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Sport nelle carceri: il nuovo progetto europeo SPPF

l nuovo progetto di cui l'Uisp è partner vuole utilizzare lo sport in carcere come un ponte di collegamento con altri settori della società. Interviene S. Pucci

In questo momento particolare, in cui non è più solo l’Italia ad essere in lock down, continuare a lavorare sui progetti europei è complicato, non solo da un punto di vista pratico, ma proviamo ugualmente a utilizzare le tecnologie per mantenerci in contatto con le organizzazioni che, come noi, in diversi paesi lottano contro l’emergenza Coronavirus. In particolare, il tema delle carceri assume una certa rilevanza, come è tragicamente emerso nelle settimane passate. Per persone che hanno una limitazione importante delle libertà questa situazione rischia di aggravare le condizioni di salute fisica e psicologica. Da anni la Uisp è attiva in questo campo promuovendo attività fisica all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori, proprio per contribuire ad una loro rieducazione motoria e per immaginare anche percorsi di inclusione sociale, una volta finita la pena.

All’interno di questo lavoro si inserisce il nuovo progetto europeo SPPF - Sport in Prigione, un Piano per il Futuro, partito a gennaio e che avrà una durata triennale, coinvolgendo Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Olanda. Capofila è l'organizzazione belga De Rode Antraciet, i partner oltre all’Uisp sono l'università belga VUB–Vrije Universiteit Brussel che si occuperà della parte di ricerca; l'associazione bulgara UPSDA–Sdrujenie Obedineni progesionalisti za ustoichivo razvitie che come l’Uisp ha una lunga esperienza nel campo dello sport e dell'inclusione sociale; l'associazione olandese DJI–Dienst JustitiëInrichtingen e l'associazione croata ACSW–Udruga za kreativni socijalni rad.

Questo progetto è l’ideale prosecuzione di PAC (cittadinanza attiva per le persone detenute) a cui l’Uisp ha partecipato come partner, il cui tema centrale è stata la cittadinanza attiva (tutti i materiali  sono scaricabili nella pagina dedicata al progetto PAC - Prisoners Active Citizenship), invece SPPF intende fornire a tutti i paesi europei e le parti interessate gli strumenti e le procedure necessarie per sviluppare buone pratiche, utilizzando lo sport in carcere come un ponte di collegamento con altri settori della società.

Obiettivo principale del progetto è sperimentare un programma che colleghi il mondo carcerario con la società esterna, attraverso le attività sportive, facilitando la collaborazione innovativa tra prigioni, detenuti, personale carcerario, volontari, parti sociali, federazioni sportive, organizzazioni e club sportivi e sociali, per promuovere percorsi di follow-up al di fuori delle mura carcerarie fornendo sostegno a chi esce dal carcere.

Il progetto prevede varie fasi e diverse attività:
●       Lo stato dell’arte: identificazione di buone pratiche in tutta Europa, attraverso la mappatura di azioni già esistenti (raccolta della letteratura in materia e questionario di ricerca online)
●       Attività in carcere: creazione, test e implementazione di 10 differenti attività che colleghino mondo esterno al carcere e/o che sviluppino programmi di follow up dei percorsi esterni (2 attività in ogni paese)
●       Valutazione delle attività svolte in carcere: attraverso questionari e interviste ai detenuti, volontari, operatori sportivi
●       Produzione del primo manuale internazionale di buone pratiche sull’uso di programmi “plus sport” e “sport plus” in un contesto carcerario
●       Raccomandazioni sulle politiche: produzione di consigli e piano politici per il futuro che possano essere trasferibili in altre nazioni o carceri, allo scopo di migliore la vita dei detenuti attraverso lo sport
●       Organizzazione di 5 eventi pubblici di diffusione, al fine di presentare I risultati, i documenti e promuovere l’uso del manuale e delle raccomandazioni tra i diversi attori che operano nel settore carcerario.

Il compito della Uisp è di fondamentale importanza perché SPPF è totalmente incentrato sul ruolo che lo sport può giocare in carcere. L’Uisp e l'associazione bulgara UPSDA avranno quindi il compito di supportare e guidare le associazioni partner di progetto, in base alle loro competenze specifiche nel campo dello sport come mezzo di inclusione sociale e in base alla decennale esperienza acquisita in carcere.

Stefano Pucci, responsabile Uisp Politiche per la salute e l'inclusione, commenta: “Molti comitati sono già stati coinvolti e hanno generosamente dedicato del tempo a rispondere al questionario che abbiamo inviato. Sulla base delle risposte stiamo lavorando su alcuni temi, individuati come prioritari per il progetto e utili per le nostre attività. Ringrazio tutti i comitati che hanno risposto e invito chi ancora non lo avesse fatto a inviare il questionario all’indirizzo mail politichesaluteeinclusione@uisp.it. Questo progetto rappresenta un'occasione importante per la nostra associazione, sia per condividere con i partner internazionali la nostra esperienza e far conoscere loro il nostro prezioso lavoro, sia per coinvolgere e mettere in comunicazione tutti i comitati Uisp che operano negli istituti di pena, costruendo un sistema di scambio e discussione costante in un’ottica di rete associativa nazionale”.

Le tematiche individuate sono le seguenti: la relazione tra giovani e detenuti, nell'ottica di creare un ponte tra dentro e fuori, prevenire la criminalità giovanile, favorire la formazione di una “nuova” opinione pubblica sul tema carcere, dare voce ai detenuti sviluppando anche un senso di responsabilità legata al campo del dialogo con le future generazioni; mettere in piedi una rete di associazioni e società sportive che vogliano “offrire” una sorta di borsa di studio a chi esce dal carcere, permettendo loro di frequentare per un periodo determinato, le attività sportive/corsi gratuitamente, in modo da creare una continuità per chi esce dal carcere nella possibilità di praticare sport (spesso chi esce dal carcere non ha denaro da poter spendere in attività sportive) con tutti i benefici psico-fisici che questo comporta e al tempo stesso per supportare chi è appena uscito a crearsi una rete di relazioni e contatti, favorendone il reinserimento sociale; vedere se in questa rete di società, comitati e associazioni è possibile anche favorire il reinserimento lavorativo degli ex detenuti, sia per chi ha seguito in carcere corsi professionali (es. arbitri) sia per chi ha acquisito in carcere competenze organizzative, gestionali; creare una serie di brevi video interviste a ex detenuti, sul tema del loro rapporto con lo sport in carcere e su come lo sport li abbia aiutati una volta usciti a trovare benessere, equilibrio, un proprio posto nel mondo, da un lato per dare agli ex detenuti una possibilità di parola, dall'altro per informare e coinvolgere l'opinione pubblica e le istituzioni, sull'importanza del lavoro che svolgiamo in carcere e la centralità che può avere lo sport nel creare una società più accogliente e migliore. (Camilla de Concini e Daniela Conti)

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