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Cop27: lo sport sociale esempio di promozione della sostenibilità

Fino al 18 novembre a Sharm El Sheikh i lavori della Cop27. "Necessario concentrarsi sul benessere delle persone", dice Francesco Turrà

 

I lavori della COP27, la conferenza internazionale sul clima che quest’anno si svolge a Sharm El Sheikh, si concludono venerdì 18 novembre: sono presenti circa 200 nazioni, migliaia di delegati di governi, istituzioni internazionali e ONG, ma anche scienziati e giornalisti. L’obiettivo è quello di condividere delle proposte concrete su come attuare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi (COP21) del 2015 per far fronte al cambiamento climatico.

Sono diversi gli elementi che colpiscono in questa conferenza, ad esempio sono più rappresentate le lobby petrolifere rispetto agli stati in piena emergenza climatica e che avrebbero bisogno di aiuto in questa difficile fase di transizione. Inoltre, sono emerse critiche sull’organizzazione dell’evento: ai margini del deserto è stato allestito un capannone enorme in plastica, in un territorio in cui c’è grave mancanza di accesso all’acqua si crea un consumo energetico spaventoso per garantire il fresco ai delegati. 

“Se non si reindirizza il focus dell’azione sul benessere delle persone, come fa lo sport, non ci possono essere cambiamenti significativi - dice Francesco Turrà, responsabile Politiche ambientali Uisp - i precedenti non sono edificanti, tanti accordi sottoscritti che lasciano il tempo che trovano, la pratica si scontra con la realtà. Viene da chiedersi che senso abbia parlare di questi temi in un evento del genere se la realizzazione stessa non rispetta i requisiti che si vorrebbero imporre alla vita quotidiana dei cittadini. E’ il sistema economico a dettare la linea: la produzione comporta inquinamento, quindi l’occidente la sposta altrove ma poi non si impegna per sostenere la transizione di questi paesi. Le istituzioni mondiali ed europee non mettono a disposizione gli aiuti per i paesi che inquinano ma non hanno i fondi per contrastare il cambiamento climatico. Questi eventi ormai sono diventati delle passerelle politiche, non c’è critica al sistema economico attuale che porta a questi squilibri”.

Cosa può fare lo sport sociale per contribuire ad una crescita culturale su questi temi?
“Diventa importante dare l'esempio come società civile. L’Uisp, come soggetto organizzatore della socialità, non solo con le manifestazioni nazionali ma con tutte le iniziative per il benessere dell’individuo, concorre a contrastare questa logica di sfruttamento. In occasione di questi grandi eventi si manifesta una grave incompatibilità tra teoria e pratica, invece, il lavoro che fa l’Uisp si concentra sugli aspetti pratici, come accade con la ricerca dell’impatto zero per le nostre manifestazioni, legandoli ad una battaglia in ambito politico e istituzionale tesa a fornire strumenti alla società che vuole andare verso la sostenibilità. In effetti, quello che vediamo negli ultimi anni è che le azioni vengono sempre più lasciate alla società civile, ma la buona volontà delle persone non può bastare. L’Uisp si impegna a dotare la società civile di strumenti che vanno in una doppia direzione: sostenibilità e benessere delle persone”.

 

FONTE: UISP NAZIONALE

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