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Match Sport: come contrastare la violenza nello sport

Il progetto europeo, di cui l'Uisp è partner, si avvia alla conclusione. Dagli appuntamenti formativi sono emerse le storture del fenomeno sportivo

 

Il progetto Match-Sport, cofinanziato dal programma Erasmus+ dell'Unione Europea, si avvia alle sue battute conclusive, infatti, il progetto si chiuderà ufficialmente il 30 giugno 2021 a seguito della proroga accordata dalla Commissione Europea a causa del permanere dello stato pandemico.

L’obiettivo del progetto era analizzare il fenomeno della violenza, in particolare quella di stampo discriminatorio nello sport di base, e offrire aiuto ad autorità locali e club per combatterla. Nell'ambito del progetto è stata ideata una campagna di comunicazione on line rivolta ai social media, divulgata in occasione della Settimana europea dello sport 2020, dal 23 al 30 settembre: la campagna #weplayfair ha realizzato una serie di poster volti a sensibilizzare sulla discriminazione e la violenza nello sport e a promuovere le azioni svolte nell'ambito del progetto. La campagna si è rivolta principalmente agli attori sul campo, professionisti dello sport, club dilettantistici, associazioni contro le discriminazioni, ma si rivolge anche ad un pubblico più ampio e alle istituzioni locali. 

Negli ultimi mesi si sono svolti gli appuntamenti formativi rivolti agli educatori sportivi dei 5 paesi coinvolti nel progetto su diverse tematiche, tutte centrate su come combattere il fenomeno della violenza e della discriminazione nello sport di base. Gli appuntamenti formativi coordinati dal capofila del progetto EFUS-European Forum for Urban Security si sono svolti on line e hanno coinvolto complessivamente un centinaio di persone.

La Uisp ha condotto due seminari sul tema “Come ridurre la violenza e le discriminazioni nello sport di base”, concentrandosi in particolare su come cambiare le regole e creare soluzioni innovative che permettano una maggiore inclusione. Per combattere le discriminazioni occorre sempre di più proporre delle attività miste, che non abbiano barriere di accesso dovute a difficoltà motorie e psichiche, differenza di sesso o orientamento di genere, provenienza etnica o colore della pelle. Si è parlato di come combattere la violenza negli stadi, ma anche nei campi di periferia e del fenomeno dei “genitori ultrà” che spesso impediscono una serena fruizione dello sport da parte dei propri figli. Per questo sono stati utilizzati diversi esempi di buone pratiche Uisp come: Mondiali Antirazzisti, Baskin, Oltre le regole, Carta europea dei diritti delle donne nello sport, tesseramento Alias.

Carlo Balestri e Daniela Conti hanno condotto il 23 e 24 febbraio un seminario per 25 educatori sportivi e dirigenti di ASD provenienti da Loano e Maranello, i cui comuni sono partner del progetto. L’intervento formativo ha visto un’attiva partecipazione di tutti i partecipanti e si è incentrato sulla metodologia del Campo dei miracoli, già sperimentato nel progetto Pinocchio. La discussione si è accesa soprattutto sulla tematica della discriminazione delle donne nella pratica di alcuni sport e degli stereotipi che girano intorno al mondo delle atlete. Altra tematica che ha monopolizzato la discussione è stata quella della violenza in campo e fuori, e della tendenza di alcuni genitori a fomentare la violenza sugli spalti, anche prevaricando il ruolo degli allenatori.

Il 9 e il 16 marzo si è svolta la formazione per 25 educatori sportivi, dirigenti di associazioni locali e direttori di impianti sportivi di Liegi e Valence: partner del progetto sono, infatti, il Comune di Valence e l’Associazione Planet Rugby per la Francia e il Comune di Liegi e l’associazione degli Ultras dello Standard Liegi per il Belgio. Questo appuntamento è stato condotto in francese da Daniela Conti e Layla Mousa e, oltre alla presentazione delle buone pratiche Uisp e della visione che l’associazione ha nel rimettere al centro la persona con i suoi bisogni, è stata proposta una sessione di discussione comune. Anche in questo caso il tema principale è stato quello della violenza verbale e fisica che si sviluppa nello sport di base e che spesso eccede anche in comportamenti discriminatori nei confronti di persone nere o con origini etniche differenti. In particolare si è discusso sulle tecniche di mediazione portate avanti in passato da Progetto Ultrà che sono transitate poi nei Mondiali Antirazzisti, e delle buone pratiche messe in atto dall’associazione belga che lavora nello stadio e dall’associazione francese che lavora con il rugby nei quartieri più poveri e complessi. Anche in questo caso un tema su tutti ha dominato: l’ingerenza dei genitori che spesso diventano violenti durante le partite.

In tutti questi appuntamenti è merso forte un problema: l’eccessiva attenzione per il campionismo, l’esaltazione del professionismo, i soldi che girano intorno ad alcuni dei più grandi campioni che danno vita ad una visione distorta dello sport per i giovani, che è e dovrebbe rimanere prima di tutto divertimento, educazione e socializzazione. (Daniela Conti)

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