Nazionale

Servizio civile, il Governo si impegna a trovare fondi aggiuntivi per il 2019

Senza risorse aggiuntive, nel 2019 ci sarà disponibilità per metà dei 53 mila volontari messi a bando quest’anno

 

Dopo la protesta delle associazioni di servizio civile e il comunicato diffuso da Licio Palazzini, presidente del CNESC, arriva la replica del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega al servizio civile, Vincenzo Spadafora.  In una nota conferma l’impegno “a trovare fondi aggiuntivi per il 2019”.

Lo scorso 9 novembre CNESC-Conferenza Nazionale Enti di servizio Civile, Forum nazionale servizio civile, Associazione Mosaico e Rappresentanza nazionale dei volontari avevano chiesto di non fare "passi indietro sul Servizio civile universale".

“La legge di bilancio in discussione alla Camera non prevede alcun taglio significativo per il 2019 - dichiara Spadafora - In sostanza, si conferma quanto stanziato dal precedente Governo (152.272.678 euro, che, con una riduzione di circa 4.000.000 euro, dovuta ai tagli per il contenimento della spesa pubblica applicati a tutte le amministrazioni centrali nell’ambito della manovra di bilancio, sono diventati 148.145.320 euro)”.

Sia nel 2017 che nel 2018, ricorda il Sottosegretario, i fondi stanziati in Finanziaria sono andati via via diminuendo, e sono stati integrati con risorse trovate altrove. “Nel 2017 – spiega - a fronte di una previsione iniziale da legge di bilancio di poco più di 110 milioni di euro, grazie a stanziamenti successivi, nonché alla disponibilità di fondi europei e/o provenienti da altre amministrazioni, si è arrivati a complessivi 286 milioni di euro. Anche per il 2018, erano inizialmente previsti poco meno di 180 milioni di euro, i quali, con gli stanziamenti derivati dalla legge di assestamento di bilancio del 2017 non utilizzati nell’anno di riferimento e con i risparmi derivanti dalle precedenti programmazioni, sono diventati circa 300 milioni di euro, al netto delle riduzioni dovute alle misure di contenimento della spesa pubblica”.

Sulla vicenda del taglio ai fondi europei FAMI, destinati lo scorso anno a finanziare 3.000 posti di servizio civile per giovani rifugiati o titolari di protezione umanitaria, il Sottosegretario chiarisce come “non sia stato possibile prevedere tali risorse nel recente Avviso agli enti di presentazione progetti per il 2019, non certo per disinteresse mio o del Dipartimento, ma perché gli Accordi sottoscritti (con il Ministero dell’Interno, ndr.) prevedevano impegni di risorse soltanto per il 2018”.

“Una sperimentazione che viene fatta decadere pochi mesi dopo il suo avvio non è altro che uno spreco di risorse e di energie che mina ulteriormente la credibilità delle istituzioni, soprattutto da parte dei giovani - afferma Licio Palazzini, presidente CNESC - Già da diversi anni il Servizio civile è aperto ai cittadini stranieri residenti e l’abbinamento a questa sperimentazione rivolta a quei giovani che avevano terminato il percorso negli Sprar sarebbe stato un secondo elemento concreto di costruzione positiva e coesione. È vero che la sperimentazione poteva anche dare esito negativo (perché troppo complessa o macchinosa nel realizzarsi) ma qui siamo davanti allo scenario del ‘chiudiamo subito’”.

“Un ulteriore elemento di positività - ribadisce Palazzini - è il fatto che la candidatura al Servizio civile per i rifugiati è volontaria, quindi avremmo avuto cittadini stranieri che volontariamente avrebbero scelto se presentare o meno la domanda. Evidentemente questa linea non è piaciuta al Ministero dell’Interno che ha prontamente deciso di ritirare un fondo che avrebbe incentivato l’integrazione volontaria di questi giovani all’interno delle nostre comunità. L’input che è arrivato - conclude Palazzini - è che se ci sono fondi europei questi devono servire per i rimpatri e non per le politiche di integrazione per cittadini che vogliono integrarsi. Quanto lungimirante sia questa scelta lo lascio dire a chi ha preso questa decisione, noto solo come sia curioso l’uso che si fa dell’Europa: da una parte la si attacca e condanna e dall’altra si orientano i fondi su alcune priorità rispetto ad altre”.

Per quanto riguarda la Consulta, che per legge ha terminato il suo mandato lo scorso 17 ottobre, il Sottosegretario spiega come “non sia stato possibile insediare la nuova Consulta nazionale per il servizio civile universale prevista dal D.Lgs. 40/2017, in quanto la nuova disposizione individua i rappresentanti degli enti mediante il nuovo Albo di servizio civile universale. Tale albo, come è noto, non è ancora operativo, essendo ancora efficaci, fino al 5 maggio 2019, i previgenti albi. È un’altra complicazione del passaggio dal vecchio al nuovo servizio civile”. “Abbiamo trovato - aggiunge subito Spadafora - una soluzione che consenta di mantenere operativo, nel momento di massimo utilità (quello della scrittura delle nuove regole), l’organismo di consultazione e confronto. A stretto giro, infatti, verranno chieste agli enti e alle amministrazioni le designazioni dei rappresentanti che siederanno nella nuova Consulta, ai quali si aggiungeranno i rappresentanti eletti dai volontari. In quest’ambito, l’obiettivo è avere una consulta che disponga di strumenti idonei ad implementare la semplificazione, la snellezza, la trasparenza e la capacità di creare progettualità di valore del sistema servizio civile”. (Fonte: Redattore sociale e Reti solidali)

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