Nazionale

Tiziano Pesce su Collettiva: "La riforma è solo al primo atto"

Per il presidente Uisp manca ancora il riconoscimento del valore sociale dello sport e la definizione di un nuovo modello di governance

 

Il presidente nazionale Uisp, Tiziano Pesce, è stato intervistato dal giornalista Paolo Andruccioli per la piattaforma Collettiva della Cgil, evidenziando luci e ombre della riforma dello sport, e ponendo l'accento sulle difficoltà delle associazioni e società sportive di base: "è necessario prevedere misure specifiche, anche di più lungo respiro, per sostenere il settore, sia utilizzando i Fondi europei, sia le risorse stanziate per le misure di ripresa e resilienza".

“Definizione della figura del lavoratore dello sport, istituzione di un fondo per il passaggio al professionismo delle atlete dilettanti, nuova programmazione della contribuzione previdenziale per tutti gli operatori dei settori sportivi, ma mancata definizione degli ambiti di attività fra Enti di promozione sportiva e Federazioni”. Sulla riforma dello sport è un giudizio a luci ed ombre quello delineato da Tiziano Pesce, nuovo presidente nazionale della Uisp, la più grande associazione italiana di promozione dello sport di base. La riforma era stata avviata dal governo Conte e ora sta prendendo forma con il varo dei cinque decreti in cui è stata spacchettata.

Presidente, quali sono i limiti non superati dalla riforma in discussione?
"Il più importante riguarda l’ennesima occasione perduta nella riclassificazione generale del mondo dello sport. La nostra richiesta di un riconoscimento del valore sociale dello sport e delle tante esperienze di base nei territori e nei quartieri delle grandi città non è passata neppure questa volta. Il riconoscimento diretto degli enti di promozione sportiva da parte del governo sarebbe stato un grande risultato. Per noi è importante però continuare la battaglia fino al raggiungimento del traguardo finale: il riconoscimento del valore sociale dello sport considerato come elemento fondamentale della coesione sociale. Noi ci stiamo battendo per il superamento del modello di un Comitato olimpico che si occupa di tutto e assorbe tutto. Bisognerebbe invece guardare alle altre esperienze europee e cambiare l’impostazione culturale considerando lo spazio dello sport come una politica pubblica. Oggi invece il grosso dei finanziamenti per le attività sportive va alle Federazioni, mentre agli enti di promozione arriva al massimo il 5% degli stanziamenti annuali".

Ci sono però delle novità importanti. Quali sono?
"Il decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 18 marzo introduce una nuova definizione di lavoratore sportivo che supera la distinzione tra professionisti e dilettanti. Ci sono inoltre nuove indicazioni per la figura dell’operatore sportivo amatoriale, mentre si introduce un fondo specifico per il passaggio al professionismo delle atlete. Anche all’interno del sistema Coni si introducono elementi per garantire la parità di genere. Un altro punto importante di novità riguarda la contribuzione previdenziale. L’intervento sull’aumento dei contributi, per poter costruire anche per i lavoratori dello sport una pensione decente, sarà ovviamente graduale: si partirà da 20% dell’aliquota per arrivare, nel 2025, al 33%. Ovviamente sarà necessario prevedere un accompagnamento visto che sulle famiglie continua a pesare oltre il 75% delle spese per lo sport e le attività fisiche. Un altro segnale che arriva dai decreti riguarda le prime risposte concrete ai laureati in Scienze motorie. Si introduce per la prima volta la possibilità di riconoscere nuove figure professionali".

Un’ultima domanda sulla situazione di grave stallo nelle attività sportive di base dovuto al blocco della pandemia. Qual è la situazione?
"Stiamo rischiando moltissimo. Ci sono migliaia di associazioni, società sportive, enti amatoriali che rischiano di interrompere per sempre la loro attività. E si tratta di un problema molto grave perché nelle aree periferiche e nell’aree interne, in tanti paesi, il centro sportivo è l’unico riferimento insieme magari all’oratorio. E c’è anche da considerare che con l’attuale crisi delle vocazioni e la scarsità di sacerdoti anche le parrocchie si stanno riducendo e ridimensionando; i centri dello sport assumono un’importanza ancora maggiore. In questo senso noi chiediamo di utilizzare i 24 mesi di tempo previsti dalla stessa legge delega per apportare correttivi ai decreti legislativi. La neo sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali ha dichiarato negli ultimi giorni di essere al lavoro con la propria squadra "per sostenere e rilanciare lo sport, soprattutto quello di base, con atti concreti e tangibili" e che presto informerà sulle novità. Ci piacciono gli hashtag da lei utilizzati in un post social: #menoparolepiùfatti #ripartiamo #losportriparte. Bene, un impegno concreto e specifico del governo in questa direzione era proprio quello che come Uisp Nazionale avevamo chiesto alla sottosegretaria Valentina Vezzali, anche in occasione della recente Giornata internazionale dello sport. Il dl Sostegni non centra l'obiettivo, perché non contiene misure reali per supportare le attività delle società sportive del territorio. Occorre però fare molto in fretta, non è più possibile attendere. Nello stesso tempo è necessario prevedere misure specifiche, anche di più lungo respiro, per sostenere il settore, sia utilizzando i Fondi europei, sia le risorse stanziate per le misure di ripresa e resilienza. Anche all’interno dei progetti del Recovery Plan dovrà essere tenuto ben presente il ruolo che lo sport può giocare sia dal punto di vista della coesione sociale, sia da quello della transizione ecologica e digitale come battaglia in difesa della salute e della sostenibilità ambientale".

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