Nazionale

Tiziano Pesce: "Rischiamo di perdere il futuro dello sport in Italia"

Su Il Secolo XIX, il presidente Uisp riferisce preoccupazioni e timori sulla crisi che investe lo sport per tutti

 

Lo sport sociale e per tutti vive tempi difficili e, visto l'andamento della situazione pandemica, l'allarme si rafforza e con esso preoccupazioni e timori. A lanciarlo è Tiziano Pesce, presidente Uisp nazionale, in un'intervista su "Il Secolo XIX" a firma di Alessandra Rossi: "La grande crisi dello sport per tutti: 'Anche in Liguria realtà iscritte all’Uisp dimezzate'". Tiziano Pesce approfitta dell'occasione per lanciare un appello alle istituzioni nazionali e locali: non lasciate solo lo sport di base, perchè rappresenta un patrimonio di coesione sociale e opportunità di salute come diritto per tutti i cittadini, a tutte le tà.

L'allarme di Pesce è purtroppo confermato dai dati: se nel 2019, solo in Liguria, erano affiliate Uisp più di 900 realtà con 65000 tesserati, nel 2020 questi dati sono stati dimezzati. "È risultato di quasi tre stagioni segnate dalla pandemia. Il nuovo boom di contagi sta rendendo endemica la crisi, ma il blocco delle attività ha portato ad un'emorragia di tesserati e determinato lo stop per molte associazioni", spiega Tiziano Pesce ricordando che, tra settembre e ottobre del 2020, le realtà rimaste in piedi erano riuscite a ripartire con la corsistica, seppur con numeri ridotti. Tuttavia, tra ottobre e novembre, la seconda ondata di Covid ha portato le associazioni ad avere il 50% di tesserati in meno. "Così molte associazioni hanno gettato la spugna, altre invece sono state costrette a reinventarsi e a trovare nuovi spazi, magari all'aperto. Altre ancora stanno sopravvivendo grazie al sostegno dei soci. In ogni caso, chi è rimasto in piedi deve molto ai propri sforzi", sottolinea Pesce.

Tra restrizioni, numeri contingentati, spese di gestione che lievitano, crollo degli iscritti, il Covid sta spazzando via lo sport: “Purtroppo, siamo di fronte a una crisi continua e, per sopravvivere, molte associazioni hanno acceso mutui. Ci sono dirigenti che per far fronte alla situazione, quasi con spirito di volontariato, sono intervenuti con risorse proprie". Una delle voci che ha pesato maggiormente sulla sopravvivenza delle realtà sportive è stata la gestione degli impianti, dal momento che il pagamento delle utenze è andato avanti. A soffrirne maggiormente sono state le piscine, le ultime realtà a ripartire.

“Ma per i gestori mantenere le vasche durante i mesi di stop è stato un salasso e il futuro non è roseo, visti i rincari sulle utenze”, fa notare Tiziano Pesce. La strage dello sport di quartiere è dipesa anche dalla difficoltà economica di molte famiglie, che hanno tagliato l'attività sportiva. “I due anni di emergenza sanitaria incidono molto sul futuro sportivo dell'Italia. Lo scorso settembre eravamo ripartiti con buoni numeri, ma con l'impennata dei casi è tornato il calo degli utenti. Gli adolescenti hanno smesso di fare sport e l'obbligo di vaccinazione per l'attività sportiva al chiuso ha fatto sì che molte famiglie rinunciassero ad iscrivere i propri figli, perché avevano scelto di non propendere per la vaccinazione", continua Tiziano Pesce. Il rischio è perdere il futuro dello sport in Italia.

Il mondo dell'associazionismo di base è fatto di centinaia di realtà che rappresentano l'accesso più immediato alla pratica sportiva per chiunque, a prescindere dall'età, dalla provenienza e dall'estrazione sociale. Delle 260.000 realtà non profit del Paese, secondo i dati Istat, un terzo è composto da società e associazioni sportive. Un patrimonio che rischia di andare perduto con conseguenti posti di lavoro che rischiano di saltare. Da un'analisi condotta da "Sport e Salute" per individuare i beneficiari del bonus di sostentamento previsto da Cura Italia, sono risultate 208.653 persone inquadrate come collaboratori sportivi, di cui 4966 solo in Liguria. Una platea composta soprattutto da uomini, la maggior parte giovanissimi sotto i 25 anni, occupati principalmente in associazioni e società sportive dilettantistiche.

