Nazionale

Sport e inclusione: su Left l'intervista a Carlo Balestri

Il responsabile politiche internazionali Uisp ricostruisce dalle pagine della rivista un movimento sportivo diffuso di inclusione e coesione

 

Il numero in edicola di Left è dedicato al calcio e alle sue potenzialità inclusive e di integrazione: “un mondo che resiste e parla di una Italia diversa”. Tra i contributi sul tema, alla voce antirazzismo è stato chiamato in causa Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali Uisp, per parlare di un movimento sportivo diffuso, da nord a sud, che rifiuta il calcio miliardario e usa lo sport come mezzo di inclusione, coesione e trasformazione della società. 

“Le esternazioni indulgenti di Salvini sui cori razzisti diventano una giustificazione all’intolleranza che si manifesta nei campetti di periferia - ha detto Balestri - proprio per arginare questi fenomeni portiamo avanti un’opera capillare nei territori. SportAntenne ha messo in rete 13 territori dove si fanno attività antirazziste, a Genova da anni si tiene “Cartellino rosso al razzismo” che coinvolge anche tifosi della Samp, a Reggio Emilia la polisportiva Zelig organizza “Due calci al razzismo” e da due anni ha persino adottato una squadra, “Zelig mare nostrum”, composta da richiedenti asilo”.

L’appuntamento principale è però quello con i Mondiali antirazzisti, che ogni anno dal 1997 raccolgono in Emilia Romagna migliaia di tifosi da tutta Europa per un festival multiculturale all’insegna dell’antirazzismo e dell’accoglienza. “L’avvento di Salvini non ci ha certo aiutato – continua Balestri – nel 2018 a Castelfranco Emilia sono arrivate la metà di squadre di rifugiati e richiedenti asilo, da 50 ad una ventina. Associazioni e cooperative ci hanno detto che in alcuni casi le prefetture hanno richiesto che i ragazzi non dormissero fuori la notte, impedendo di fatto la loro partecipazione”. E con la legge sicurezza le cose possono solo peggiorare: “Eliminando l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo, si toglie ai migranti il diritto di tesserarsi alle federazioni. Su questo, insieme a Unhcr, Aic, Asgi e Liberi nantes, abbiamo messo in piedi un tavolo. Ci siamo rivolti alla Lega nazionale dilettanti del Lazio, chiedendo che la nostra istanza sia discussa anche a livello nazionale: vogliamo che il domicilio sportivo presso la società diventi valido per il tesseramento, come accade ad esempio in Inghilterra”.

Schierato contro la legge anche il team Rfc Lions Caserta, che gioca nella terza categoria campana, vincendo la partita dell’inclusione: invitati più volte a presentarsi nelle scuole i Lions sono un baluardo contro i fenomeni di intolleranza nel casertano e non solo: “Per ora abbiamo deciso di mettere in atto proteste simboliche a inizio delle partite e di sottoscrivere un documento comune – racconta Marco Proto, tra i fondatori della squadra. Ma la promessa è quella di andare fino in fondo, per fare in modo che ai giovani migranti non venga negata una possibilità di gioia e condivisione, dentro e soprattutto fuori dai campi sportivi. (A cura di Elena Fiorani)

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