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Violenza e molestie su donne e minori: parla l'Uisp

Omofobia e abusi: che cosa fare per rendere gli ambienti sportivi più sicuri? Uisp: "Formare educatori e adottare policy adeguate"

Come contrastare gli abusi, i maltrattamenti, l’omofobia in una società sempre più violenta? Ad essere colpiti di più sono i bambini e le donne, ma anche ragazzi e ragazze in età adolescenziale, molestati dagli adulti o vittime del bullismo perfido dei coetanei, che si fanno scudo del branco. Malessere sociale e disagio individuale, l’Uisp si pone da tempo il problema: lo sport deve essere un argine, non un pretesto. Eppure le cronache di questi giorni ci dicono che è allarme rosso, a cominciare dalla vicenda dell’allenatore molestatore di karate, che ha continuato ad allenare sino alla denuncia di un'atleta, ormai adulta, durante il programma Le Iene. Così come quella del suicidio di Simone, il 21 enne che si è gettato dal sesto piano dell’edificio ex Pantanella di Roma e i dati della recente ricerca Ipsos-Save the Children sui luoghi considerati “insicuri” frequentati dai minori, tra i quali quelli sportivi (alla presentazione dei quali è intervenuto Simone Pacciani, vicepresidente Uisp: vedi articolo più sotto). Queste vicende hanno molti lati in com une.

Sicurezza, rispetto per minori, per donne e adolescenti: che cosa può, e deve, fare lo sport? Lo sport ha un notevole potenziale educativo: come preparare e selezionare i tecnici e gli allenatori, figure centrali nella formazione dei giovani? L'Uisp punta sulla formazione degli educatori e su una policy adeguata nell'approccio con i minori. Intervengono alcuni dirigenti Uisp, che si occupano di ambiti diversi.Il dibattito è aperto, in vista del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Manuela Claysset, presidente Consiglio nazionale Uisp, con delega alle politiche di genere: “Il mondo sportivo non è un mondo a parte, esente da responsabilità, e il ruolo educativo che riveste ci obbliga a portare una grande attenzione e anche ad intervenire in modo coerente. Per le ragazze e i ragazzi che praticano attività sportiva l’allenatore, il tecnico, è un punto di riferimento importantissimo, una guida che come un insegnate o un genitore riveste un ruolo educativo fondamentale. Il livello dirigenziale delle società sportive e in particolare dei livelli superiori come quello delle federazioni e degli Enti di promozione, devono avere antenne dritte, raccogliere le segnalazioni, verificare, monitorare l’attività dei propri tecnici ed educatori.
Inoltre deve continuare il lavoro di formazione dei tecnici ed educatori dello sport affinchè vengano dati maggiori strumenti di conoscenza. Il tema delle politiche di genere deve essere sempre di più patrimonio formativo dei nostri tecnici ed educatori. Cito come esempio, visto che la conosco meglio, l’esperienza delle aree comuni della Uisp Emilia Romagna”.

Franco Biavati, presidente Area discipline orientali, aggiunge “Anche lo sport deve fare la sua parte. Qual è la sensibilità, la competenza degli allenatori, degli insegnanti? Dobbiamo fare il possibile per selezionarli e per formarli come “educatori”. Loro sono la prima frontiera, un presidio di ascolto, di conforto, di supporto, di guida. Se no, prevale la triste realtà nella quale, perlopiù, ognuno è lasciato solo a gestire le proprie fragilità. Lo sport è parte della società e, come tale, non è peggiore o migliore, ma deve interrogarsi sulle sue inadeguatezze, sulle sottoculture che produce o che tollera. Il maschilismo, il machismo, l’omofobia prosperano negli “spogliatoi” come sottobosco del “vir”, della forza, della cultura fascista”.

La minaccia che non t’aspetti, quella che può arrivare da ambienti amici, come la parrocchia o la società sportiva. Questo ci dice, tra l’altro, l’indagine Ipsos sui minori e sui luoghi che frequentano, presentata ieri a Roma, in Senato, da Save the Children insieme ad associazioni con le quali collabora, con l’Uisp in prima fila. Perché l’Uisp? Perché ha saputo elaborare una policy per prevenire questo tipo di fenomeni negativi. Che oggi hanno riassunto in un’intervista a Radio Città Futura Fabrizio De Meo, responsabile Uisp politiche sociali e Raffaella Milano, direttore Save the Children programma Italia Europa. “E’ importante elaborare strategie nuove, formare educatori sportivi, come facciamo all’Uisp, in grado di prevenire fenomeni molto gravi come questi – ha detto De Meo ai microfoni di RCF - Save the Children ci ha accompagnato nel costruire ed adottare un codice di comportamento. Abbiamo voluto inserire anche nostre definizioni di abuso, come il compor tamento che spinge alla tensione di un risultato da ottenere ad ogni costo o quello che tende a condizionare i minori nella scelta delle attività sportive”. Per ascoltare la versione integrale dell'intervista a Radio Città Futura clicca qui (I.M.)

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