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Sport non è solo esercizio fisico: lo sport è cultura e cittadinanza

Condividiamo l’articolo di Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, pubblicato su Corriere Buone notizie di martedì 4 giugno

 

“Liberare il corpo è la prima funzione che svolgono il movimento e la pratica sportiva. Il corpo non è solo lo strumento per esprimere al meglio il gesto tecnico di una disciplina sportiva bensì l'elemento che ricostruisce il senso di una collettività, che agisce nel rapporto con i beni pubblici, con la strada, la piazza, le periferie. Soltanto così la parola sport diventa più ricca di significati: lievito di comunità, gioco, divertimento, creatività, cittadinanza attiva. Che sempre di più riguarda tutti e tutte, senza alcuna differenze di genere, senza pregiudizi né discriminazioni”.

Si apre così l’articolo del presidente nazionale Uisp, Vincenzo Manco, pubblicato nell’ultimo numero di Corriere Buone notizie, martedì 4 giugno.

“In questa nuova grammatica del vivere civile va inserito il manifesto “Media Donne Sport: idee guida per una diversa informazione”, che Uisp e Giulia Giornaliste hanno presentato a Roma insieme a Ordine dei giornalisti, Fnsi, Usigrai, Ucsi, Gender Interuniversity Observatory, Assocalciatori e Assist. Affinché possa essere promossa e riconosciuta la piena valorizzazione delle donne nello sport. Per individuare insieme una narrazione sportiva, una nuova pedagogia che coinvolga soprattutto gli uomini. Perché il vero cambiamento si realizza solo quando capiremo tutti che la parità, l’uguaglianza non sono solo principi fondamentali della nostra Costituzione ma il presupposto per una società ed un futuro migliori.

Promuovere una nuova cultura sportiva vuol dire creare le condizioni per far diventare l’attività motoria un vero e proprio progetto legato alla qualità della vita delle persone. Al pari di tutti gli altri diritti di cittadinanza.

E’ in questa cornice culturale che la Uisp agisce come un’organizzazione di cittadinanza attiva che guarda alla persona senza approcci ideologici, riconoscendo differenze e costruendo su queste le pari opportunità. Dal pluralismo e dalla conoscenza delle diversità è possibile trarre gli elementi per concepire uno sport-linguaggio capace di parlare con rispetto a tutte e a tutti, di rispondere al tema delle differenze, senza ignorarle. Trovando i presupposti culturali, e quindi strumenti tecnici e proposte metodologiche, per offrire pari opportunità e rispetto delle individualità.

Diventa naturale, pertanto, sentirsi parte attiva contro le discriminazioni di genere, il sessismo, l’omofobia, le disuguaglianze, gli stereotipi che riguardano il diverso trattamento dello sport al femminile nel nostro paese. Per arrivare al pieno riconoscimento del ruolo che spetta alle donne. Non perché è un modo per realizzare parte della propria ragione sociale, ma perché è giusto. Perché è una conquista di civiltà.

Il  divario tra lo sport maschile e quello femminile non ha più ragione di essere, a partire dai ruoli della rappresentanza per arrivare ai diritti. La rappresentazione stereotipata non esalta il gesto atletico ma piuttosto indugia sugli aspetti estetici e rifiuta di usare una declinazione al femminile che la lingua italiana rende possibile”.

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