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Sanam e Shagayegh, voci iraniane alla Partita della parità e del rispetto

Un'arbitra e una giocatrice iraniane in campo durante la partitra organizzata da Amnesty, Uisp, Aic, Usigrai, Assist, Sport4Society

 

La Partita della parità e del rispetto, organizzata a ridosso della Giornata contro la violenza sulle donne e di genere, è stata un’occasione per esprimere solidarietà a tutte le persone oppresse e private della propria libertà dal regime iraniano, che nell’ultimo mese è tornato al centro delle narrazioni. Per questa ragione, due donne iraniane, Sanam Shirvani e Shaghayegh Samadzadehghezelghay, rispettivamente arbitra e calciatrice, hanno deciso di partecipare alla partita, scendendo in campo per le donne e le ragazze iraniane a cui sarebbe impedito di giocare questa partita nel loro Paese.

 

“Io sono un’iraniana, una rappresentante delle donne che purtroppo sono lì, mi sento fortunata ad essere qui a parlarvi. In Iran purtroppo non abbiamo molte scelte su quello che vogliamo fare, soprattutto nello sport. Se tu vuoi farlo devi per prima cosa mettere il velo, non puoi andare vestita così”, racconta Sanam, indicando la divisa da arbitra indossata per dirigere la partita, maglietta e pantaloncini neri bordati di giallo. Da sempre appassionata del pallone, Sanam, 36 anni, sognava di essere attaccante e divideva il suo tifo fra il Persepolis, squadra di Teheran, e il Milan di Paolo Maldini. Oltre all’assenza di scuole calcio per bambine, in Iran si era dovuta scontrare con l’impossibilità anche solo di entrare in uno stadio. Arrivata due anni fa in Italia, a Torino, si è iscritta a un corso federale per diventare arbitra, unica donna straniera, ancor prima di aver imparato le basi dell’italiano ed oggi, anche attraverso lo sport, ha potuto riconquistare una parte importante della propria identità e della propria libertà. “Per me è molto bello essere in campo, mi ha fatto capire chi sono, come sono e quanto potenziale ho, un potenziale che credo tutti abbiano ma per noi donne in Iran non è facile da comprendere. Ti ripetono di non crederci, perchè non conviene: se tu credi in te, se parli, studi, se capisci, se riesci a spiegare… non va bene per loro. Con lo sport possiamo avere molte chances”.

Dall’inizio di questa nuova fase di conflitto tra il regime e la società civile, come ricorda Tina Marnari, responsabile campagne di Amnesty International Italia, sono state oltre 300 le persone uccise in strada durante le proteste e almeno 1000 quelle arrestate e detenute. “E’ il momento di parlare, di raccontare, di prendere posizione, e con questa partita possiamo farlo. Abbiamo bisogno di farci sentire”, ha infatti sottolineato Shaghayegh Samadzadehghezelghay giocatrice e rappresentate di una squadra iraniana in Italia. “E' in corso una grande crisi dei diritti umani. Mi dà speranza vedere che le persone parlano di questa situazione, e che si stia parlando in particolare dei diritti delle donne e dei diritti umani in generale. Sono contenta di partecipare a questa giornata per portare la voce della mia terra, delle persone della mia terra”, ha detto, intervistata durante la partita. 

(A cura di Lorenzo Boffa)

 

FONTE: UISP NAZIONALE

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