Comitato Territoriale

Roma

"Una corsa che dura ininterrottamente da 43 anni"

Intervista a Gianluca Di Girolami, il Presidente dell'UISP Roma illustra Corri per il Verde 2014

Domenica 2 novembre ritorna Corri per il Verde, la storica manifestazione UISP giunge alla sua 43^ edizione. Quattro tappe una sola corsa, quarantatré anni in difesa delle aree verdi di Roma, condividendo con la cittadinanza, le istituzioni le associazioni e le società sportive la sfida di una città a misura di chi la vive.

Il tema centrale di Corri per il Verde 2014 sarà l'acqua, un bene pubblico, come lo sport, un diritto da garantire a tutti. Da sempre l'UISP è impegnata nella sensibilizzazione dei propri soci e dell'opinione pubblica per un corretto utilizzo dell'acqua nello sport, nell'alimentazione e negli stili di vita. 

La corsa dello sportpertutti attraverserà quattro spazi verdi simbolo del rapporto indissolubile che lega Roma al suo bene più prezioso. Il nostro modo per continuare a rincorrere il sogno di una città libera e partecipata.

Corri per il Verde è Una corsa che dura ininterrottamente da 43 anni, qual è il segreto?

Questa è la quarta edizione che vivo da Presidente dell’Uisp e mi sono fatto l’idea che il segreto risieda nella lungimiranza dell’intuizione originaria.

Una città, specie una città come Roma, vive quotidianamente, sulla propria pelle, l’eterno scontro tra gli interessi speculativi dei privati, spesso di pochi e pochissimi, e il bene comune, inteso come salvaguardia  e fruizione dei luoghi pubblici da parte di tutta la cittadinanza.

Il verde pubblico, da questo punto di vista, è da sempre il luogo più emblematico dove questo scontro si consuma. Se prevale l’interesse speculativo, il verde sparisce o si riduce a pallida testimonianza, se si afferma il valore dello spazio pubblico, quel luogo diventa il cuore di un pezzo di città, dove si corre, si bacia, si gioca e si porta a spasso il cane. Un’associazione come la nostra difende questa idea di pubblico con quello che sa fare: lo sport per tutte e tutti.

Oggi come allora corriamo per questo e si vede che dopo 43 anni ce n’è ancora un gran bisogno.

L’edizione di quest’anno è dedicata all’acqua, ce ne può spiegare le ragioni?

L’acqua è forse il simbolo più forte dell’idea di bene comune, un’idea che in questi ultimi anni è tornata al centro di un dibattito ampio e fecondo, del quale abbiamo e continuiamo a far parte. Ma sappiamo pure che esiste un legame diretto, irriducibile tra verde e acqua. I due atomi di idrogeno e l’atomo di ossigeno sono il fulcro della fotosintesi clorofilliana. Banale a dirsi, ma siamo partiti da questa semplice verità per dire che non c’è verde senza acqua e non c’è acqua senza verde.

Una verità semplice, però che avete declinato in quattro tappe. Ce le può illustrare?

La prima tappa è per noi ormai un appuntamento fisso, una tradizione a cui teniamo: la Riserva Naturale della Valle dell’Aniene. L’Uisp di Roma dedica una delle sue principali manifestazioni ai fiumi e alla loro fondamentale importanza per la vita della città (il Vivifiume, n.d.r.). L’Aniene, forse pochi lo sanno, è un fiume interamente navigabile nel tratto urbano e imbarcandosi all’altezza del nostro campo gara, con un gommone da rafting, remando con calma e facendosi trasportare dalla corrente, è possibile raggiungere Castel Sant’Angelo in meno di tre ore. Un’esperienza che pochi fortunati hanno avuto il privilegio di poter vivere e che mostra un’altra città, ricca di bellezze e contraddizioni. Pochi fortunati, dicevamo, perché a Roma, che è attraversata da due fiumi navigabili, non esiste nemmeno un accesso pubblico per chi, con imbarcazioni proprie , volesse fruire i nostri corsi d’acqua per svago o per sport. Credo che da questo punto di vista rappresentiamo un caso unico in Europa, in negativo. Per noi vivere un fiume con canoe, kayak e gommoni, significa automaticamente tutelarne e salvaguardarne le rive e l’ecosistema. Acqua e verde, appunto. A Roma una cosa, finora, impossibile.

