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Sport, lavoro ed emergenza Coronavirus: l’Uisp chiede maggiori risorse

Il Decreto del ministro dell'Economia e delle Finanze, emanato lunedì 6 aprile di concerto con il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, ha il merito di intercettare e riconoscere il lavoro sportivo, dando seguito a quanto annunciato a più riprese dal ministro Vincenzo Spadafora. E viene prevista l'indennità di 600 euro disposta dal Decreto Legge "Cura Italia" per il mese di marzo 2020 a favore dei collaboratori sportivi. Un intervento per il quale l’Uisp aveva sollecitato da giorni il governo, sia attraverso la campagna "La palestra è la nostra casa", sia attraverso uscite pubbliche, come l’intervista di Vincenzo Manco presidente Uisp, sul Corriere della Sera del 1 aprile: “Il numero di società sportive che rischiano di non ripartire è altissimo – dice - Se è vero che l’attività motoria ha un alto valore sociale, occorre ragionare su contributi a fondo perduto a chi fa vera attività e rinvio a lungo termine dei canoni affitto”.

Alla luce del testo del decreto, però, si aprono problemi di uguaglianza di trattamento, che l'Uisp ha messo immediatamente in luce: "Così non va bene!". Il perché lo ha spiegato il presidente nazionale Uisp, con un comunicato ripreso e rilanciato dall'Agenzia stampa Dire, nel pomeriggio di lunedì 6 aprile: "Non apparteniamo alla categoria di coloro che amano ripetere 'l'avevamo detto'. Però abbiamo il dovere di dire no, così non va bene! Perché è una scelta parziale e discriminatoria. Abbiamo cercato in tutti i modi di dire che 'il tetto' non era scelta coerente con quanto lo stesso Ministro per lo sport Spadafora aveva sostenuto sin dall'inizio dell'emergenza".
"Nel decreto Cura Italia gli interventi di sostegno al reddito superano di gran lunga la soglia dei 10mila euro, perché per lo sport di base è stato stabilito un limite? In questo modo – aggiunge Manco - non si tutelano i veri lavoratori dello sport, che già in queste settimane devono fare i conti con il proprio sostentamento e quello del proprio nucleo familiare. La Uisp ha riconosciuto dal primo giorno dell'emanazione del Cura Italia l'importanza delle misure a sostegno dei collaboratori sportivi, che avevamo colto anche come un punto di non ritorno dall'emersione del precariato per centinaia di migliaia di persone. Ora siamo certi che la promessa di trovare ulteriori risorse si trasformerà da subito in atti concreti".
"Ci teniamo a sottolineare l'ottima impostazione e la chiarezza delle procedure annunciate da parte di Sport e Salute SpA – conclude il presidente Uisp Manco – che ringraziamo anche per aver ascoltato le nostre preoccupazioni e considerazioni riguardo l'iter, attivo da martedì 7 aprile, sulla piattaforma informatica sul sito www.sportesalute.eu".

Nel frattempo, l'Uisp Nazionale ha già dato tempestiva e immediata diffusione dell'opportunità per i collaboratori sportivi, sulla piattaforma "Servizi per le Associazioni e le Società Sportive" dell'Area Riservata web Uisp 2.0, sul sito www.uisp.it e sui propri profili social ufficiali, restando a completa disposizione dell'intera rete associativa, con tutti i Comitati regionali e territoriali.

La posizione dell'Uisp viene ripresa martedì 7 aprile dalle colonne della Gazzetta dello sport: "La scelta del governo - scrive il giornalista Valerio Piccioni - ha creato parecchio malumore tra quegli istruttori e tecnici che hanno superato 10mila euro di compensi, magari anche di poco, e si ritroveranno in seconda fila. Dice Vincenzo Manco, presidente dell'Uisp: così non va bene. E' una scelta parziale e discriminatoria".

Ma il tema dell'uguaglianza, particolarmente caro all'Uisp e alle reti interassociative con le quali si sta muovendo (Forum Disuguaglianze e DiversitàAsvis-Alleanza per lo sviluppo sostenibile, Forum nazionale del terzo settore), deve aver fatto breccia tra le forze di maggioranza che sostengono il governo. Infatti oggi, mercoledì 8 aprile, attraverso un lancio Ansa di poche ore fa, Simone Valente, deputato e responsabile sport del Movimento 5 Stelle, dice: "La soglia dei 10 mila euro di reddito dei collaboratori sportivi per accedere al bonus dei 600 euro previsto dal Cura Italia è discriminatoria e anche sbagliata concettualmente". Valente ha già chiesto al governo di assicurare il bonus a tutti e annuncia un emendamento se le risorse non potranno essere trovate a breve. "Dobbiamo andare nella direzione opposta – dice all'Ansa Valente - Inserire i collaboratori sportivi nel Cura Italia è stato un segnale importantissimo, e se non ci fosse stata la pressione di molti, me compreso, sarebbe rimasta ancora una volta una categoria fantasma: ma non condivido la scelta fatta col decreto del Mef di dare la priorità a chi è sotto la soglia dei 10 mila euro. E' evidente che se vogliamo separare il lavoratore sportivo da chi fa poche ore al mese con un rimborso spese, dobbiamo prendere la direzione contraria, dando priorità a chi lavora con lo sport. Considerato che i 50 milioni stanziati non basteranno per tutti, quel limite à un passaggio discriminatorio".
Valente sottolinea come l'emergenza coronavirus abbia "scoperchiato il vaso di Pandora dei lavoratori sportivi, una categoria di invisibili senza tutele, che non sono mai stati censiti: secondo stime vanno dai 300 ai 400 mila".
Un vaso di Pandora che si chiama “Sport e Lavoro”, un tema sul quale l’Uisp, da tempo aveva richiamato l’attenzione delle istituzioni e del governo, anche attraverso un lavoro avviato con le forze sociali e con la Cgil in particolare, sfociato poi in un documento congiunto di Cgil-Cisl-Uisp e in una intervista su “Rassegna Sindacale”, periodico della Cgil, il 23 marzo dal titolo: “Sport e lavoro, l’Uisp chiede di superare le disuguaglianze”. "La risposta a questa specificità data dal provvedimento ‘Cura Italia’ costituisce “per noi il gradino al di sotto del quale non si può più andare - dice Manco - in questa fase emergenziale ci assumiamo il nostro carico, però questo deve essere un punto di non ritorno sul quale lavorare in prospettiva”. (I.M. - Pagine Uisp)

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