Nazionale

Uisp Bologna: ciò che ci rende diversi, può renderci simili

Il Campionato di calcio a 7 misto è un modo per rompere gli schemi e combattere pregiudizi e stereotipi

 

Ha preso il via venerdì 26 novembre, al Centro sportivo Pizzoli di Bologna, il primo Campionato di calcio a 7 misto, organizzato dall’Uisp Bologna nell’ambito del progetto #GIOCHIamoMISTI, finanziato dalla Regione Emilia Romagna all'interno della Legge 6 per le pari opportunità e il contrasto alla violenza sulle donne. In campo 6 squadre: Hic Sunt Leones (HSL); Grinta Gap Calcio Popolare (GGCP); CrystalBo; Calcetto misto Bologna (CMB); Imolese; Collettivo confusione (CC). A queste si aggiunge la partecipazione della squadra dell'istituto penitenziario minorile del Pratello. Si tratta di un esperimento pilota di calcio misto nel nostro Paese.

Dal campo di gara, i partecipanti e le participanti al progetto raccontano le loro sensazioni. Marcello Marano, giocatore motivatore squadra Grinta Gap Calcio Popolare, racconta la forza trainante del gioco misto. “E' un progetto al quale abbiamo aderito con naturalezza e spontaneità. Noi, come squadra, non abbiamo mai giocato in una situazione che non prevedesse squadre miste. La cosa strana - dice con ironia - è giocare con porte più grandi, con più metri da correre, con un’organizzazione più strutturata". C'è anche Giulia Mameli, capitana della squadra Crystalbo, ad esprimere gioia ed entusiasmo: “Si tratta di un momento di inclusione e di sport per tutti. Siamo davvero contenti di aver partecipato e di aver fatto parte del progetto si dall’inizio”.

Alessandro Cubattoli, capitano della squadra Calcetto misto Bologna, commenta così: “Questo progetto è importantissimo e va oltre le disuguaglianze. Ciò che ci rende diversi deve essere un’opportunità per conoscerci, per  apprezzare il diverso e per poter dare un messaggio di inclusione. Sul campo bisogna essere tutti insieme, uniti”. Parla anche Roberto Terra, dirigente della squadra Hic Sunt Leones : “L'obiettivo è creare un modello esportabile in altri territori, far conoscere agli altri un nuovo modo di stare insieme. Oltre al calcio in sé, questo è un momento di socialità e un modo per combattere i pregiudizi e gli stereotipi rispetto al calcio femminile. Le partite sono belle e divertenti, segnano tutti e tutte. Questo dimostra che ciò che conta è la passione e la voglia di stare in campo insieme, in maniera genuina, accattivante e divertente".

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Spazio anche alle parole di Cristina Angioni, responsabile del settore carcere dell'Uisp Bologna: “Da tantissimi anni facciamo attività sportiva nel carcere minorile, attraverso il calcio, basket e altri tipi di sport. Si tratta di attività che sono sempre molto apprezzate dai ragazzi e dalle Istituzioni del carcere. Facciamo anche partite con esterni, creando momenti di confronto che per i ragazzi sono sempre molto importanti", racconta Cristina Angioni. "Sono esperienze molto belle. Ci teniamo che i ragazzi partecipino ai Campionati in modo non occasionale. Sono attività molto istruttive, formative e belle”, conclude.

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Il calcio di inizio del campionato è stato tirato da Roberta Li Calzi, assessora allo sport e al bilancio del Comune di Bologna. "E' un progetto bello, stimolante, originale. Il calcio misto è uno sguardo al futuro", ha detto Li Calzi prima dell'avvio della partita. "Il fatto che si riesca a fare un campionato in quest'anno così particolare, e per la prima volta in Italia, è una cosa molto bella. Ho giocato molti tornei con l'Uisp e questo è davvero un bel traguardo. Siamo assolutamente all'interno dei valori sportivi, dello sport per tutti e tutte che l'Uisp porta avanti da moltissimi avanti. Come rappresentante delle istituzioni non posso che appoggiare questa linea. Il bello dello sport è che quando lo si pratica lo si conosce. Anche il calcio misto può essere divertente e competitivo", ha concluso l'assessora. 

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#GIOCHIamoMISTI mira ad implementare nuove modalità di gioco, nuovi modelli e nuove narrazioni che permettano di unire tutte le persone invece di riproporre modelli tradizionali di classificazione binaria nelle competizioni. Del resto, sempre più donne, ragazze e bambine si stanno avvicinando a pratiche che per decenni erano riservate agli uomini e viceversa. Da qui, l’esigenza di fortificare pratiche realmente inclusive,  pruomuovendo il rispetto per una cultura plurale delle diversità e della non discriminazione, anche in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere, promuovendo il tema della parità uomo-donna e le pari opportunità e contrastando la violenza sulle donne e l’omotransfobia. (a cura di Chiara Feleppa)

 

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