Sabato 29 aprile l’Uisp ha partecipato al Trento Film Festival con un convegno dal titolo “Arrampicata sostenibile”, che ha promosso una riflessione sullo sviluppo di questa pratica e sul suo impatto sull’ambiente ma anche sul turismo del territorio. I lavori sono stati introdotti da Santino Cannavò, coordinatore Uisp Montagna: “Ormai da qualche anno in Italia assistiamo ad un trend di crescita dell’arrampicata sportiva outdoor e del boulder (arrampicata su massi), che si svolgono entrambe in ambiente naturale. Sono diverse migliaia i praticanti che frequentano le falesie e la aree boulder e giornalmente vengono attrezzate nuove aree ed itinerari”.

Tanti sono i frequentatori giornalieri o del week-end e tante le iniziative che tendono a concentrare i partecipanti su eventi territoriali. Oltre ai raduni storici e più famosi come Mello e San Vito Lo Capo, il primo con il Melloblocco con oltre 3000 partecipanti ed il secondo con il San Vito climbing festival con 1000, nascono continuamente nuovi appuntamenti che si pubblicizzano attraverso i social ed il passaparola.
Il fenomeno è osservato con grande interesse dai produttori di materiale sportivo e dalle amministrazioni locali che lo vedono come un investimento per incentivare l’offerta turistica del territorio. Anche l’Uisp da diversi anni, con la Struttura d’attività montagna partecipa all’organizzazione delle attività e alla formazione degli operatori, OSV e attrezzatori di itinerari.

Il fenomeno però, non è circoscritto alla montagna ma interessa ogni falesia, anche in riva al mare, che abbia le caratteristiche per essere un luogo facilmente raggiungibile, offrire servizi e permettere un soggiorno a prezzi accessibili. “Crescono i gruppi, in particolare di giovani, che con continuità si incontrano in queste aree e si diffonde, importata dalla Germania e da oltre oceano, la giornata climbing per la famiglia. Adulti con bambini si danno appuntamento presso queste aree attrezzate per trascorrere giornate in ambiente naturale, arrampicando su massi abbastanza alti da permettere passaggi in sicurezza senza l’ausilio di attrezzature atte alla protezione, con scarpette e materasso da caduta. Un crescendo di attività che lascia ben sperare per la partecipazione e la propagazione di tali discipline ma che induce, vista la quantità e velocità con cui si sta sviluppando, a qualche riflessione sulla sostenibilità degli eventi”.

Il fenomeno è correlabile a tutte quelle attività in ambiente naturale che vivono una fase di crescita e, oltre ad attrarre sempre più partecipanti, rappresentano anche un volano di crescita del turismo sostenibile. Però bisogna tenere presente che tali attività si svolgono il più delle volte in aree ad alta vocazione naturale che, se sottoposte a pressioni ambientali intense, possono subire danni irreversibili perdendo la loro capacità di svolgere un servizio ecosistemico e di attrazione per un turismo ecosostenibile.

"E’ necessario pertanto costruire i presupposti perché la loro propagazione non rappresenti un pericolo ambientale come è successo per lo sci-alpino, e non saranno certamente le regole o le proibizioni a salvaguardare questi ambienti, ma una attenta gestione sinergica tra amministratori locali, enti atti alla protezione, associazioni sportive e categorie di rappresentanza imprenditoriale e turistica, che miri ad uno sviluppo sostenibile e durevole. L'Uisp - conclude Cannavò - da tempo si sta impegnando in tal senso promuovendo protocolli d’intesa con gli enti parco che mirano a costruire attività sportive sostenibili; dialogando con il CAI, la FASI, il Collegio delle Guide Alpine, per studiare strategie comuni e una corretta modalità di diffusione; rafforzando, attraverso la formazione e la pratica, la conoscenza sugli impatti ambientali di tali discipline ed il loro valore “strategico” per uno sviluppo economico e sociale.