Nazionale

L’Uisp sulla Rai: l’acquaviva custode delle acque dei fiumi romani

Un lungo approfondimento della trasmissione "Inviato speciale" di Radio 1 Rai percorrendo le acque dell’Aniene con gli operatori Uisp

 

Il fiume e la città: un rapporto storico e vitale che nei secoli ha permesso lo sviluppo della capitale diventandone negli ultimi anni vittima. Infatti, il malcostume di gettare rifiuti nel corso d’acqua e sulle sponde è diventata ormai una prassi incivile, che è quasi impossibile denunciare perchè ben nascosta lungo le rive del fiume Aniene. Milvia Spadi ha realizzato, all’interno della trasmissione di Radio 1 Rai "Inviato speciale", un approfondimento sulla condizione del fiume romano, accompagnata proprio dall’Uisp. Il responsabile dell’acquaviva Uisp, Gianni Russo, insieme a Daniele Mangiavacchi e Marco Di Clemente ha accompagnato la giornalista nella navigazione di un tratto del fiume, circa 20 chilometri partendo dalla Tenuta del Cavaliere, antica azienda agricola comunale nel comune di Lunghezza, subito fuori dalla capitale.

ASCOLTA L’AUDIO (dal minuto 13'24)

L’Uisp è diventata un riferimento per conoscere le condizioni dei fiumi, in particolare romani, da quando ha iniziato a percorrerli denunciando le situazioni di degrado incontrate, per promuovere un nuovo progetto di tutela e valorizzazione dei tratti fluviali vicini alle nostre città.

Durante una delle tante escursioni dell’Acquaviva gli operatori Uisp hanno trovato una discarica abusiva con oltre 60 frigoriferi da bar buttati tra rive e acqua. Gianni Russo, insieme ad altri operatori, hanno percorso tutto l’Aniene, dai monti Simbruini dove nasce, fino allo sbocco nel Tevere: nel loro viaggio hanno stilato un catalogo dei danni ecologici distribuiti sulle rive, ma anche le bellezze che il fiume ancora offre.

“Abbiamo incontrato l’antica campagna romana – dice Gianni Russo – un paesaggio che ha ispirato quadri che sono nei musei di mezzo mondo e che è stato infettato dallo scempio urbano. Il primo tipo di inquinamento è quello delle cartiere: molte hanno chiuso ma si percepiscono ancora gli effetti. Poi ci sono le cave di travertino che non fanno decantare le acque reflue e verso Roma questi tipi di inquinamento chimico e biologico si sommano, fino ad arrivare alla confluenza con il Tevere dove alcuni studi dicono ci sia la morte biologica”.

Gli alberi sulle rive hanno i rami pieni di stracci, plastica, detriti portati dal fiume che si incastrano e restano sospesi. In primavera la natura cresce rigogliosa e selvaggia sopra il degrado: le aree prossime al fiume sono le più devastate, luoghi adatti per abbandonare indisturbati tutti i tipi di rifiuti che, con le piene, arriveranno al mare. Grazie all’Uisp il nucleo forestale dei Carabinieri ha aperto un’inchiesta sul traffico di rifiuti ingombranti, inquadrando un racket di aziende di smaltimento che, anziché portare questi detriti nei luoghi designati, li buttano lungo il fiume. “C’è tutta un’economia, sempre meno sommersa, legata allo sversamento di ogni tipo di rifiuto – aggiunge Russo - Il danno non sempre si vede ma verso l’abitato il panorama si fa sempre più desolante. L’80% dell’inquinamento del tratto urbano del Tevere è dovuto all’Aniene. Noi spesso informiamo e accompagniamo gli investigatori sui luoghi dei reati ecologici e puntiamo alla creazione di un parco fluviale in questi luoghi che sono meravigliosi e meriterebbero la giusta tutela e salvaguardia”. (A cura di Elena Fiorani)

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