Nazionale

Sport e appartenenza nazionale: ricerca della Washington University

Una importante riflessione sui sentimenti collegati a club professionistici, campioni del calcio e uso politico del gioco più bello del mondo

 

La Washington University ha promosso e finanziato un interessante progetto di ricerca comparativa che riguarda lo sport di alta competizione e il sentimento di appartenenza nazionale. Temi rivisitati dalla letteratura storica e sociologica alla luce dei profondi rivolgimenti culturali indotti dalla globalizzazione e dalla diffusione di una rete planetaria di comunicazione digitale. Mai però si era cercato un feedback di prima mano interrogando studiosi di diversi Paesi su come si siano venuti modificando il sentimento di appartenenza nazionale e la stessa identificazione simbolica con la “Patria sportiva”.

La ricerca, affidata al sociologo sloveno Simon Licen e, per la sezione italiana, alla supervisione scientifica del sociologo Nicola Porro, ha riguardato i maggiori Paesi dell’Unione europea, gli Usa e due contesti nazionali di Paesi postsocialisti, Croazia e Slovenia. In ogni contesto nazionale sono stati sottoposti a un’intervista di gruppo in profondità, con il metodo denominato focus group, alcuni fra i principali studiosi di storia e sociologia del fenomeno sportivo operanti in varie sedi accademiche, associazioni e movimenti di promozione sociale attraverso la pratica spprtiva e fisico-motoria.

Particolarmente riuscito l’appuntamento italiano, che si è tenuto a Roma il 22 novembre presso l’Università RomaTre, cui ha preso parte anche l'Uisp con Daniela Conti. Il confronto fra gli studiosi, cui hanno preso parte il coordinatore Licen e il responsabile scientifico nazionale Porro, è risultato ricco di spunti stimolanti che contribuiranno utilmente a comporre il profilo internazionale dell’indagine. Fra le questioni emerse quella dell’ambigua relazione fra tifoserie espressive dei club calcistici e identificazione nelle sorti della nazionale, l’uso politico e la possibile manipolazione propagandistica del sentimento identitario (politicizzazione del calcio e/o calcistizzazione della politica?) e, specularmente, il ricorso all’attività sportiva come potenziale strategia di inclusione delle diversità, con il ricorrente riferimento ai Mondiali antirazzisti promossi dalla Uisp. Appassionata e controversa anche la discussione sul profilo del campione sportivo come eroe identitario vs l’icona spettacolar-commerciale disegnata e veicolata dal circuito planetario dell’intrattenimento. Ora non resta che attendere i risultati.

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