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Sport pulito/Inviati sul campo: l'importanza di un lavoro collettivo. Alcune testimonianze

"Un lavoro molto impegnativo che ha portato i suoi frutti: ha contribuito a trasmettere ai ragazzi valori forti come la lealtà e la legalità nello sport".

Un'affermazione shock può farti toccare il dramma e può aiutarti a difenderti: “A volte occorre un ‘aiutino’, altrimenti il corpo da solo non ce la fa”: è questa una delle testimonianze raccolte dai ragazzi della scuola media inferiore “Nino Savarese” di Enna che, nell’ambito del progetto “Sport pulito/Inviati sul campo” hanno intervistato alcuni campioni del mondo dello sport.
“Erano sconvolti ed allarmati, soprattutto dall’ambiguità della risposta – ci ha raccontato Laura Buonasera, l’operatrice dell’Uisp Enna che ha seguito i 60 alunni della cittadina siciliana – Il progetto ha colpito nel segno, perché è riuscito veramente a sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche relative all’uso degli integratori proteici e degli additivi farmacologici finalizzati al miglioramento delle prestazioni fisiche nelle competizioni sportive”.

“Si è trattato di un lavoro molto impegnativo – ci ha detto Laura Biagioni, insegnante di educazione fisica della scuola media "G. B. Vico - D. Alighieri" di Grosseto – che però ha portato i suoi frutti: ha contribuito a trasmettere ai ragazzi valori forti come la lealtà e la legalità nello sport. L’interdisciplinarietà è una capacità molto preziosa, ancora troppo poco sviluppata nella scuola italiana”.

Roberto d’Elia, operatore Uisp all’Istituto Comprensivo "Matteo Ripa" di Eboli: “E’ stato molto interessante e formativo per i ragazzi interagire con il mondo esterno: atleti, tecnici, giornalisti. Ho visto tanta amarezza sui loro volti quando il medico sportivo ha spiegato che non sono affatto pochi i casi in cui gli atleti accettano di danneggiare il proprio corpo con sostanze dopanti in cambio di denaro. Mi hanno chiesto di poter continuare questo tipo di lavoro, in cui è molto importante, a mio avviso, coinvolgere il più possibile i genitori”.

“La maggior parte dei miei alunni fa attività sportiva pomeridiana – ha spiegato il prof. Sergio Caveggio dell’Istituto Comprensivo "F. Muttoni" di Vicenza – e, commentando le interviste fatte ai loro operatori nell’ambito del progetto Uisp, sono emersi talvolta racconti ambigui circa alcune bevande fornite ai ragazzi. Questo ha motivato ancora di più me e i miei colleghi ad aiutare i ragazzi affinché diventassero consapevoli del fenomeno doping e dei rischi ad esso connessi, nonchè autonomi nel gestire sé stessi e il proprio corpo. Inoltre, ho valutato positivamente l’impostazione del progetto che ha incentivato il lavoro collettivo e attivo dei ragazzi”.
(F.L.)

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