Nazionale

L’Uisp sulla Rai con la storia del calcio femminile in Italia

Su Radio 1 Rai la trasmissione “Il pescatore di perle” ha ricostruito le alterne vicende dello sport femminile. L’intervento di Sergio Giuntini

 

La battaglia per la parità di genere in Italia non è recente, ma nonostante questo non si è ancora affermata una cultura di pari diritti ed opportunità, neanche nello sport: la trasmissione “Il pescatore di perle”, di Carlo Albertazzi, andata in onda su Radio 1 Rai sabato 3 ottobre, ha preso spunto dal romanzo “Giovinette” per ricostruire una vicenda che dal 1933 sembra non aver fatto tanti passi avanti. Ospiti in diretta l’autrice del libro, la giornalista Federica Seneghini, e lo storico dello sport Sergio Giuntini.  

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Il libro racconta l’esperienza di un gruppo di ragazze che, negli anni ‘30, intraprese una sfida contro la cultura maschilista del tempo, amplificata dalla dittatura fascista. La nascita del libro è legata ai Mondiali di calcio femminili che si sono giocati in Francia nel 2019: “A pochi giorni dall’inizio delle partite - ricorda Seneghini - mi trovai a scrivere un articolo per il Corriere della sera che ripercorresse la storia del calcio femminile in Italia. Facendo ricerche mi sono imbattuta in questa vicenda interessante ed ho anche potuto incontrare la nipote di una di queste calciatrici”. 

La storia delle “Giovinette” milanesi che si lanciarono in quest’avventura sportiva ebbe purtroppo durata breve, collegata anche ad una ambivalenza del fascismo rispetto allo sport femminile, come evidenza Giuntini: “Il regime incoraggiava l’attività fisica delle donne per potenziare la demografia del paese attraverso madri sani e forti, ma allo stesso tempo temeva che l'eccessiva indipendenza della donna avrebbe nuociuto all’immagine virile di un regime come quello mussoliniano. Il calcio è proprio lo specchio di questa criticità: si tratta del gioco maschile per eccellenza, quindi l’inclusione femminile avrebbe provocato molti problemi al regime”. 

Proprio per questo con l’arrivo al vertice di Coni e Figc di Achille Starace l'avventura delle "Giovinette" si interrompe, senza riuscire nemmeno a giocare una partita, già programmata, contro la squadra di Alessandria. “L’apertura verso lo sport femminile incontrò resistenze nella chiesa e nel perbenismo della società italiana di quegli anni - aggiunge Giuntini - per cui la missione fondamentale della donna era la maternità e le future madri italiche non dovevano avere distrazioni. In questa ottica, Starace fa una scelta precisa: ottimizzare lo sport italiano delegando tutte le attività alla preparazione olimpica. Poichè il calcio femminile non rientrava nelle discipline olimpiche veniva giudicato inutile, mentre si privilegiavano atletica leggera e basket. Tutto il lavoro precedente, che voleva creare una base femminile per lo sport italiano, viene trascurato a vantaggio delle conquiste dello sport olimpico. Una miopia che purtroppo non verrà eliminata neanche dopo la guerra”.

Con qualche eccezione, legata proprio alla storia dell’Uisp. La trasmissione ricorda, attraverso un documento audio dell’epoca, un incontro di calcio femminile tra le squadre di Torino ed Alessandria, giocato a Roma nella primavera 1948, che viene presentato con commenti sessisti e ironici. Sergio Giuntini contestualizza quell’evento nella cornice della presentazione nazionale dell’Uisp, avvenuta il 4 aprile 1948, proprio a Roma, al teatro Esperia. “La partita era organizzata nell’ambito di una manifestazione polisportiva che faceva da anteprima alla presentazione ufficiale dell’Uisp, allora Unione Italiana Sport Popolare, l’organizzazione sportiva della sinistra italiana. L’Uisp fu il primo ente sportivo italiano che cercò di promuovere il calcio femminile, infatti pochi mesi dopo organizzò a Firenze un incontro tra la squadra locale e una di Torino, mentre nel 1968 darà vita per prima a un suo campionato di calcio femminile. C’erano ancora gravi pregiudizi sul calcio femminile ma tentativi di aprire alle donne, anche se artigianali, si ebbero anche prima del grande spartiacque del ‘68: la grande assente fu la Figc, che ancora per molto tempo si guardò bene dal promuovere il calcio femminile”. (A cura di Elena Fiorani)

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