"Il calcio è di tutti, ha ragione il tecnico del Sassuolo, De Zerbi. La secessione è alle porte e se avrà un popolo dietro, vincerà, come la storia ci insegna. Ma in questa guerra di soldi sono tutti contro tutti, è difficile distinguere i buoni. Popolo e populismo sono nati proprio nel calcio, curve e tifoserie. La vicenda non nasce oggi, sono vent’anni che il calcio (in Italia e nel mondo) pratica la sua secessione strisciante, il sistema sportivo fa finta di niente e si mostra incapace di riformare se stesso. Il sistema politico-istituzionale lascia fare, in fondo è sport. Il bubbone scoppia in una notte d’aprile: per qualcuno è una moderna rivoluzione, per altri il collasso. Soldi e potere si scontrano in campo aperto, capiremo meglio che cosa sta succedendo strada facendo.

Conviene però drizzare le orecchie: la lezione basti a smettere di considerare lo sport come un pezzo isolato della società. Lo sport è responsabilità di tutti, è realtà sociale. Se non è politica pubblica diventa politica privata, i fatti di questi giorni stanno a dimostrarlo. Ma, quali saranno le conseguenze sociali di questa guerra di secessione chiamata Super League? In molti stanno analizzando in queste ore le conseguenze economiche, quelle sportive e quelle politiche, visto che persino i governi e l’Europa si stanno muovendo. Quelle sociali, come per il Covid-19, saranno profonde e imprevedibili...

...Per i club italiani della “sporca dozzina”, i soldi che entrano  attraverso i diritti tv di Campionato di calcio di serie A (840  miliardi a stagione) più quelli della Champion (stimati in 280 l’anno) sono pochi. Perchè i tre più grandi si dovrebbero far carico di tenere accese le luci di tutto il carrozzone visto che loro pagano di più? Non è un caso che sette dei dodici fondatori della Superlega, siano i club calcistici più indebitati d’Europa, come scrive il sociologo Pippo Russo sul Domani. Quel debito, che per alcuni di essi supera il miliardo, è la clava che usano contro stati e istituzioni sportive. Ricatti, finanza globale, spy stories: altro che fair play e non profit, di cui parla la Carta Olimpica, il documento che dovrebbe reggere lo sport moderno e che viene sguainato a corrente alterna da chi governa il sistema sportivo.

Partiamo proprio da qui per immaginare una prima conseguenza sociale della Super-Lega-Affaire: che fine farà il sistema sportivo italiano, incapace di riformarsi e di accreditarsi davvero come l’agenzia di riferimento di tutto lo sport, da quello sociale e per tutti a quello di vertice, olimpico e di prestazione assoluta? E la credibilità dell’interno sistema e delle Federazioni internazionali? La frattura è interna al sistema professionistico, alla Lega, d’accordo. Ma le istituzioni sportive non dovrebbero essere quelle che mitigano gli istinti selvaggi del turbocapitalismo sportivo? Garanti di valori, ideali, neutralità?

E ancora: il contesto che stiamo vivendo con la crisi Covid-19 che si prolunga da oltre un anno sta distruggendo lo sport sociale e di base “La vicenda Superlega rischia di portare conseguenze disastrose sull’intero sistema sportivo – dice Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp – e relegare ancor di più, “nel sottoscala” delle priorità, i valori dello sport sociale e l’importanza di quelle decine di migliaia di associazioni e società sportive di base che a causa della pandemia rischiano letteralmente di sparire”. Questo sport è il grande fenomeno sociale del nostro tempo, rappresenta relazioni e salute, chiede di essere ascoltato, di avere sostegni e pari dignità. Chi è in ascolto?

A proposito di conseguenze sociali e di educazione alla vita. Sottostare ai capricci e ai ricatti dei padroni del calcio, al mondo incantato e costoso che loro stessi hanno creato, ai castelli di carte bollate dei diritti tv (o via internet) che hanno creato: chi si incarica per primo di dire basta? Se la piramide si è rotta, tutto l’indotto del calcio giovanile andrebbe rifondato su basi nuove e trasparenti, capaci di trasmettere valori di partecipazione e inclusione, fuori dalla dittatura del reclutamento e della selezione.

Si chiama passione, ed è quella che regge tutto. Gli uomini freddi capaci di calcolare profitti, lo dimenticano. Grazie a Luciano Minerva che l’ha riproposta e a Fausto Pellegrini che la realizzò per Rai International (Roberto Morrione complice, ricordiamolo), ascoltate questa intervista a Zdeneck Zeman: “Ci sono valori che hanno fatto appassionare la gente, i bambini, al calcio. Io non lo so se con i soldi si possono comprare le passioni della gente”.  Era il 1998, con le sue dichiarazioni sul doping venne accusato di destabilizzare il sistema".

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