Nazionale

L’Uisp su Radio 1 Rai per l’anniversario del primo Vivicittà

Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, e Franco Fava, atleta e giornalista, hanno ricordato su Radio 1 Rai la corsa del 1 aprile 1984

 

Vivicittà 2020 è rinviata, l’emergenza sanitaria in corso ne impedisce, per ora, il via. Ma la “Corsa più grande del mondo” è ferma solo momentaneamente, per tornare al più presto nelle strade e nelle piazze delle città, negli istituti penitenziari di tutta Italia e nei campi profughi in Libano.

Il 1 aprile 1984 l’aria nel nostro Paese era decisamente diversa rispetto a quella che respiriamo oggi. E lo era a Roma e nelle 20 città che alle 10.30 di mattina si preparavano a dare il via alla prima edizione di Vivicittà. Su via dei Fori Imperiali il sole di primavera stava per benedire un esperimento mai fatto prima: l’Uisp allineava al via venti città e migliaia di persone. Città in competizione tra di loro, sportivi di ogni età e in ogni latitudine avvicinati dalla classifica unica compensata, da Palermo ad Aosta. In corsa anche loro, ognuno alla sua velocità. Erano gli anni ’80, l’Italia scopriva le stracittadine di massa e Vivicittà scrisse la storia.

Mercoledì 1 aprile 2020, anniversario del debutto della manifestazione Uisp nel 1984, Radio 1 Rai ha voluto dedicare uno spazio a Vivicittà, la “gara che riunisce il mondo”, nella trasmissione Zona Cesarini: “È un grande dispiacere, per l’Uisp e l’intero mondo sportivo – ha detto Vincenzo Manco, presidente Uisp nazionale, intervenendo - la prima edizione fu una grande intuizione, Vivicittà è stata il precursore dello sviluppo successivo del podismo in Italia, dando il via ad un pezzo di storia del nostro paese. La prima edizione fu aperta dal via di Sandro Ciotti da Radio 1 Rai; Massimo De Luca mise in onda dalle varie sedi Rai i commenti dei radio cronisti, raccogliendo le testimonianze dalle venti città che presero parte alla prima edizione”.

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A festeggiare il compleanno della corsa Uisp anche Franco Fava, ex atleta e giornalista, tra i protagonisti della nascita di Vivicittà: “Avevo lasciato l’attività agonistica da qualche stagione – racconta Fava - in Italia in quel periodo c’era grande fermento: due anni prima era nata la Maratona di Roma e con Vivicittà avevamo anticipato i tempi, proponendo una formula vincente basata sulle corse in contemporanea di decine di città e un sistema di compensazione scientifica, legato alle differenti caratteristiche del tracciato, che permetteva di avere venti gare ma un vincitore unico, da Milano a Palermo. Io partecipai all’anteprima di Perugia. Quello fu un anno importante per la corsa italiana, in autunno Pizzolato vinse la maratona di New York, rendendoci protagonisti della più popolare maratona del mondo”.

Vivicittà a Sarajevo nel 1996Dal 1984 Vivicittà non si è più fermata, con tante iniziative e proseguendo su un percorso di innovazione continua: “Negli anni la nostra manifestazione si è rinnovata – ha proseguito Manco - anche rispetto alla lunghezza, infatti l’anno scorso siamo passati dai 12 ai 10 km, per renderla accessibile e permettere a tutti di correrla e misurarsi. Inoltre, in tutte le città è possibile partecipare al percorso ludico motorio di 2 o 4 km. Poi si è internazionalizzata: nel 2019 hanno corso 38 città italiane e 21 estere, oltre agli istituti penitenziari. È diventata davvero la corsa più grande del mondo, come la definì nella prima edizione Vanni Loriga, dalle pagine del Corriere dello sport. Sono tutte caratteristiche che ha mantenuto pur essendosi modificata nel tempo”.

Vivicittà nei suoi 36 anni di storia ha raccolto un albo d’oro di altissimo livello, ma la sua vera sfida è stata quella di fare dei centri storici luoghi da vivere: “Credo che questa sfida continui ancora – ha concluso Manco - è stata l’abbrivio di tante esperienze successive con le maratone nelle città. Al nostro fianco avevamo Legambiente e l’obiettivo era intervenire per migliorare la qualità della vita nelle città attraverso la pratica sportiva, cercando di decongestionarle dal traffico, e di garantire diritti, ambiente e solidarietà. Anche il messaggio di Vivicittà sul tema della solidarietà è vivo ancora adesso, noi ogni anno sosteniamo con l’aiuto delle città partecipanti progetti di cooperazione rivolti a zone del mondo in cui c’è più bisogno, in particolare il Libano. Intanto, per il 2020 pensiamo ad una forma diversa di Vivicittà, con una classifica compensata basata su una corsa in autunno diluita su alcuni mesi. Perché il messaggio di Vivicittà non si può fermare”.

