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COMUNICATO DEL PRESIDENTE ERASMO PALMA

La comunicazione del Coni del 10 luglio 2015 sottoscritta dal Presidente del Coni Malagò, nel presentare il nuovo modello di convenzione FSN / EPS, affermava che “… le convenzioni fra FSN / EPS non devono costituire meri atti formali o accordi di comparto, ma devono basarsi su un reale riconoscimento dell’attività svolta dai due sottoscrittori per garantire il rapporto di reciprocità”.

Reciprocità, appunto: reciprocità da connettersi a quanto chiaramente indicato in premessa, e cioè che scopo della convenzione è quello di regolamentare “… le eventuali attività agonistiche di prestazione, connesse al proprio fine istituzionale che un EPS, in forza del suo vasto movimento svolge”.

L’attività competitiva non è una prerogativa delle FSN: qualsiasi attività umana che metta a confronto due persone è competitiva, ma non necessariamente agonistica di prestazione se lo scopo non è il raggiungimento del miglior risultato possibile.

Ciò che differenzia le modalità di svolgimento di una competizione, è lo spirito con cui tale competizione viene affrontata: agonistico tendente al miglior risultato possibile, competitivo in quanto tendente agli aspetti sociali, ludici motori con finalità di incontro ed aggregazione nello sport.

La Fit da alcuni anni ha rivolto la propria attenzione all’attività amatoriale: tale ritenendo essere evidentemente una attività “non agonistica” in quanto vi partecipano i tesserati Fit non agonisti ed agonisti sino a 4.2..

Resta allora da chiedersi, se il concetto di reciprocità a cui fa riferimento la convenzione al punto 2, sia da leggersi come reso noto dalla Fit in un proprio comunicato, oggi replicato sul sito regionale Emilia Romagna.

Come ivi specificato, infatti, l’oggetto della convenzione è espressamente limitato alle “attività agonistiche di prestazione ex art. 2 punto 1 lettera a punto 3 del regolamento Coni EPS sopracitato”, e non certamente al precedente punto 1 (attività a carattere promozionale, amatoriale e dilettantistico, seppure con modalità competitive, con scopi di ricreazione, crescita, salute, maturazione personale e sociale).

Se la Federazione attribuisce tale interpretazione alla convenzione, estendendola ad ogni attività sportiva che non sia esasperata dal risultato ogni costo, resta da chiedersi in che cosa consista la reciprocità: posto che il punto 2 del modello di convenzione Coni parla di regolamentazione “di reciproca partecipazione dei rispettivi atleti”, e non di esclusione degli atleti della Fit dalle manifestazioni competitive della Uisp.

Le stesse Nazioni Unite riconoscono il diritto allo sport ricollegandolo storicamente alla dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, il cui esercizio contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita del cittadino in un complesso di diritti economici, sociali e culturali.

Non crediamo che il Coni abbia dimenticato che “sport” significa -partendo dalla radice latina “deportare” nella sua derivazione dall’inglese “disport” (francese “desporter”) “svago, divertimento, ricreazione”, e non necessariamente agonismo a tutti i costi: nel pieno rispetto del De Cubertiniano “all games, all nations”.

Quale sia il vantaggio di porre limiti a che degli amatori come certamente sono i tesserati Fit della quarta categoria in età più o meno avanzata (per stessa ammissione della Federazione stessa, che tali li considera almeno da quando TPRA è divenuto Fit), pratichino attività sportiva organizzata alle condizioni economiche, geografiche, logistiche da loro ritenute più confacenti nella singola settimana, non è chiaro alla Uisp.

La quale, fedele alla traduzione dell’“ all games, all nations ” nell’italianissimo “sport per tutti”, non ritiene che se un “amatore” che ha vinto 10 partite di tennis in carriera si confronti sul piano competitivo con un altro amatore che è in fase di apprendimento, si ponga quale portatore di un messaggio negativo di uno  sport dove il più forte può confrontarsi con il più debole senza ansie agonistiche, in un rapporto di crescita che non sia necessariamente vincolato ad una vittoria o ad una classifica.

Se lo sport è realmente uno strumento educativo e socializzante, e non uno strumento economico legato all’appartenenza in esclusiva a questo o a quell’operatore sportivo, non è chiaro alla Uisp quale danno possa derivare al sistema sport Italia, dal lasciare ai cittadini la scelta su come, quando e con chi svolgere attività sportiva amatoriale.

Il modello di convenzione del Coni, che pubblichiamo in allegato, parla all’art. 2 di modalità di partecipazione reciproca all’attività sportiva agonistica di prestazione: la convenzione pertanto, interpretata secondo quanto apparso sul sito della Fit nazionale ed Emilia Romagna, appare una parziale interpretazione dei contenuti ed un rischio di lesione dell’identità della Uisp, quale organizzazione dello sport per tutti.

Riteniamo utile pertanto una revisione della convenzione, che porterà certamente ad un chiarimento dei contenuti e ad un  testo della stessa maggiormente rispondente ad evitare che sempre più soggetti operino al di fuori del sistema sportivo italiano.