Nazionale

Tutti a parlare di Superlega, ma dello sport vero chi ne parla?

I club miliardari sembrano fare retromarcia, ma intanto il sasso è lanciato. Tiziano Pesce, presidente Uisp, interviene sulla notizia del momento

 

Dopo il lancio della notizia ad inizio settimana, con il terremoto mediatico e politico che ha scatenato in tutta Europa, cominciano a venire ritirate le adesioni alla SuperLega di calcio: dopo le squadre inglesi, anche l’Atletico Madrid ci ha ripensato e la Juve ha detto che senza queste squadre non ha senso andare avanti. Un coro quasi unanime di rifiuto aveva accolto la nascita di questo campionato d’elite, riservato alle squadre europee più ricche che, di fatto, toglieva al gioco più bello del mondo le sue caratteristiche più importanti: la meritocrazia e l’incertezza del risultato.

“In Italia, una scelta del genere, avrebbe portato conseguenze disastrose sull’intero sistema sportivo - ha commentato Tiziano Pesce, presidente Uisp - relegando ancor di più “nel sottoscala” delle priorità, i valori dello sport sociale e l’importanza di quelle decine di migliaia di associazioni e società sportive di base che a causa della pandemia rischiano letteralmente di sparire. Trovare nuovi sponsor, nuovi ricavi, ripianare i miliardi di debiti, che l’emergenza sanitaria mondiale ha messo a nudo, sono i veri obiettivi dei patron dei dodici club fondatori. Un mondo di “sport” spettacolo, ormai per la maggior parte dei casi nelle mani di fondi privati internazionali, che saprà trovare mediazioni, compromessi, che ancora una volta non affronterà il tema dei super stipendi dei giocatori, che produrrà ancor più grandi disuguaglianze e differenze anche all’interno dello stesso professionismo. Tutto questo a quale costo? Con debiti che produrranno nuovi debiti?”.

Dallo stesso ambiente del calcio stellare sono arrivate critiche e commenti severi, contro un’impostazione del gioco che elimina del tutto lo spirito sportivo: “Lo sport è senza dubbio uno straordinario fenomeno economico e sociale, ma quello vero, quello autentico, quello lontano dagli “spalmadebiti” di recente memoria, ad esempio, che oggi non vede alcun sostegno degno di tale nome, quanto dovrà ancora attendere per essere considerato? - continua Pesce - Presidente Draghi, Consiglio dei ministri tutto, Parlamento, quando si arriverà, in questo Paese a riconoscere davvero la funzione sociale dello sport? Forse, qualsiasi risposta potrà arrivare, arriverà troppo tardi…”.

Sul tema il presidente Uisp è intervenuto anche in diretta su Primocanale, tv di Genova, nella trasmissione Al servizio del pubblico di questa mattina.

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“Credo che questa sia la risultanza di ormai tanti anni di calcio ai massimi livelli che è diventato più che altro spettacolo - ha detto Pesce - è tutta l'attenzione dei network televisivi internazionali spostata sui diritti tv ha portato questo risultato. L’Uisp non è mai stata un soggetto che ha cercato contrapposizioni con lo sport di vertice, cercando semmai sempre contatti, ed anche il prossimo impegno all'interno del Consiglio Nazionale del CONI sarà rivolto a questo, quindi ad una collaborazione sempre più netta tra promozione sportiva e federazioni. Dal nostro osservatorio segnaliamo una sperequazione di risorse economiche investite che non è più sostenibile: al di là della Superlega, in questo Paese pochissimi punti percentuali delle risorse che lo Stato mette a disposizione per lo sport arrivano allo sport di base, quindi è da questo che bisogna ripartire: mai come in questo momento abbiamo sentito la necessità di una vera e propria riforma legislativa dello sport che riporti il giusto equilibrio in tutto il movimento”.

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