 

Torniamo indietro nel tempo. Sono passati 36 anni dal primo "via", eppure il profumo di quel 1 aprile di tanti anni fa ci è ancora accanto a farci compagnia, ad incoraggiarci: andrà tutto bene!

E allora proviamo a raccontarla quella domenica speciale del 1 aprile 1984. “Il via venne dato per radio da Sandro Ciotti: incredibile, ma nessuno partì in anticipo! – ricorda Vanni Loriga in un articolo di sette anni fa, in occasione del trentennale - E De Luca, che veniva dal “Calcio minuto per minuto”, che aveva inventato “Tuttobasket” e che avrebbe condotto la “Domenica Sportiva” mise in onda dalle varie sedi i commenti dei suoi famosi radiocronisti. Non posso chiudere questi cari ricordi senza rammentare che uno dei fautori della corsa che fa rivivere ed unisce le città di tutto il mondo fu Franco Fava, ancora fortemente sulla breccia. E visto che firmo in prima persona, mio successore quale capo-rubrica di atletica al Corriere dello Sport”.

Che cosa successe quel 1 aprile 1984? Proviamo a mettere in fila qualche ricordo. "Italia, pronti via!", titolò il Corriere dello sport diretto all'epoca da Giorgio Tosatti. Partì così la "corsa più grande del mondo", ideata e organizzata dall’Uisp insieme all'Ellesse, marchio sportivo di Leonardo Servadio che, proprio a Perugia, sede dell'azienda, qualche mese prima, insieme all'Uisp, nel settembre 1983 aveva lanciato l'idea nel corso di un prologo piuttosto ardito per l'epoca.

Migliaia di sportivi con maglie azzurre, gialle e bianche, per differenziare la durata delle rispettive prove: mezzamaratona, dieci chilometri e non competitiva. Con l'Uisp una serie di partner diedero vita ad un evento sportivo nuovissimo: sport per tutti (all'epoca ancora non si chiamava così, l'Uisp era ancora Unione Italiana Sport Popolare) e tecnologia, grazie all'Arci media che incominciava a parlare il linguaggio strano dei computer. E poi l'Istituto di scienza dello sport del Coni che col professor Dal Monte rielaborava gli studi sul dispendio energetico e riusciva a "compensare" i vari percorsi, sulla base del profilo altimetrico. E poi la Fidal di Primo Nebiolo, attenta all'atletica spettacolo ma anche alla popolarizzazione di un'attività sportiva che davvero poteva essere alla portata di tutti. Infine il Gr1 Rai, che sposava l'innovazione e la rilanciava via etere: via simultaneo in diretta, alle 10.30. E la classifica unica compensata che in quella prima edizione fu vinta dai bielorussi Vladimir Kotov e Paulina Grigorienko, che tagliarono per primi il traguardo romano, sotto il Colosseo. Tra i primi cinque, atleti fortissimi come Totò Antibo (che corse a Palermo) e Anna Villani (che corse a Napoli). Da quella prima edizione Vivicittà iniziò a collezionare un albo d'oro tuttora ineguagliato: Pizzolato, Bordin, Laura Fogli, Robertà Brunet, Cova, Mei e gli imprendibili keniani...

Nel 1984, insieme a Legambiente, l'Uisp lanciò una sfida: fare dei centri storici dei luoghi da vivere e da rilanciare. Quella sfida è ancora oggi valida. Così come quella della solidarietà internazionale: nel corso degli anni Vivicittà si è corsa ovunque il suo messaggio di pace fosse necessario. Lo sport che guarda a quello che gli succede intorno, che si volta e si ferma, perchè non è vero che "lo spettacolo" deve continuare, sempre e comunque. Vivicittà si è corsa a Sarejevo, sotto le bombe, si è corsa nella Berlino del crollo del muro, si è corsas a Baghdad e a Korogocho, in Kenya, nella discarica del mondo. 

Questo VIDEO ne ripercorre in maniera rapidissima tre decenni di storia, fu realizzato per l'edizione del 2013, quella del trentennale. 

Vivicittà si è rinnovata nel corso degli anni, ha mutato orario di partenza e lunghezza del percorso. Ma le caratteristiche identitarie sono le stesse: libertà di correre e di sentirsi parte di un unico grande evento sportivo, non dipende dalla tua andatura e nemmeno dall’abitare in una grande o piccola città, del nord o del Sud del nostro Paese. Uniti si vince, tutti insieme, anche nello sport. E questo messaggio risuona ancora, Vivicittà è ferma, solo momentaneamente, per tornare al più presto nelle strade e nelle piazze delle città, negli istituti penitenziari di tutta Italia e nei campi profughi palestinesi in Libano. Niente e nessuno fermerà la “Corsa più grande del mondo”: la V di Vivicittà sconfiggerà la V del virus, con una Vittoria di tutti. (di Ivano Maiorella ed Elena Fiorani)

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