Progetti

Diritti in campo: il progetto a Genova e Palermo

Il progetto Uisp che vuole favorire l'integrazione e il coinvolgimento degli stranieri nelle attività sportive. Interventi di F. De Meo e G. Lo Cascio

Diritti in campo: sportpertutti per una società interculturale" è il progetto nazionale Uisp per favorire l'integrazione attraverso lo sport. Il progetto interviene in otto città dove il fenomeno migratorio è fortemente presente: Firenze, Palermo, Torino, Genova, Milano, Bologna, Napoli e Roma. Proseguiamo il nostro viaggio per raccogliere voci e testimonianze. Questa settimana andiamo a Genova e a Palermo.

Fabrizio De Meo è il referente del progetto a Genova. Fabrizio, qual è il bilancio dell’attività ad oggi?
“Il bilancio è positivo: abbiamo coinvolto gruppi di ragazzi con cui già praticavamo attività e cercato di intercettare nuovi utenti. Da subito siamo partiti con l'attività sportiva, che ha svolto la funzione di collegamento e consolidamento del gruppo. In seguito è partita un’espansione delle attività che non avevamo previsto, legata all'educazione alla mondialità. L'idea è nata per le scuole, in particolare nel quartiere di San Pier d’Arena, che ha un’alta percentuale di giovani stranieri con cui noi lavoriamo con sport e integrazione da anni, e successivamente è stata trasferita anche nei centri di aggregazione giovanili. L’attività sta funzionando, ora la condividiamo con i centri servizi e le strutture che lavorano sul territorio con i migranti: utilizziamo laboratori motori, in cui i ragazzi prima svolgono l’attività sportiva per poi razionalizzarla, traducendola in riflessioni condivise sul tema dell’inclusione”.
“La seconda fase del lavoro – continua De Meo - si è svolta principalmente in spazi pubblici, scelti perchè sono più frequentati dai ragazzi non italiani, che hanno l’abitudine di incontrarsi in piazze o parchi, e li abbiamo utilizzati anche per svolgere l’attività sportiva. Abbiamo proposto anche i gruppi di cammino cercando di raggiungere le ragazze, e il parkour, per avviare un percorso con i ragazzi delle periferie disagiate. Da questa esperienza sta nascendo un’associazione affiliata Uisp, intersezione tra i ragazzi del quartiere, il centro servizi, e le scuole: un elemento di continuità del progetto, che permette al gruppo di avere un ruolo riconosciuto dalla cittadinanza e diventare riferimento per altri ragazzi. Lo sport diventa un elemento di coesione e di riconoscimento”.

A Palermo il progetto “Diritti in campo” spazia dal cricket al calcio all’affiancamento scolastico. Gabriella Lo Cascio, referente locale del progetto, ci ha raccontato lo sviluppo dell’intervento palermitano. “Abbiamo proposto l'attività del cricket, con circa quindici ragazzi del Bangladesh, che praticavano già questo sport ma senza essere organizzati in una società. Li abbiamo agganciati per la realizzazione del progetto e dal nostro intervento è nata un’associazione, che a breve si affilierà all’Uisp. Il 21-22 aprile si svolgerà un minitorneo di cricket, per il quale abbiamo preso in affitto il campo di baseball, dato che il campo di cricket a Palermo non esiste. Normalmente le squadre si allenano e giocano approfittando di parcheggi cittadini: la realtà del cricket è nuova anche per noi, stiamo crescendo con loro, cercando di coinvolgere altre comunità”.

“Un altro gruppo di ragazzi formato da italiani e stranieri gioca a calcio – continua Lo Cascio - una disciplina che svolge un ruolo importante di integrazione tra i ragazzi del quartiere e gli stranieri. Il terzo ambito di intervento è legato al sostegno scolastico: forniamo un aiuto laddove esistono difficoltà con l’italiano o altre materie e facciamo i compiti insieme. Cerchiamo di colmare le lacune esistenti in giovani provenienti da altre realtà. Lavoriamo all’interno del quartiere di Borgo Vecchio, in cui le carenze strutturali, sociali ed economiche sono enormi. Nell’ultimo anno abbiamo monitorato un incremento del 50% degli stranieri, queste persone hanno difficoltà nell’inserimento scolastico e sociale, fortunatamente vanno tutti a scuola, ma fuori dall’ambiente scolastico l’integrazione è più difficile. Ed è qui che noi cerchiamo di intervenire”. (Elena Fiorani)

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