"Con il perdurare dell'emergenza sanitaria, molti si sono ritrovati senza lavoro e hanno abbandonato forzatamente la professione sportiva per dedicarsi ad altro, ritrovandosi a ingrossare le fila dei disoccupati. Le attenzioni delle autorità si rivolgono allo sport di vertice e non a quello di base", denuncia Pesce. Infatti, ben il 97% delle risorse è destinato allo sport di vertice; il restante 3% alla base. "Eppure, ogni amministratore pubblico parla di sport come strumento di prevenzione, salute e integrazione, salvo poi fare poco per il settore. La chiave è vedere lo sport come una politica sociale. Per questo Uisp chiede un tavolo di confronto che veda Forum terzo settore, ministero dell'Economia e del Lavoro definire insieme la materia fiscale per il mondo dell'associazionismo, con l'obiettivo di armonizzare due ambiti legati tra loro e oggi in difficoltà: sport e sociale", conclude il presidente Uisp.

Ci sono, però, anche realtà che non mollano, grazie alla "Forza dell'Unione", come titola la seconda pagina del servizio dedicata dal quotidiano genovese a questo tema. Si fa riferimento al valore aggiunto che risiede nel far parte della rete Uisp da parte di realtà sportive del territorio. Si cita, ad esempio, l'esperienza de La Resistente, squadra di calcio popolare di Genova che milita nel campionato di seconda categoria. “Non è stata fermata dal lockdown - racconta Alessandro, tra i membri storici della squadra nata 15 anni fa - Siamo tutti presidenti, tutti uguali e tutti con voce in capitolo. Siamo rimasti in piedi anche durante i due anni di pandemia con l’impegno dei soci. Oggi la squadra conta quasi 200 soci e non c'è partita che si gioca senza un gruppo di tifosi, sempre nel rispetto dei valori fondanti della squadra: antifascismo, antirazzismo, antisessismo e rispetto per l'avversario”. Il grande sogno è realizzare una scuola calcio a prezzi popolari, per formare i ragazzi e ragazze sulla base dei valori della squadra che, grazie al CUP, il Circolo dell'autorità portuale che da 10 anni mette a disposizione un campo, porta avanti anche un progetto di calcio per i richiedenti asilo.

Il Secolo XIX racconta la storia di Omar Giallo, arrivato in Italia dalla Guinea quando era ancora minorenne. Da 2 anni si allena nel sollevamento pesi alla Baliano, palestra popolare ospitata negli spazi dell'omonima scuola di vico Vegetti. Omar è entrato a far parte della Baliano, dopo l'incontro con il presidente della struttura, Ugo Baldi che racconta: “Siamo nati 18 anni fa per difendere uno spazio e fare sport a tutti i livelli. La palestra del circuito Uisp è uno dei pochi presidi pubblici a servizio del quartiere che offre una possibilità di sport per tutti, a prezzi lontani dalle logiche di grandi circuiti del fitness”.

Michele Giovenco è tra i fondatori della squadra popolare La Massa Rugby di Genova, costola della palestra popolare Baliano. “Immaginiamo quante famiglie hanno difficoltà a far fare sport ai propri figli. Lo sport popolare risponde a un'esigenza sociale che altrimenti sarebbe stata dimenticata”, racconta Michele. Anche la storia di Camilla Fadda parla di vittoria e speranza. Pugile e vincitrice dei campionati italiani, si allenava negli spazi del centro sociale Zapata, negli ex Magazzini del Sale, grazie all’impegno dei ragazzi che hanno recuperato lo spazio, riparato il pavimento, ripulito gli ambienti. “Passo dopo passo, aggiungevamo un tassello in più”, racconta Pietro nel collettivo Zapata. “Siamo arrivati ad avere anche più di 30 persone ad allenarsi. La volontà principale è stata quella dell'aggregazione e della socialità, prima ancora che dello sport in sé”, spiega Pietro. (a cura di Chiara Feleppa, fonte Il Secolo XIX)

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