Nazionale

Run 5.30 Bologna: in tremila di corsa per godersi l'alba

Alla manifestazione podistica organizzata dall'Uisp Bologna, c'era anche Romano Prodi con il figlio Giorgio: "Una bellissima lucida follia"

 

La Run 5.30 chiama, Bologna risponde alla grande. Sono stati tremila, forse qualcosa di più, i runner delle Due Torri che hanno scelto la ‘levataccia’ per assaporare il dolce risveglio di Bologna, tra le Due Torri e Piazza Maggiore, Piazza del Nettuno e via Rizzoli. C’era anche tanta voglia di ritrovarsi dopo che, causa pandemia, la Run 5.30, a Bologna, si era diviso tra riunioni carbonare tra amici (2020) e flash mob (2021).

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Non c’è una classifica ufficiale, perché è una corsa senza cronometro, ma il più lesto di tutti è Alberto Berardi, 42 anni, che lavora da Decathlon, reparto runner. Alle sue spalle, quasi fosse un derby, ecco Paolo Zema, 31, dipendente di Cisalfa. Poi Nicolò Bertolino, 36 anni. Sulla linea della partenza ci sono gli ideatori di questa corsa, Sergio Bezzanti e Sabrina Severi. E ci sono Donatella Draghetti e Gino Santi, dirigenti dell’Uisp, l’ente di promozione che da subito ha creduto in questa corsa. In piazza i bersaglieri in pensione e Marcello Ciurlo che ha disegnato il tracciato. Non mancato i boy scout de Le Mura 2 che si occupano della distribuzione dell’acqua e delle ciliegie.

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C’era Romano Prodi, con il figlio Giorgio. L’ex premier sorride: “Perché sono qua? Come si dice a Bologna, finché dura…”. Poi il professore illustra tre motivi per i quali la Run 5.30 è qualcosa di speciale. “Il primo è una specie di lucida follia - scherza - perché svegliarsi all’alba per correre e trovare migliaia di bolognesi è da considerarsi una scelta folle. Il secondo è che si corre senza disturbare nessuno. La città dorme, non ci sono clacson, non ci sono auto. Il terzo, forse, è il più suggestivo. Perché gustare Bologna all’alba è un’esperienza da vivere. La città è bella”. Ci sono anche l'assessora allo sport Roberta Li Calzi e Mattia Santori, consigliere per i grandi eventi. 

Così legato alla Run 5.30, il professore, da essere stato uno dei primi a guardare lontano. Si correva ancora partendo da Piazza Santo Stefano. “Prima o poi arriveremo in Piazza Maggiore”, disse. E in Piazza Maggiore si è arrivati. Ci sono migliaia di magliette bianche. C’è persino chi arriva da Brighton, come una coppia di inglesi, Evelyn e Simon. C’è chi, in piazza, non rinuncia al selfie. .

C’è tanta Bologna. Alle 6.30 Piazza Maggiore pullula di migliaia di bolognesi, che si rifocillano con le ciliegie e sono pronti per una doccia ristoratrice, prima di andare al lavoro. Alle 7 non c’è più traccia della corsa. E’ questa la magia e anche il segreto della 5.30. C’è solo il rumore delle saracinesche che vengono rialzate. Bologna è definitivamente sveglia, si può cominciare a lavorare. Ma ci sono almeno tremila persone che, a dispetto di una sveglia dura da digerire, vanno al lavoro con il sorriso sulle labbra.

Ecco uno dei motivi per cui almeno una volta l’anno, la 5.30 può essere un sacrificio piacevole da affrontare. “Ma l’anno prossimo partiamo alle 7.30”, urla qualche runner assonnato all’indirizzo di Donatella Draghetti, la signora dell’Uisp. Difficile che sia accontentato. Il format della 5.30 in fondo è bello così. E non si cambia. (Fonte: Il Resto del Carlino)

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