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Lo sport in tv è donna: come leggere il boom

Lo sport in tv è donna. O almeno: questo è il suo momento e comincia a cadere qualche pregiudizio. Dopo il boom della pallavolo in tv, ora è la volta del calcio femminile. Due settimane fa tutta Italia si ritrovava davanti alla tv per tifare le azzurre del volley, con 6 milioni 300 mila telespettatori a seguire Italia-Serbia della finale per il Campionato mondiale in Giapppone.

Il dato del momento, quello che colpisce di più, riguarda il gradimento in tv del calcio femminile: Sky trasmette una partita di serie A alle 12.30 e la media di spettatori è di 93.000. Domenica scorsa, 4 novembre, la partitissima tra il Milan, allenato da Carolina Morace e la Juventus di Rita Guarino ha incollato davanti alla tv ben 120.000 persone. Si può parlare di sorpresa o c’è qualcosa di diverso?  Lo abbiamo chiesto a Katia Serra, ex azzurra di calcio, ora commentatrice Sky: “Per me non è stata una sorpresa – risponde Serra - Gli ascolti sono buoni perché parliamo di società che hanno un traino fortissimo da parte del brand maschile delle squadre di Serie A e di uno scontro per il primo posto in classifica. Sicuramente c’è un interesse crescente da parte del pubblico e della rete, che promuove con forza gli appuntamenti femminili, dovuto anche all’innalzamento della qualità di gioco. Questo è legato al fatto che le calciatrici, di alcune squadre in particolare, pur essendo ancora dilettanti, possono viverlo a tempo pieno e sono messe nelle condizioni migliori per crescere: quando avremo dodici squadre ad alto livello l’attenzione dei tifosi crescerà ancora di più. Inoltre, siamo nell’anno del Mondiale, quindi c’è la voglia di seguire l’andamento della squadra. Per quanto riguarda la pratica, credo che per farla crescere servano iniziative mirate, progetti rivolti alle giovanissime nelle scuole, e proporre giocatrici come modelli di riferimento che attirino le ragazzine”.

Anche Manuela Claysset, reponsabile Politiche di genere Uisp, è dello stesso avviso: "Sta crescendo l'interesse per il calcio femminile e il pubblico sono certa che crescerà. Si stanno attuando quelle linee che sono indicate nella Carta europea dei diritti delle donne nello sport, lanciata dall'Uisp negli anni '80: un lavoro in rete tra mondo sportivo, società, media. Adesso si tratta di capire come continuare ad allargare la pratica sportiva, coinvolgere sempre più ragazze e bambine; occorre  cambiare quella cultura troppo condizionata da  stereotipi e che ancora condiziona la scelta dello sport. Per questo è necessario un lavoro attento per promuovere Il calcio e lo sport come ambito di crescita, uno spazio educativo, accogliente, inclusivo, attento alle differenze. Questo è l'impegno dell'Uisp".

Dallo spettacolo alla pratica sportiva, il passo è breve. C’è qualcosa di nuovo che riguarda i numeri della pratica sportiva. Le calciatrici in Italia possono contare su un movimento di 24.000 tesserate alla Federcalcio e 7.000 tesserate all’Uisp. “Abbiamo sempre dato attenzione al calcio femminile – dice Alessandro Baldi, responsabile nazionale Calcio Uisp - la crescita del fenomeno nel suo complesso, del volume di attività e del gradimento in tv, ci danno ragione. La crescita riguarda non solo i numeri ma anche le motivazioni con le quali le donne si avvicinano alla pratica sportiva. Da parte loro c’è una grande attenzione al rispetto dei regolamenti e degli avversari in campo, c’è una correttezza e un fair ply che mediamente è ben superiore a quello dei colleghi uomini. C’è disponibilità a collaborare anche per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, c’è solidarietà tra giocatrici e fioriscono progetti come quello delle "Mamme calcio" ad Enna o la campagna "Gol-Genere Oltre il Limite" in Emilia Romagna. Ed inoltre si moltiplicano i Campionati di calcio a 5 o a 11 in molte città e regioni”. (Fonte: Uisp Nazionale I.M.-E.F.)

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