La seconda tappa è un altro classico di Corri per il Verde, il Parco di Tor Tre Teste. Fanno da quinta al percorso di gara le arcate di un acquedotto romano. Parco pubblico, acqua pubblica. Acqua pubblica che è da 2500 anni un tratto distintivo dell’urbs, un segno di civiltà e di comunità, oggi come allora.

La terza tappa è un ritorno, assai gradito. Dopo anni corriamo nuovamente a Fiumicino, dentro l’area archeologica del Porto di Traiano e lo facciamo grazie all’impegno e alla volontà di Comune e Sovrintendenza Archeologica. Sport, cultura e verde si fondono per dare vita a una delle tappe sicuramente più suggestive. Il porto, poi, è il segno del mare, anche attraverso la sua assenza. Il porto come luogo di accoglienza, di partenze e di approdi. Incontri, scambi, conoscenze. Il mare come grande risorsa inespressa di Roma, troppo spesso relegato a contenitore stagionale di un turismo mordi e fuggi, ma che può e deve diventare uno spazio di vita e di attività 365 giorni l’anno. Lo sport può essere uno straordinario alleato in questa direzione.

Infine l’ultima tappa, la novità assoluta di quest’anno. Ci siamo voluti mettere, per chiudere questa 43esima edizione, sotto una delle grandi cattedrali incompiute d’Italia, la vela di Calatrava. Un inno, ma sarebbe più giusto dire un requiem,  a un’idea di impiantistica sportiva fuori dal tempo e dalle esigenze reali di una città, una capitale europea, che non ha palazzetti municipali, ma che ancora oggi, come se non bastassero gli errori del passato, progetta due nuovi stadi.  La struttura pensata dal grande architetto spagnolo, vista dall’alto, sembra una base lunare abbandonata nel bel mezzo dell’agro romano, un rudere contemporaneo, un monumento agli sprechi di uno degli ultimi grandi eventi ospitati da Roma, i mondiali di nuoto del 2009. La vela di Calatrava, suo malgrado, è il segno, graffiato nella pelle di Roma, di una piscina monumentale, accessibile a tutti, che avrebbe dovuto esserci e che non c’è mai stata, l’acqua che non c’è, appunto. Correremo ospitati dall’Università di Tor Vergata e più precisamente a ridosso del suo nuovo Orto Botanico dell’ateneo. Dal punto di vista simbolico ci collochiamo tra un progetto milionario incompiuto  e un luogo dei saperi e delle conoscenze, lasciato da troppi anni senza le necessarie risorse, che ospita un altro luogo, l’orto botanico, dove il verde è studiato, tutelato, rispettato.

Insomma, oggi come 43 anni fa, la città fa da sfondo a un’idea di sport che è anche un’idea di cittadinanza.

Di corse podistiche a Roma ce ne sono decine ogni anno. Per noi dell’Uisp lo sport è uno straordinario veicolo attraverso cui far conoscere idee, luoghi, progetti e speranze. Se ancora oggi Corri per il Verde riesce a far scoprire nuovi angoli della città a chi corre, a mostrare bellezze e bruttezze del nostro territorio, a sensibilizzare sui temi dei beni comuni, della tutela degli spazi pubblici, significa che facciamo bene a insistere con questa corsa antica, a volerle bene, a coccolarla e a rilanciarla ogni anno. Il giorno che non dovesse essere più così, smetteremmo di organizzarla. Ma quello è un giorno ancora lontano.

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