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Indysciplinati: al via il nuovo progetto sugli sport di strada in 10 città

Obiettivi dichiarati: innovazione attività, tendenze giovanili, espressione corporeità. Parlano D.Rossi, M.Davi, F.Biavati

Gli indisciplinati sanno che cos’è la strada, da Sal Paradise a Cesare l’Anguillaro (santo gra), sono affamati di vita, di movimento e non hanno tempo per chi predica regole, né per chi usa indifferentemente il termine “sport” e quello “disciplina sportiva”. Perché una differenza c’è, profonda: sport è istinto, espressione, guizzo. Tutto il resto è venuto dopo: misurazioni, record, numeri. Forse per questo le loro strade e quelle dell’Uisp si sono incontrate. Così è stato, da qualche anno e da qui è nato il progetto Indysciplinati. Il 20 e 21 settembre a Roma si tiene il seminario di avvio del progetto Uisp “Percorsi indysciplinati: stili di vita attivi e sport di squadra per la tutela dell’adolescenza”, realizzato con il sostegno della legge 383 di promozione sociale. Di che cosa si tratta? Lo chiediamo a Daniela Rossi, responsabile del progetto: “Questa sperimentazione ha un carattere innovativo per noi, finalizzato a contrast are sedentarietà, abbandono sportivo e ad attivare processi di socializzazione. L’Uisp promuoverà il progetto in dieci regioni italiane per la pratica di sport di strada, nella scuola e nell'extrascuola, ad opera di gruppi di ragazze e ragazzi che, affiancati da operatori Uisp, avranno un ruolo attivo e di coprogettazione oltre che di beneficiari dell'intervento”.

E la novità qual è?
“Una sorta di mutuo ascolto: da parte c’è una grande associazione fortemente strutturata sul territorio come l’Uisp, dall’altra gruppi informali di giovani alla ricerca di spazi, di luoghi dove socializzare e praticare le loro attività che molto spesso presuppongono movimento, divertimento, velocità, fisicità. Ci siamo posti alcune priorità: primo, trovare spazi urbani che possono diventare loro, del gruppo, dei ragazzi. Perchè questo tipo di attività sportive hanno le strade e le piazze come scenario. Secondo, cercare di rendere compatibili gli spazi temporali di vita degli adolescenti, provando, ad esempio, ad avvicinare il binario del tempo scolastico a quello extrascolastico. Missione difficile? Forse, l’Uisp proverà a mettere in relazione questi due mondi. Vogliamo fare della scuola una protagonista attiva e protagonista, affinché possa aprirsi alle reti sociali e istituzionali dei territori”.

Qual è il passo in avanti rispetto agli altri progetti dell’Uisp?
“A differenza di altri progetti nazionali Uisp di successo, come ad esempio Capitan Uncino che apriva una finestra di esperienze nuove per i ragazzi, che ne erano protagonisti, in questo caso partiamo da una serie di rielaborazioni che abbiamo avviato in questi anni, soprattutto nei territori, con l’obiettivo di innovare le attività. Quello della progettazione è un terreno avanzato di sperimentazione per la nostra associazione. Questo progetto può diventare un’occasione di verifica sul campo delle nostre idee. Cercheremo di mettere in rete gruppi informali che già collaborano con l’Uisp, a cominciare da quelli di città come Torino e Genova, che sono più avanti sul piano del rapporto organico e continuativo. Tra loro stessi e nei confronti dell’associazione”.

Già, l’associazione: come si porrà l’Uisp?
“Penso si tratti di una grande occasione di innovare i meccanismi organizzativi e relazionali che andranno messi in campo. Il progetto richiede di incontrare i ragazzi, lavorare con loro alla pari, di interpretare codici comunicativi nuovi. Saranno i giovani ad individuare le modalità espressive, nella pratica quotidiana e nelle feste finali, negli happening. Grazie all’Uisp potranno avere una sponda per cercare di dialogare con le istituzioni e le comunità dei residenti, ad esempio. Potranno provare a vivere da protagonisti le loro richieste, per riappropriarsi di spazi pubblici urbani che possano diventare luoghi abitati e vissuti con spirito di socialità e amicizia. C’è poi un’occasione da non perdere per l’Uisp per proseguire con decisione verso la strada degli sport postmoderni, che attraversano possibili linguaggi del corpo, con danze, musiche e teatro di strada. La nostra associazione può diventare, via via, il luogo ideale dove far incontrare e convivere diverse esperessioni motorie e sportive. L’Uisp è un facilitatore, un mediatore culturale di strada. Peer to peer, da pari a pari, in grado di entrare in risonanza con il loro linguaggio. Penso che un’Uisp più accogliente e vivibile per loro lo sia per tutti”.

