Nazionale

Nessuno resti indietro per colpa del coronavirus

Il Forum Disuguaglianze Diversità, di cui l'Uisp fa parte, propone uno schema per il contenimento degli effetti sociali ed economici della crisi

 

A un anno dalla presentazione del rapporto “15 proposte per la giustizia sociale”, un pacchetto di proposte per contrastare le disuguaglianze, il Forum Disuguaglianze e Diversità organizza, il 25 marzo alle 17.30, il confronto in streaming “Disuguaglianze nell’epoca delle crisi. Un anno di vita e più utili che mai: le nostre 15 proposte”, su salute (sanità in Italia e mancata cooperazione tra stati), attivismo civico in queste ore e misure di protezione sociale universale perché nessuno resti indietro per colpa dell’emergenza determinata dal coronavirus. L’impreparazione alla crisi e i suoi effetti diseguali confermano la diagnosi e le proposte del ForumDD, e mentre si ragiona sulla mobilitazione che sarà necessaria una volta usciti dalla situazione di emergenza, ci si interroga sulla situazione attuale e sulla necessità di rilanciare una protezione sociale universale a misura delle persone. E’ possibile aderire alla proposta del ForumDD. Sarà possibile seguire l'evento clicando qui o sulla pagina Facebook del ForumDD.

Gli strumenti di protezione sociale ci sono e vanno utilizzati, a cominciare dall’estensione del Reddito di cittadinanza. Condividiamo lo schema che il Forum Disuguaglianze Diversità, di cui l'Uisp fa parte, e Cristiano Gori, docente di politica sociale all'Università di Trento propongono per valutare e completare le proposte di contenimento degli effetti sociali ed economici della crisi all’attenzione del Parlamento e del paese. Uno schema ispirato al principio di una tutela universale per tutte le persone a misura delle persone.

"Partiamo da un assunto che riteniamo imprescindibile - si legge nel comunicato - questa crisi non deve creare nuove disuguaglianze e far crescere rabbia e risentimento nelle persone, deve accrescere non ridurre la coesione sociale. Bisogna tutelare ogni persona a rischio, sia i garantiti, sia gli esclusi. Questo significa fare a un tempo cose diverse: salvaguardare i posti di lavoro, ogni volta che sia possibile; assistere chi perde l’occupazione; attenuare gli effetti che derivano dal temporaneo cambio di vita. Agire solo a tutela di alcune categorie d’individui, magari di quelli che hanno una voce più forte, sarebbe profondamente errato e ingiusto. Secondo requisito cruciale è che le misure adottate siano di attuazione semplice e tempestiva: intervenire senza effetti certi e immediati, infatti, sarebbe fatale.

Il Governo sembra intenzionato a contrastare la creazione di nuove disuguaglianze e ad agire con tempestività. La partita si gioca, dunque, sulla definizione degli interventi da mettere in campo. L’esperienza internazionale ci offre importanti spunti, invitandoci da subito ad adottare un approccio universale, rivolto a tutte le persone, e a raggiungere l’obiettivo utilizzando e adattando strumenti già a disposizione, che consentono sia l’identificazione e il supporto immediati dei beneficiari sia la possibilità di differenziare le risposte in base alle diverse esigenze di ognuno.

Le proposte che il Governo sta per sottoporre in queste ore al Parlamento e al paese potranno essere valutate alla luce di due criteri. Primo, abbracciare con lo sguardo l’intera popolazione e distinguere al suo interno le diverse categorie di persone colpite: da un lato, minori, inoccupati e pensionati, a seconda delle differenti condizioni di partenza di ciascuno; dall’altro, gli occupati, ma cogliendo anche qui i loro assai diversi gradi di vulnerabilità. Suggeriamo un modo per farlo, individuando quattro categorie che tengono conto sia della natura dei rapporti di lavoro, sia della resilienza delle imprese.

Secondo, per ognuna di queste categorie, individuare gli strumenti di welfare esistenti più adatti, modificandoli ed espandendoli in modo da adattarli alla situazione emergenziale. Per il lavoro saltuario e irregolare (oltre 4 milioni di persone) solo l’espansione del Reddito di cittadinanza appare in grado di impedire l’impoverimento delle persone che perderanno il lavoro, esplorando così le ipotesi che prefiguriamo. Per il lavoro dipendente o autonomo di piccole e medie imprese (oltre 3 milioni), appare necessario valutare sia l’adattamento della “Nuova assicurazione sociale per l’impiego” (NASpI), sia, di nuovo, l’”espansione” del Reddito di cittadinanza. Gli stessi due strumenti vanno presi in considerazione per il lavoro dipendente precario (diretto o indiretto) di piccole, medie e grandi imprese resilienti (fra 2 e 3 milioni), per cui l’efficacia di misure come la Cassa Integrazione è dubbia e controversa. Quest’ultimo strumento appare invece appropriato, insieme ad altri strumenti tradizionali, per il lavoro dipendente stabile o autonomo di piccole, medie e grandi imprese resilienti (fra 11 e 12 milioni).

I gravi rischi relativi a una di queste categorie, il “lavoro stabile di imprese resilienti”, stanno per essere affrontati espandendo le misure esistenti di Cassa integrazione guadagni. Bene. Compiamo uno sforzo collettivo affinché anche tutte le altre categorie, del lavoro e del non-lavoro, siano raggiunte. E affinché per tutte esse si proceda partendo dall’impianto, dall’infrastruttura organizzativa e pratica, di misure esistenti, e comunque con procedure di assoluta semplicità e automaticità e che tutelino la dignità delle persone.

Se il confronto delle prossime ore in Parlamento e nel paese si avvarrà di questo schema metodologico - concludono - i provvedimenti finali potranno essere giusti e sentiti dal paese e ognuno si sentirà accompagnato. Se vi è la necessità di prendersi pochi giorni in più, esiste il modo di combinare tempestività e robustezza dell’azione: si approvino subito i principi e la logica complessiva di una risposta a carattere universale, e ci si prenda quei pochi giorni per i dettagli da cui dipendono robustezza ed efficacia dell’azione complessiva. In tanta preoccupazione e cupezza, questo atto rappresenterebbe una rottura positiva, in linea con l’orgoglio che il paese sta mostrando per la scelta compiuta di mettere la salute al primo posto. Sarebbe un segnale che lo stesso Stato che ti “chiude in casa” è davvero consapevole delle conseguenze che ne derivano per la tua vita ed è attrezzato ad aiutarti ad affrontarle. Chiunque tu sia. (Ufficio stampa Forum Disuguaglianze Diversità)

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