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Varese

Manco: se è sociale, non è lucrativo!

Uisp rilancia il suo impegno per una nuova cultura dello sport, basata su valori sociali ed educativi, sulla trasparenza e sulla valutazione dei risultati raggiunti, da parte di chi utilizza risorse pubbliche. Fuori da logiche opportunistiche o “lucrative”, soprattutto quando si parla di sport dilettantistico e per tutti. L’associazione ricorda il suo impegno coerente per la riforma, per un nuovo sport e contro l’istituzione della figura delle società dilettantistiche lucrative dello scorso dicembre.

Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, indirizza questa lettera aperta ad istituzioni, sistema sportivo, terzo settore e cittadini: «Avete pagato tutti il biglietto? Allora prego, entrate, lo spettacolo sta per cominciare! Il circo dell’italico vizio sta per offrire i suoi numeri migliori – scrive Vincenzo Manco - ci sono i soliti trasformisti, quelli dell’ultima ora, quelli che firmavano comunicati stampa e in parlamento votavano altro, quelli che legittimamente hanno scelto di schierarsi a favore perché avevano già un protocollo firmato o pronto da sottoscrivere. (…)

Uisp, volutamente, non ha commentato le dichiarazioni del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, a proposito delle società sportive dilettantistiche lucrative e lo abbiamo fatto per una scelta precisa: siamo quelli della campagna “Se è sociale, non è lucrativo!”, ci abbiamo messo la faccia.

Parlavamo di “tempesta perfetta, di maionese impazzita” poiché il provvedimento si inseriva in un  quadro che vedeva la delibera del Coni sulle discipline sportive ammissibili ridurre di fatto il riconoscimento della pratica sportiva; il codice del terzo settore che in materia di sport doveva essere armonizzato e le lucrative che entravano come nuovo soggetto solo per rispondere a bisogni di tipo fiscale.

Per Uisp non è solo questione di posizionamento sul tema, bensì un argomento che tocca un piano culturale, sociale, politico e istituzionale. La discussione sulle lucrative è stata aperta in un Consiglio Nazionale del Coni, dopo l’annuncio del cosiddetto “pacchetto sport” in Legge di Bilancio, come punto di preoccupazione per il mondo sportivo che nella quasi totalità si fonda sul volontariato. Uisp in quell’occasione intervenne raccogliendo le stesse posizioni delle federazioni sportive e del Coni.

La centralità del problema per noi è osservare che da sempre la “questione sportiva” è trattata solo attraverso gli aspetti fiscali. Manca un’idea di grande respiro, una reale volontà per delineare un orizzonte rinnovato del sistema sportivo nel suo complesso mentre spesso si risponde a interessi di parte, a spinte lobbystiche senza inquadrare il fenomeno sportivo per quello che è diventato oggi.

Bisogna superare prima di tutto culturalmente l’idea che lo sport sia ancora relegato nello spazio e nel tempo dopolavoristico e ricreativo, poiché la cultura del movimento soprattutto è diventata parte di un vero e proprio progetto legato alla qualità della vita delle persone e delle comunità. Abbiamo una legge del 1942 che regola il sistema sportivo del Paese e poi una serie di riforme successive che non ne hanno toccato il cuore. Ma non si sente il bisogno di intervenire finalmente?

Chi vuole ragionare di questo trova una Uisp pronta a dire la propria, con umiltà, mettendo a disposizione la propria esperienza che quest’anno tocca i settant’anni, essendo stata costituita nel 1948.

Alla politica, alle istituzioni  e al sistema sportivo noi continuiamo a chiedere l’assunzione di una responsabilità profonda per una riforma di sistema che provi a farsi carico delle trasformazioni della domanda di sport, della qualità dell’offerta, dei ruoli dei soggetti sportivi, che faccia chiarezza sul chi fa che cosa, con quali risorse dedicate, con quali figure dirigenziali e operative. Che preveda indicatori per il valore sociale prodotto e ancora, quale debba essere il rapporto tra sistema sportivo e politiche pubbliche.

 

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