Il progetto coinciderà con l'anno scolastico 2013-14 e si svolgerà in dieci città: Torino, Genova, Padova, Barletta (BT), Pisa, Reggio Emilia, Bergamo, Trieste, Lanusei (OG) e Messina.

“Percorsi Indysciplinati”, l’incontro di avvio (Roma, 20 e 21 settembre) del progetto Uisp nell’ambito della legge di promozione sociale 383, nella mattinata di apertura vedrà gli interventi di Massimo Davi, responsabile formazione Uisp e Franco Biavati, responsabile innovazione e sviluppo Uisp. In una scheda che firmano insieme e che verrà distribuita ai partecipanti, scrivono: che il progetto aiuta l’Uisp “ad entrare in sintonia e dialogo con le nuove espressioni della corporeità, fuori dai modelli istituzionali. L’agire in campo aperto ci ha condotto verso chi esprimeva con più immediatezza e forza una domanda di “nuove modalità relazionali”, di “sperimentare nuove tendenze”, adeguandosi in “tempo reale” alle esigenze del “mondo che cambia”. Un segmento polarizzato nell’area giovanile”.

“Rispondere ai cambiamenti della cultura moderna e post-moderna è sicuramente una grande sfida culturale ed organizzativa, oltre che antropologia, ma diviene anche un tentativo per essere pronti ad uscire dalle regole per poi rientrare nel “sistema UISP” con nuove modalità”.

“Le “nuove tendenze” sono figlie della strada e spesso vittime di pregiudizi, che altro non sono che la conseguenza della mancanza di conoscenza. In molti altri stati e paesi, le discipline che nascono dalla strada sono conosciute e riconosciute al punto tale da concedere loro spazi e tempi opportuni. Da noi invece, l’assenza di un riconoscimento delle discipline e la mancanza di spazi per praticarle, non ci permette di valorizzare i punti di forza che si nascondo dietro questo mondo nuovo”

Gli Indysciplinati sono “un nuovo popolo che pensa, crea e si muove senza canoni disciplinari eppure sono disciplinatissimi, cioè 'civili'. C’è una rottura semmai delle regole rigide/immutabili, etero-dirette, non verso un sistema di valori, che anzi viene rafforzato e recuperato. Sono cittadini, che pongono al centro dell'azione la qualità della vita, la loro centralità e la centralità delle relazioni. Un concetto-contenitore dalla valenza sociale dirompente, straordinaria. Una qualità della vita declinata non secondo modelli di produzione e consumo ma, al contrario, secondo criteri di sostenibilità ambientale e qualità relazionale. Sono cittadini che perseguono l'estetica (in senso lato), la vivibilità e il piacere (personale e sociale). Attribuiscono grande valore ai rapporti sociali, alla libertà del tempo e degli spazi, alla sicurezza, alla solidarietà, all'autonomia, alla bellezza, alla convivialità. Gli indysciplinati praticano attività non strutturate, lontan e dai tradizionali luoghi dello sport ma questo non implica disorganizzazione, anzi, i ragazzi nel loro modo libero di vivere l'attività motoria si autoregolano in maniera esemplare, secondo regole interne al gruppo e alla crew. Hanno uno stile già evidente a partire dal look, amano l'ambiente naturale e lo rispettano, si esprimono secondo un loro modo di vivere e stare insieme”.

“Per l’Uisp – concludono Davi e Biavati - è una sfida organizzativa, culturale, politica. Richiede elasticità, fantasia, capacità di elaborazione, voglia di affrontare il rischio, per agire attraverso modalità non consuete. Questo implica rivisitare il modello organizzativo della UISP e i suoi strumenti (tesseramento, comunicazione, schemi relazionali)”.

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