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La lunga storia dell'Uisp nelle carceri italiane

Dopo la firma del nuovo protocollo con il ministero della Giustizia-Dap, ripercorriamo la storia dell'impegno Uisp per i detenuti

 E’ stato siglato a Roma, mercoledì 10 febbraio, il nuovo Protocollo d’intesa tra ministero della Giustizia-Dap e l’Uisp per realizzare attività motorio-sportive nelle carceri italiane. Il Protocollo avrà durata triennale e si propone di intervenire “in favore dei soggetti in esecuzione di pena detentiva al fine di valorizzare la corporeità, favorire l’acquisizione di abilità motorie e sportive e contribuire all’abbattimento delle tensioni indotte dalla detenzione”.


"Siamo molto soddisfatti - ha detto Fabrizio De Meo, responsabile politiche sociali, educative e giovanili Uisp - è un segnale di stima e riconoscimento del nostro impegno. Dimostra soprattutto che le iniziative realizzate dall’Uisp all’interno delle carceri, dove detenuti vivono in condizioni difficili, vengono riconosciute come attività in grado di migliorarne le condizioni, non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico e di integrazione con gli altri. Per il futuro cercheremo di coinvolgere direttamente il Dap negli eventi proposti, per tradurre il protocollo in azioni concrete di partnership, in particolare dal punto di vista della comunicazione e diffusione delle buone pratiche: la condivisione è indispensabile per allargare le esperienze e migliorarle continuamente".
 
L’esperienza diffusa dell'Uisp all'interno delle carceri italiane risale a più di trenta anni fa, quando sono iniziati, in varie città, numerosi corsi e attività sportive rivolte a detenuti, con l'ingresso all'interno del carcere di tecnici ed educatori sportivi dei Comitati Uisp. Parallelamente hanno preso il via le prime manifestazioni sportive con la partecipazione di detenuti, personale penitenziario ed atleti esterni.

Le prime esperienze risalgono alla metà degli anni ’80, con attività a Bologna nel carcere Dozza, a Brescia a Canton Mombella, a Roma nel carcere di Rebibbia e nel minorile di Casal del marmo, a Torino nel minorile Ferrante Aporti. Altre esperienze, a partire dal 1985, si diffusero anche nelle carceri di Genova, Cremona, Mantova, Bergamo, Piacenza e Avellino. Da un convegno nazionale che l’Uisp organizza a Genova nel maggio 1987 prende il via un progetto a rete nazionale che coinvolge le varie città, dal titolo “Ora d’aria”. 

L'obiettivo, oltre ad offrire attività sportive all'interno dell'area trattamentale come strumento ricreativo ed educativo, come forma di socializzazione e strumento di benessere psicofisico e di relazione, è sempre stato anche quello di mettere in comunicazione la realtà del carcere con l'esterno, favorendo le relazioni anche con il tessuto sociale cittadino. I primi rapporti nazionali e formali tra Uisp e Direzione generale Istituti di prevenzione e pena risale al 18 settembre 1990, grazie ad una lettera ufficiale che l’allora presidente Uisp Gianmario Missaglia inviò al dott. Nicolò Amato, direttore generale. 

Dopo alcune sperimentazioni, nel 1990 prende il via “Vivicittà-Porte aperte”: la manifestazione nazionale dell’Uisp, la corsa podistica messaggera di pace e vivibilità in Italia e nel mondo, fa il suo esordio all’interno delle mura delle carceri. Si inizia in otto città, da allora l’esperienza non si è mai interrotta e nel 2015 sono state più di venti carceri che hanno ospitato Vivicittà.

Nel 1992 viene siglata la prima bozza di Convenzione nazionale tra Uisp e ministero di Grazia e Giustizia per le attività negli Istituti minorili, formalizzata nel 1992 e 1993 con specifici Protocolli d’Intesa. Nel 1997 viene formalizzato il primo Protocollo d'intesa tra Uisp e ministero della Giustizia-Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria). All’inizio degli anni ’90, le esperienze si allargano, grazie all’Uisp, anche ad altre città: Alba, Verona, Viterbo, Palermo e nelle province del Friuli Venezia Giulia. L’esperienza Uisp si estende in tutte le Regioni italiane. 

Nel 1995 l’Uisp pubblica il libro “Le porte aperte – i ragazzi, lo sport, la società”, che raccoglie le esperienze di sport negli istituti minorili e nell’area penale di varie città, che nel frattempo si sono consolidate: Milano, Torino, Genova, Venezia, Trieste, Firenze, Bologna, Livorno, Modena, Roma, Cagliari, Sassari, Napoli, Bari, Lecce, Taranto, Catanzaro, Palermo, Catania, Messina. Vengono intervistati i dirigenti e gli operatori-educatori Uisp protagonisti degli interventi nelle carceri e, insieme a loro, i dirigenti degli stessi istituti. Le introduzioni al libro sono curate da Francesco malagnino, direttore Ufficio centrale giustizia minorile e Vincenzo De Orsi, dell’ufficio centrale della giustizia minorile. Nel 1998 l’Uisp pubblica il libro "Le porte aperte” con le esperienze promosse dall’Uisp negli istituti penitenziari (adulti). 
 
In tutte le carceri e negli Istituti minorili l'Uisp interviene con attività sportive e motorie più tradizionali e con attività innovative, mettendo a disposizione la molteplicità di competenze dei suoi operatori, attenti a mettere al centro dell'attività la persona più che il gesto tecnico. Le attività dei Comitati territoriali Uisp sono sottoposte a un monitoraggio qualitativo e quantitativo da parte delle Istituzioni, delle Direzioni, degli educatori e dei Prap (Provveditorati Amministrazione Penitenziaria), in modo da offrire sempre azioni corrispondenti ai bisogni e sviluppare azioni in continuità e sostenibili negli anni. Altro elemento di qualità comune a tutti gli interventi è il coinvolgimento diretto della Polizia penitenziaria nelle attività, così come lo scambio continuo con atleti esterni, la partecipazione dei detenuti ad iniziative e manifestazioni sportive esterne e il coinvolgimento dei familiari nelle attività: lo sportpertutti in carcere è il centro dinamico di un sistema di relazioni altrimenti difficili. 

Il progetto "Terzo tempo", che ha preso il via nel 2012, è attivo in otto istituti minorili, ha il duplice obiettivo di offrire attività motorie e sportive ai ragazzi e migliorare gli spazi degli istituti, grazie alla realizzazione di interventi di riqualificazione e manutenzione. Il progetto è sostenuto dal ministero della Giustizia-Dipartimento giustizia minorile, insieme alla Fondazione con il Sud e a Enel Cuore.

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