione rivolta ai cittadini europei, che però non considera giovani fino ai 14 anni.

Una peculiarità che emerge in Italia, e in tutta l’area mediterranea, è la presenza centralista dei Comitati olimpici e la debolezza del sistema associativo. In Italia risalta poi una netta polarizzazione tra sportivi intensivi e sedentari e, pur avendo un po’ migliorato la percentuale dei cittadini che camminano rispetto alla precedente analisi, è il nostro Paese è penultimo nella classifica europea. Siamo anche molto indietro rispetto a chi pratica attività fisica e sport in outdoor, in casa e nei luoghi di lavoro, mentre la pratica si concentra negli impianti sportivi tradizionali, a conferma di uno sport vissuto come residuale, legato al tempo libero, e non come scelta di stile di vita. Per scaricare la presentazione di Pirone clicca qui

Secondo Pirone si sta andando verso una desportivizzazione dello sport: la pratica sportiva si allontana dal modello agonistico e disciplinare, mentre si sviluppa una pratica che segue altre motivazioni, come l’espressione di sè, o un’esigenza puramente strumentale, legata principalmente a salute ed estetica. È cambiato il significato sociale dello sport, non più rappresentato da una piramide con lo sport agonistico in cima, ma da una chiesa il cui campanile è l’agonismo mentre il corpo è una base sempre più variegata.

Le tendenze recenti indicano una crescita del fai da te sportivo, attraverso la pluralizzazione della pratica sportiva non codificata e fuori dai rapporti con le associazioni, e dall’altra parte una spinta verso il mercato e la commercializzazione della pratica. In Italia, la riforma del terzo settore, spinge verso una ibridazione dei modelli, nel senso di una maggiore commercializzazione: in particolare, la creazione delle associazioni sportive con fini di lucro spinge in questa direzione.

Le strategie proposte dal sociologo si concentrano sulla creazione di città attive, in cui si valorizzi il rapporto tra corpo e spazio urbano, migliorando la qualità degli spazi che vanno ripensati progettualmente tenendo conto dei gruppi fragili: sarebbe necessaria una pianificazione urbana che ridefinisca gli spazi anche attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, in una città che sia aperta, tollerante e inclusiva.

Per ascoltare l’audio dell’intervento di Pirone clicca qui 

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